perché è il momento di tornare a guardare alle small e mid cap europee

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L’incredibile ascesa delle Magnifiche 7 ha portato queste sette società statunitensi ad avere una capitalizzazione di mercato con un valore complessivo superiore a quello delle sette principali economie europee: da sola, Nvidia ha una capitalizzazione pari a quella del Regno Unito, Microsoft vale più della Francia e Apple supera di gran lunga la Germania.

Sebbene i numeri siano impressionanti, la supremazia di una manciata di titoli ha portato a un grande rischio di concentrazione all’interno del mercato azionario statunitense e qualsiasi passo falso da parte di queste mega-cap potrebbe avere enormi conseguenze.

Gli investitori più cauti che sono alla ricerca di diversificazione, e non di concentrazione, potrebbero guardare all’altro lato dell’Atlantico per opportunità nei mercati europei a grande capitalizzazione. Ma anche qui vi è il rischio di concentrazione, sebbene non sia così grave come negli Stati Uniti.

Infatti, le 50 società a maggiore capitalizzazione all’interno dell’indice EUROSTOXX 600 rappresentano il 63% della capitalizzazione di mercato totale, facendo eco alla retorica statunitense “big is best”. Si tratta dello stesso livello di concentrazione che ha preceduto la crisi di Lehman Brothers e lo scoppio della bolla Dot-Com.

Per ottenere una vera diversificazione all’interno di un portafoglio azionario, riteniamo sia opportuno guardare al mercato delle società europee a piccola e media capitalizzazione. Questa asset class ha registrato tre anni di sottoperformance rispetto alle large cap – la serie negativa più lunga mai registrata – ma di solito, dopo un periodo di sottoperformance, le small cap registrano una forte ripresa. Riteniamo che il modo migliore per cogliere questa interessante opportunità di rendimento sia quello di guardare alle gemme nascoste tra le small cap europee.

La nostra preferenza per le small e mid cap europee rispetto alle loro omologhe statunitensi è data dai cambiamenti nel contesto macroeconomico globale: infatti, entrambi i mercati offrono un potenziale di rendimento positivo, ciò nonostante, riteniamo che le metriche siano particolarmente interessanti per l’Europa. Per esempio, lo sconto sul P/E relativo a 12 mesi dell’MSCI Europe SMID Cap Index rispetto all’MSCI US SMID Cap Index è pari a -34%, a fronte di una media storica del -18%.

Se si considera, invece, il rapporto tra il prezzo e il valore contabile, lo sconto è pari a -41%, a fronte di una media storica del -21% e notevolmente superiore a quello registrato durante la crisi di Lehman Brothers e lo scoppio della bolla Dot-Com.

Pertanto, siamo di fronte a delle metriche tipiche di periodi di crisi, ma che non sono in linea con il quadro macroeconomico. L’Europa ha dovuto fare i conti con il peggior contesto macroeconomico degli ultimi decenni: negli ultimi anni ha affrontato una guerra nel Vecchio Continente, uno shock dell’offerta e uno dell’inflazione, una crisi energetica, un rapido ciclo d’inasprimento monetario e un’impennata della pressione salariale, eppure ora si sta lasciando queste crisi alle spalle, guardando a una ripresa.

I tagli dei tassi d’interesse sono un fattore particolarmente importante per la ripresa europea e un catalizzatore per la sovraperformance delle small e mid cap. In generale, le società più piccole operano attraverso finanziamenti a breve termine, come prestiti bancari a tasso variabile. Pertanto, a differenza delle società large cap, che possono contare su prestiti a tasso fisso e proteggere così i loro bilanci dalle fluttuazioni dei tassi, i profitti delle società small e mid cap sono stati direttamente impattati dai rapidi incrementi dei tassi del 2022 e 2023. Ma con il picco dei tassi d’interesse ormai alle spalle, questo sta diventando ora un fattore positivo, e ogni taglio ha un immediato effetto positivo sui bilanci delle small e mid cap.

Riteniamo che l’Europa abbia dimostrato di saper far fronte a diverse potenziali crisi e che i fattori macroeconomici stiano ora seguendo una tendenza positiva: questo significa che gli eccessivi sconti sulle valutazioni attuali rappresentano un’opportunità d’investimento unica e offrono alle small e mid cap europee un vantaggio rispetto alle loro omologhe statunitensi.