Petrolieri e benzinai: lo scontro sulla rete e la transizione green
La tensione tra i gestori delle stazioni di servizio e le compagnie petrolifere si fa sempre più intensa. Il recente rinvio del governo sull’approvazione della riforma della rete di distribuzione dei carburanti ha evitato lo sciopero generale delle pompe, ma la questione resta irrisolta. Al centro del dibattito non c’è solo la politica, ma soprattutto il conflitto tra i gestori degli impianti e le grandi compagnie petrolifere come Eni, Ip, Tamoil e Q8. Una disputa che sta creando disagi in un settore che dovrà affrontare le sfide della transizione energetica.
L’Italia conta oltre 22.000 stazioni di servizio, con una media di 1.812 veicoli serviti per impianto, a fronte di un numero decisamente inferiore in altri paesi europei. In Germania, ad esempio, sono 14.000 le stazioni, ciascuna delle quali serve mediamente 3.764 vetture. Questa frammentazione rende la rete italiana meno efficiente e più costosa da gestire, aggravando il problema della redditività degli impianti.
La riforma proposta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è pensata per razionalizzare la rete e favorire la transizione energetica. Il provvedimento prevede incentivi fino a 60.000 euro per la riconversione delle stazioni di servizio in centri di ricarica per veicoli elettrici e impone che i nuovi impianti siano dotati di distributori di carburanti alternativi e colonnine elettriche. Tuttavia, queste misure sono state giudicate insufficienti dalle associazioni dei benzinai, che temono di essere relegati a semplici appaltatori con contratti a breve termine, al massimo di cinque anni, con la perdita di tutele ottenute in decenni di negoziazioni sindacali.
D’altro canto, le compagnie petrolifere vedono la riforma come un passaggio cruciale per razionalizzare una rete considerata antieconomica. Gianni Murano, presidente di Unem, l’associazione delle imprese del settore energetico, ha dichiarato che la regolamentazione proposta mira a ridurre l’illegalità nel settore e a rendere più efficiente l’intera filiera. La questione resta tuttavia aperta, e il rischio è che la fragilità del comparto si acuisca ulteriormente se non si troveranno soluzioni condivise.
Tamoil e la svolta sostenibile: il caso dell’impianto fotovoltaico di Trecate
Mentre il settore affronta queste sfide, alcune compagnie si stanno muovendo verso una maggiore sostenibilità. Un esempio è Tamoil, che ha recentemente inaugurato un nuovo impianto fotovoltaico presso il suo deposito di Trecate, in provincia di Novara. Il progetto rappresenta un investimento significativo nella transizione energetica, dimostrando l’impegno dell’azienda nel ridurre la propria impronta ecologica e contribuire concretamente alla decarbonizzazione del settore.
L’impianto fotovoltaico, che fornirà energia green per il 90% del nodo logistico di Tamoil a Trecate con un risparmio di 170.000 chili di CO2 all’anno, è parte di una strategia aziendale più ampia, che punta a conciliare sviluppo industriale e sostenibilità ambientale. Alla cerimonia di inaugurazione, l’Ing. Tullio Monari, Direttore del Deposito, e l’ing. Enrico Garavaglia, Direttore dell’Ingegneria hanno spiegato che il progetto è un tassello fondamentale della “green vision” dell’azienda, e ribadito che Tamoil continuerà a investire in tecnologie sostenibili per contribuire attivamente alla transizione energetica.
La Regione Piemonte
L’Assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Matteo Marnati, ha sottolineato come questo impianto rientri nelle strategie regionali per la promozione delle energie rinnovabili. “Il Piemonte punta a essere una regione modello per la sostenibilità ambientale, e iniziative come questa sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci siamo posti”, ha dichiarato Marnati durante la conferenza stampa.
L’impianto di Tamoil si estende su una vasta area del deposito e utilizza tecnologie avanzate per massimizzare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di CO2. Secondo l’Ing. Alessandro Porta, Energy Project Manager, la capacità produttiva dell’impianto e il sistema di monitoraggio in tempo reale garantiranno prestazioni ottimali nel lungo termine.
L’investimento di Tamoil rappresenta un esempio concreto di come il settore petrolifero possa evolversi in direzione della sostenibilità. In un contesto in cui la pressione sui combustibili fossili cresce e la transizione green è ormai un imperativo, progetti come quello di Trecate dimostrano che l’industria petrolifera può giocare un ruolo attivo nella transizione energetica, integrando business e tutela ambientale.