Man Group: Elezioni 2024, i temi tecnologici interagiscono in quattro modi

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Il 2024, definito come “l’anno più elettorale” di sempre, si colloca in un contesto di cambiamenti tecnologici e geopolitici di portata epocale, mettendo le autorità politiche di fronte a sfide decisamente impegnative.

Le catene di approvvigionamento del settore tech sono oggi al centro dei rapporti tra Stati Uniti e Cina e questo solleva interrogativi sulla rapidità con cui un decoupling (disaccoppiamento di un’economia dall’altra) potrebbe rallentare il ritmo della globalizzazione, se non addirittura invertirlo. Il dibattito, in questo momento, è più incentrato sul “quando” che non sul “se”.

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Il 2024 è il primo anno elettorale importante dall’introduzione diffusa dell’intelligenza artificiale generativa: i vecchi timori riguardo alle possibili ripercussioni di un aumento della disinformazione sono oggi più che mai attuali dato l’impatto significativo che gli strumenti di IA generativa possono avere in tal senso.

L’IA sta inoltre avendo un impatto sul mondo del lavoro, influenzando la crescita dell’occupazione in alcuni sottosettori. Le autorità politiche si trovano a dover affrontare decisioni difficili per bilanciare la protezione dei posti di lavoro con la competitività delle loro economie nel lungo periodo.

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Infine, le infrastrutture ad alta richiesta energetica rappresentano un’ulteriore variabile per la geopolitica globale dell’energia, con l’approvvigionamento energetico sotto crescente pressione. Si prevede che i data center arriveranno a rappresentare oltre il 10% del fabbisogno di energia nelle principali economie entro la fine di questo decennio.

  1. I problemi di approvvigionamento tecnologico danneggiano gli scambi globali. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, iniziate durante la presidenza di Donald Trump dal 2016 al 2020, sono diventate un appuntamento fisso della politica estera americana, con democratici e repubblicani in gran parte sulle stesse posizioni. Nel corso delle ultime elezioni, lo spirito che animava i candidati ha rasentato l’arroganza. Alla fine, ciò ha accelerato un cambio di fisionomia della catena di approvvigionamento globale. L’inasprimento delle normative ogni sei mesi ha assunto cadenza regolare, diventando quasi di routine. Tuttavia, la domanda più pressante è cosa potrebbe fare una nuova amministrazione Trump: una vittoria di Trump intensificherebbe ulteriormente il conflitto commerciale? Come reagiranno i mercati alla retorica di ciascun partito è motivo di incertezza. Una politica repubblicana incentrata sul motto “America First”, rispetto ad un approccio relativamente più collaborativo con l’Europa da parte dei democratici, ha implicazioni non banali. Ad esempio, la concorrenza tra BYD e Tesla si sta intensificando, soprattutto in Europa, Medio Oriente ed Africa (EMEA), più che nei rispettivi mercati domestici. La direzione che prenderanno gli Stati Uniti potrebbe influenzare l’atteggiamento più o meno amichevole dell’EMEA nei confronti dei prodotti progettati e costruiti in Cina. Oggi il Paese del Dragone sta accelerando sul fronte dell’autosufficienza nella produzione di semiconduttori mentre, negli USA, la volontà di limitare le esportazioni si scontra con il desiderio di non perdere clienti. Se da un lato gli USA non vogliono che la Cina utilizzi i chip più recenti, dall’altro non intendono neanche perdere il Dragone come cliente. Oggi, oltre il 30% delle apparecchiature per la produzione di semiconduttori e oltre il 30% dei chip semiconduttori vengono spediti in Cina. Le società si stanno preparando alla possibilità di un disaccoppiamento delle catene di approvvigionamento di Usa e Cina. Apple sta producendo sempre di più i suoi prodotti di ultima generazione in Vietnam e India. Nel complesso, il disaccoppiamento è progressivamente inflazionistico per l’intero settore tecnologico, poiché la politica va contro ciò che le economie di scala suggerirebbero. C’è un motivo per cui la manifattura di chip e la produzione di smartphone, guidate dal principio del capitalismo, si sono evolute per concentrarsi in alcune regioni di eccellenza. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company Limited (TSMC) si è impegnata per oltre trent’anni per raggiungere una posizione di leadership nella produzione di chip semiconduttori. È improbabile che la diversificazione della produzione negli USA offra le stesse economie di scala o sia praticabile in qualunque spazio temporale riconducibile ad un mandato presidenziale. In buona sostanza, la produzione di semiconduttori è sempre più una questione di sovranità nazionale, portando a finanziamenti governativi per oltre 100 miliardi di dollari attraverso il Creating Helpful Incentives to Produce Semiconductors (CHIPS) e il Science Act negli Stati Uniti e in un’iniziativa analoga in Europa per aumentare le capacità di produzione di chip. Ciascun Paese considera aree come la produzione di semiconduttori e l’intelligenza artificiale cruciali quanto l’autosufficienza militare. Dalle apparecchiature semi-cap alle unità di elaborazione grafica (GPU) di NVIDIA, le aziende si appellano sempre più spesso alla “domanda sovrana”. Il solo budget per le lobby dell’industria dei semiconduttori a Washington è cresciuto di 2,5 volte.
  2. Esistono modi nuovi per rendere virale la disinformazione. Grazie all’impiego di strumenti che spaziano dall’uso della tecnologia e dell’intelligenza umana per verificare le informazioni fino ai limiti imposti all’inoltro di messaggi su WhatsApp, gli utenti sono oggi più scettici nei confronti delle notizie divulgate dai social media. Tuttavia, tali politiche non sono esenti da polemiche. I partiti, ad esempio, attribuiscono alle aziende del settore tech il ruolo di “kingmaker”, per sottolinearne l’influenza, poiché sono i loro algoritmi a scegliere quali contenuti divulgare al grande pubblico e quando. Inizialmente, gli algoritmi social erano stati progettati per diffondere i contenuti che suscitavano il maggior numero di reazioni (like, commenti, condivisioni, etc.), provocando una forte polarizzazione dei contenuti stessi e delle opinioni politiche (spesso tramite fake news). Poiché in seguito la metodologia degli algoritmi social media è stata rivista ed aggiornata, in diversi scenari essi hanno finito per limitare anche la diffusione d’informazioni politiche credibili, con possibili riflessi sui risultati elettorali – una fune traballante, sulla quale gli operatori del settore social media devono trovare il modo di muoversi con il giusto equilibrio. Su questo fronte oggi c’è una nuova sfida: il 2024 è il primo anno elettorale importante dall’introduzione diffusa dell’IA generativa ed i possibili effetti di un’ondata di disinformazione preoccupano oggi come non mai. I video generati dall’intelligenza artificiale potrebbero facilmente confondere degli esseri umani, per non parlare della tecnologia, nel distinguere i video reali dai deep fake. Il ruolo dei social media nel diffondere disinformazione rappresenta un timore bipartisan a Washington. La disinformazione costituisce infatti un serio rischio per la democrazia, un aspetto di cui sia i politici che i regolatori sono profondamente consapevoli. I recenti interventi dell’UE, in vista delle recenti elezioni parlamentari, evidenziano la gravità della questione. Considerato l’attuale panorama geopolitico, sono diverse le motivazioni per influenzare le elezioni statunitensi. Le grandi aziende del settore tecnologico, che include i social media, i motori di ricerca, YouTube e le piattaforme di messaggistica, hanno un ruolo significativo da svolgere. Le loro responsabilità nel frenare la disinformazione sono più chiare che mai. Tuttavia, distinguere tra disinformazione e informazioni veritiere non è un processo banale e, in ogni caso, le grandi aziende tech devono limitare l’uso delle proprie piattaforme per raggiungere tale obiettivo, vale a dire subirne il contraccolpo dal punto di vista finanziario.
  3. L’intelligenza artificiale fagocita il lavoro, i politici vanno nel panico. L’industria tecnologica sta subendo un cambiamento di piattaforma che si verifica una volta ogni dieci anni, trainato dai progressi dell’intelligenza artificiale. Un simile cambiamento ha profonde implicazioni, non solo per il settore tecnologico ma anche per tutte le industrie adiacenti. Le aziende devono rielaborare le proprie strategie di monetizzazione, modificando in ultima analisi la natura del lavoro stesso. Con l’inflazione elevata e l’incertezza macroeconomica, i benefici e i rischi dell’IA rivestono un ruolo prioritario nell’agenda di ogni politico. La storia ci insegna che simili cambiamenti tecnologici possono alterare alcune fonti di profitto nel breve periodo ma, a lungo termine, generarne di nuove, molto più ampie. Da un lato, limitare lo sviluppo tecnologico può proteggere alcuni posti di lavoro nel breve periodo, ma potrebbe ostacolare su scala competitiva globale. La storia è disseminata di esempi di Luddisti che proteggono i posti di lavoro a breve termine, solo per poi perdere competitività nel lungo – dai tempi della tessitura a mano fino all’internet mobile. Si tratta di decisioni strategiche, per le quali i responsabili politici saranno giudicati nel corso di decenni, non di mesi.
  4. Provider di energia al potere. Il rapido sviluppo dell’IA porta con sé sia opportunità che sfide. La necessità di nuove centrali elettriche per supportare i data center e l’accesso ai dati sottolinea l’influenza di Washington in questa fase di cambiamento della piattaforma. A differenza dei precedenti progressi tecnologici, il governo oggi esercita un maggiore potere nel determinare il potenziale di crescita dell’IA. Si stima che l’intelligenza artificiale rappresenterà circa il 10% del fabbisogno energetico nelle principali economie occidentali entro la fine di questo decennio. La domanda di GPU NVIDIA oggi è così consistente che, in una recente riunione, il suo Chief Financial Officer (CFO) ha affermato che settanta Capi di Stato hanno visitato la sede dell’azienda per ottenere l’accesso ai suoi chip. E le politiche sulle forniture in Regno Unito, che in genere prevedono tempistiche piuttosto diluite, sono state revocate quasi completamente per investire in un supercomputer da 300 milioni di sterline a Cambridge. A questi fattori si aggiunge la crescente importanza della sicurezza informatica, soprattutto alla luce delle nuove leggi della Securities Exchange Commission (SEC) sulla segnalazione di violazioni informatiche entro quattro giorni lavorativi. Durante le elezioni politiche in genere il numero di attacchi alla sicurezza aumenta. Questa volta non sarà diverso, con “attori statali”, “cavalieri bianchi” e puri “pirati di Internet” che sfrutteranno l’intensificazione del traffico Internet come un’opportunità per disabilitare, sopraffare o penetrare nei sistemi del governo e delle grandi imprese.

Conclusione: è il momento di essere agili

Le elezioni di quest’anno e le successive politiche sulla governance tecnologica avranno un impatto duraturo non solo sulla roadmap tecnologica di breve periodo ma anche sulla competitività a lungo termine di queste economie, impatti che andranno facilmente oltre i mandati dei leader politici coinvolti. Nell’ultimo decennio la selezione attiva dei titoli tecnologici è cambiata notevolmente. Ora è necessario un esame approfondito delle implicazioni politiche, oltre alla pura analisi fondamentale, poiché il settore riveste un’importanza sempre maggiore per la crescita dell’attività economica e la stabilità geopolitica.

Gli investitori possono trovare delle opportunità guardando a:

  • Business che beneficiano della nuova fisionomia della catena di approvvigionamento tecnologico. Ad esempio, gli innovatori all’interno della catena dell’offerta dei semiconduttori in Cina.
  • Aziende operanti nel settore della sicurezza informatica che contribuiscono a contrastare la disinformazione e le frodi attraverso l’analisi comportamentale, oltre ad individuare le imprese con controlli deboli che rischiano di perdere giro d’affari. Gli investitori potrebbero voler considerare se i social media stiano mantenendo o meno un dialogo profondo con le autorità politiche, così da potersi collocarsi correttamente, in termini di sentiment politico, rispetto al controllo della disinformazione.
  • Aziende in prima linea nel riposizionare il personale per beneficiare dei guadagni di produttività e generare miglioramenti di margine per la propria base di dipendenti, oltre a sviluppare ruoli di maggior valore.
  • Infine, l’industria dei semiconduttori sta lavorando alacremente per risolvere l’ostacolo potenza/prestazioni. Ciò implica lo sviluppo di nuove tecnologie e processi produttivi, in grado di aiutare l’industria a risolvere i problemi di alimentazione energetica.