Entro il 2050 oltre 5 miliardi di persone senza accesso adeguato all’acqua. Urgente approccio integrato e sistemico tra pubblico e privato
Entro il 2050 saranno oltre 5 miliardi le persone che avranno un accesso inadeguato all’acqua per almeno per un mese all’anno. Su questo sono concordi WMO, UN Water e il Sesto Rapporto di valutazione dell’IPCC sui cambiamenti climatici (2023). Il settore privato può giocare un ruolo fondamentale per affrontare questa sfida, considerando che gli utilizzi industriali dei prelievi di acque dolci sono tra le principali cause dell’incremento della domanda di risorse idriche. Il contributo che le imprese possono garantire nella tutela della biodiversità e del capitale naturale è stato al centro dell’evento di UN Global Compact Network Italia “Tutela della biodiversità e uso efficiente della risorsa idrica: alleate delle imprese per contrastare il cambiamento climatico” che si è svolto oggi a Milano. L’incontro, realizzato con il supporto di Enel Group, ha messo a confronto mondo accademico e aziende italiane, per sottolineare l’importanza di un approccio integrato e sistemico nel superamento di queste crisi.
La recente COP16 di Cali ha evidenziato i ritardi nell’attuazione del Global Biodiversity Framework. Il documento era stato adottato alla COP15 del 2022 e aveva delineato obiettivi ambiziosi come il ripristino del 30% degli ecosistemi degradati e la conservazione del 30% delle terre e delle acque più significative per la biodiversità entro il 2030. Nonostante alcuni progressi, come l’istituzione del “Fondo di Cali” per la ripartizione equa dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche legate alla biodiversità, il finanziamento complessivo per la biodiversità è ancora lontano dagli obiettivi: solo 407 miliardi di dollari sono stati mobilitati a fronte dei 700 miliardi necessari annualmente.
Daniela Bernacchi, Executive Director di UNGCN Italia, ha dichiarato: “Secondo l’ultimo Global Risks Report lanciato dal World Economic Forum nel 2024, perdita di biodiversità, collasso degli ecosistemi e scarsità di risorse naturali sono tra i rischi ambientali percepiti come più urgenti dal settore privato nei prossimi dieci anni e per essere affrontati richiedono una transizione dei modelli di business in chiave sostenibile. Proprio dal Global Biodiversity Framework è arrivato un appello importante al settore privato, secondo il quale i Governi dovranno adottare misure per incoraggiare e consentire alle imprese di monitorare, valutare e rendicontare regolarmente i propri rischi, dipendenze e impatti sulla biodiversità a livello di operations e catene di fornitura, oltre che fornire ai consumatori informazioni utili per promuovere modelli di consumo responsabili. È necessario un cambio di passo che metta al centro la sostenibilità come leva strategica”.
Secondo Marco Frey, Presidente di UNGCN Italia, “l’acqua ha un ruolo centrale in quasi tutte le fasi di produzione, soprattutto per quei settori altamente dipendenti dalla risorsa idrica, come alimentare, moda, chimico, farmaceutico, energetico, industriale e minerario. Le aziende hanno un ruolo cruciale da giocare, e un interesse diretto, nel garantire la sicurezza idrica nel futuro, poiché gestire in modo efficiente questa risorsa può mitigare rischi operativi, economici e di sicurezza delle forniture. Adottando una strategia di gestione responsabile dell’acqua, le imprese aumenteranno la resilienza della loro catena di fornitura in un contesto di risorse sempre più scarse, contribuendo alla sicurezza idrica globale e all’avanzamento dell’SDG 6 dell’Agenda 2030”.
All’incontro hanno preso parte Francesco Bicciato, Executive Director Forum per la Finanza Sostenibile, Edy Fantinato, Professore Associato di Botanica Sistematica del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Francesco Cerini, Ricercatore del Dipartimento di Ecologia e Biologia dell’Università della Tuscia, Cristiana La Marca, Head of Environment di Enel Group, Chiara Murano, Head of Sustainability di Eataly, Carlo Giupponi, Direttore Programma sull’Adattamento ai Cambiamenti Climatici FEEM e Professore Professore di Economia Ambientale e Applicata dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Venice International University, Giovanna Rubbi, Sustainability & Corporate Quality Manager di Mantero Seta, e Rossella Bozzini, Head of Sustainability di Aeroporti di Roma.
“La tutela della biodiversità è fondamentale per contribuire all’azione climatica e alla stabilità del sistema economico e finanziario” ha dichiarato Francesco Bicciato. “Investire in biodiversità rappresenta un’interessante opportunità per aziende e operatori finanziari, anche in termini di salvaguardia delle risorse e gestione dei rischi. Questi soggetti possono dare un contributo cruciale alla conservazione degli ecosistemi, sia attraverso iniziative dirette, puntando su numerosi strumenti, tra cui green bond e crediti di biodiversità, sia partecipando a partnership pubblico-privato che consentano di fare sinergia e massimizzare gli sforzi.”
“La resilienza delle economie e della società civile è strettamente interconnessa alla conservazione della biodiversità e degli eco-sistemi” ha dichiarato Edy Fantinato. Poi, Francesco Cerini ha aggiunto, guardando nella stessa direzione: “Oggi il termine biodiversità è abusato, nel senso che spesso viene usato senza possedere una conoscenza approfondita del concetto e della complessità che lo caratterizza (basti pensare, che il termine biodiversità include tutte le diversità intra-specie, fra specie diverse e nelle relazioni fra le varie componenti, ossia negli eco-sistemi). La non adeguata consapevolezza può far incorrere nel rischio di strategie e politiche poco efficaci da parte di attori pubblici, ma anche aziende.”
“Parlare di ‘uso efficiente della risorsa idrica’ significa riconoscere il divario crescente tra il consumo di acqua dolce e la disponibilità naturale, e di conseguenza gli impatti e i conflitti fra i diversi settori” ha spiegato Carlo Giupponi. “Il settore industriale è responsabile di circa il 50% del prelievo di acqua dolce in Europa, con conseguenze importanti sulla disponibilità di acqua per la natura, l’uso civile e l’agricoltura. Tutte queste attività dipendono quindi dalla disponibilità di acqua (sia quantità che qualità) e sono esposte agli impatti dei cambiamenti climatici. Le imprese possono anche giocare un ruolo per il ripristino della natura e della biodiversità, per esempio per la conservazione di zone umide, offrendo un mezzo per allineare obiettivi finanziari ed etica ambientale”.