Comgest: Elezioni USA, come contrastare l’incertezza
Con le elezioni presidenziali statunitensi alle porte, gli ultimi sondaggi indicano che l’attuale vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump sono in una corsa serrata per la Casa Bianca. Con l’avvicinarsi dell’Election Day, il 5 novembre, la frenesia dei sondaggi, degli opinionisti, dei dibattiti, dei comizi e dei tweet può mandare in tilt l’ansia degli investitori.
Gli investitori stanno inoltre affrontando livelli di incertezza apparentemente senza precedenti in questo ciclo.
Dal presidente Joe Biden che si è ritirato dalla corsa a luglio (nella speranza di passare il testimone al vicepresidente Harris), ai due tentativi di assassinio dell’ex presidente Trump, la corsa per il 2024 ha cambiato radicalmente marcia in pochi mesi. Entrambi i candidati alla vicepresidenza sono relativamente nuovi sulla scena nazionale. Trump ha scelto il senatore JD Vance, noto per il suo libro “Elegia Americana”, mentre Harris ha scelto il governatore del Minnesota Tim Walz, un ex insegnante con un approccio concreto.
L’incertezza è aggravata da ciò che i commentatori politici statunitensi spesso chiamano “sorpresa di ottobre”: un evento imprevisto nelle ultime settimane della campagna elettorale che potrebbe influenzare gli elettori.
Ci focalizziamo su società che possiedono fondamentali solidi e forti vantaggi competitivi. Queste società tendono a beneficiare di trend di crescita secolari a lungo termine (basti pensare all’healthcare o al software) e probabilmente supereranno la volatilità a breve termine associata agli esiti elettorali. Tendiamo a evitare i settori ciclici e ad alta intensità di manodopera, che riteniamo possano essere piuttosto sensibili ai cambiamenti delle politiche di immigrazione. Apprezziamo inoltre le società che possiedono catene di approvvigionamento altamente diversificate, in quanto riteniamo che garantiscano una maggiore flessibilità di fronte a dazi o altre misure commerciali.
In qualità di investitori con un approccio a lungo termine di tipo “quality growth”, non crediamo nel calcolare il timing tentativo di prevedere l’andamento dei mercati sulla base di pronostici sulle elezioni presidenziali. Innanzitutto, tali scelte di investimento tendono a dimenticare il ruolo svolto dal Congresso quando si tratta di definire l’agenda legislativa. Il controllo del Senato o della Camera dei Rappresentanti è probabilmente più influente nel determinare i risultati politici rispetto al ramo esecutivo, dato che hanno il potere di approvare o bloccare la legislazione. Inoltre, i vincoli di bilancio e le crescenti preoccupazioni per il debito degli Stati Uniti potrebbero limitare le iniziative politiche della prossima amministrazione. Il debito federale è destinato a superare la dimensione del PIL del Paese nei prossimi anni, una soglia mai superata dal 1946.
Affidarsi alle promesse elettorali per prevedere il futuro può presentare numerose sfide. I programmi dei candidati sono fluidi e cambiano continuamente in risposta agli sviluppi economici, politici e sociali, nonché alla copertura mediatica e ai sondaggi. È notoriamente difficile capire se le promesse fatte in campagna elettorale si tradurranno in politiche concrete.
In alcuni casi, i candidati fanno l’esatto contrario una volta al potere. Ad esempio, nonostante le promesse della campagna elettorale del 2020 di ridurre i combustibili fossili, la produzione di petrolio degli Stati Uniti ha raggiunto livelli storici sotto il presidente Biden. L’ex presidente Trump, invece, ha fatto una campagna elettorale per ridurre il debito nazionale degli Stati Uniti quando era candidato nel 2016. Nel corso del suo mandato quadriennale, il debito nazionale è passato da 19.000 miliardi di dollari a 27.000 miliardi di dollari entro ottobre 2020.
Concentrarsi eccessivamente sulle elezioni presidenziali può implicare il rischio di trascurare anche altri fattori che potrebbero avere un impatto sulla performance dei mercati finanziari. Disastri naturali, guerre, recessione economica, pandemie e altri eventi catastrofici possono coincidere con l’arrivo di una nuova amministrazione. Per questi motivi, oltre che per la nostra visione di lungo periodo, non siamo favorevoli a programmare gli investimenti in base ai cicli elettorali. In ogni caso, i rendimenti storici dell’S&P 500 indicano che le azioni hanno generalmente registrato performance positive durante gli anni elettorali, indipendentemente dal partito politico che ha vinto la presidenza.
Secondo la nostra esperienza, prevedere l’approccio fiscale dei candidati presidenziali rappresenta una sfida formidabile. Anziché cercare di dare un senso alle promesse elettorali, abbiamo scelto di concentrarci sui driver di crescita specifici delle aziende.
Le elezioni presidenziali statunitensi inducono solitamente una volatilità a breve termine, mentre gli investitori cercano di superare l’incertezza iniziale. Nel lungo periodo, tuttavia, riteniamo che i fondamentali di crescita di qualità che cerchiamo nelle società siano in grado di superare i cicli presidenziali e abbiano maggiori probabilità di offrire rendimenti costanti. Per questo motivo tendiamo a puntare su società consolidate che hanno un solido track record di crescita degli utili a doppia cifra superiore alla media, un sano free cash flow, elevate barriere all’ingresso e una solida cultura aziendale. A nostro avviso, queste società hanno maggiori probabilità di resistere ai cicli elettorali e ad altri sviluppi macro.
Riteniamo che queste caratteristiche possano consentire il tipo di crescita sostenibile che cerchiamo come investitori di lungo termine. Nel corso degli anni abbiamo assistito al susseguirsi di elezioni presidenziali negli Stati Uniti, sia con amministrazioni democratiche che repubblicane. La nostra esperienza ci ha insegnato che attenersi al nostro approccio quality growth, piuttosto che cercare di prevedere chi otterrà lo Studio Ovale, è un modo per superare l’ansia da elezioni e offrire rendimenti a lungo termine.