Lo Yin e lo Yang dei mercati finanziari

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Per definizione, i gestori di portafoglio sono ottimisti. L’ottimismo radicale dei gestori deriva da un atteggiamento fiducioso nei confronti delle prospettive di mercato e delle potenzialità dei portafogli loro affidati; ha radici nel convincimento che nel lungo periodo i fondamentali hanno sempre prevalso sulla volatilità e le paure. Le fasi rialziste, storicamente, sono superiori alle fasi di correzione, i capitali pazienti vengono sempre premiati.

Ottimismo e pessimismo, rialzismo e ribassismo, sono lo Yin e lo Yang dei mercati finanziari ed entrano in gioco nel nuovo ciclo politico avviato dalla seconda presidenza Trump, caratterizzato da numerose fonti di incertezza.

L’elezione di Trump è stata l’evento epifanico che attesta la fragilità della condizione delle democrazie occidentali, attraversate dalle suggestioni del nazionalismo (che negli Stati Uniti assumono i tratti dell’isolazionismo) e dell’autoritarismo: nelle pubbliche opinioni guadagna favore l’idea delle leadership autoritarie (cosa ben diversa da autorevoli) perché semplificano la vita, dispensano dalla responsabilità della cittadinanza attiva, della partecipazione, delle scelte.

Tra le molte prime volte e i molti record del 47° presidente, c’è anche la novità del potere economico che diventa potere politico. Che il denaro condizioni la vita pubblica è fenomeno tutt’altro che nuovo, in America come altrove, la novità è che sono stati sollevati i veli del nascondimento, il potere economico si fa potere politico senza mediazioni, è stato spezzato il fragile equilibrio tra politica e mercato, l’erosione della democrazia tende a trasformare le persone al potere in governanti assoluti. Considerazioni che non scuotono l’ottimismo dei mercati, alimentato dalla promessa deregulation e dal cambio al vertice della SEC: termina la gestione “invasiva” e sgradita di Gary Gensler, arriva il più accomodante Paul Atkins. La deregolamentazione consentirà maggiori movimenti nelle fusioni e acquisizioni societarie, l’attenuazione dei requisiti patrimoniali per le forme di prestito ipotecario eviterà aumenti nel capitale alle banche con attività superiori a cento miliardi di dollari.

C’è ottimismo anche nel segmento del private-equity e in quella moltitudine di piccole società attive nell’intelligenza artificiale, protagoniste dell’innovazione e delle disruption provocate dall’avanzamento digitale. Al netto delle opinioni e del sentiment, si tratta di un luogo di autentico interesse per gli investitori, sono interessanti le società attive nello sviluppo delle applicazioni AI sia l’ecosistema che le circonda: i produttori di semiconduttori, i centri dati, i fornitori di cloud, i fornitori di energia.

Nell’aumento dei rendimenti dei Treasury c’è lo Yin delle attese di crescita robusta, ragione che giustifica l’ottimismo sugli utili aziendali futuri, ma c’è anche lo Yang dell’incertezza sull’inflazione, sui  tassi di interesse e sul doppio deficit, federale e delle partite correnti. I rendimenti più alti aumentano i costi di finanziamento, diminuiscono i margini, rendono meno convenienti le azioni.

Nei mercati del credito gli spread sono prossimi ai valori storici. Ad esempio le obbligazioni AT1, quelle meno tutelate, convertibili in capitale azionario al verificarsi di eventi negativi, hanno rendimenti di quasi 300 punti base sopra i tassi dei titoli governativi. La qualità del credito subordinato del settore finanziario resta elevata e i rendimenti interessanti, possiamo rimanere positivi per il futuro soprattutto nel segmento delle emissioni finanziarie, gli utili hanno beneficiato della normalizzazione dei tassi d’interesse.

Nelle strategie di GAM Italia multi-asset flessibili, a bassa volatilità, considerazioni tattiche di breve termine hanno portato alla riduzione del sottopeso di duration sulla curva americana; non condividiamo il “pessimismo radicale” di coloro che vedono un peggioramento delle condizioni generali tale da immaginare il Treasury decennale al 6%, ma non vanno trascurate le ragioni della cautela, l’eccezionalismo americano non basta ad attenuare la grande incertezza che circonfonde il futuro prossimo.

L’eccesso di ottimismo induce a sottovalutare i rischi sistemici, le possibilità che si verifichino sorprese che cambino le condizioni e invertano le tendenze. È proprio il bias cognitivo dell’overconfidence che può far precipitare dalla torre.