L’ascesa del dollaro e le implicazioni per l’oro
A dicembre il dollaro statunitense ha proseguito il suo trend rialzista, nonostante il taglio dei tassi di 25 punti percentuali da parte della Federal Reserve. Il FOMC (Federal Open Market Committee) ha alzato le proiezioni di crescita del PIL e dell’inflazione degli Stati Uniti per il 2025 e il dot plot della Fed evidenzia aspettative per due soli tagli dei tassi di 25 punti base nel 2025. I rendimenti statunitensi sono saliti lungo la curva e l’USD Index è salito a 108. Il biglietto verde continuerà ad avere un profilo elevato nel primo trimestre, a causa delle incertezze legate al commercio e ai dazi, che peseranno sulla maggior parte delle altre valute principali.
Al contrario, il franco svizzero si è indebolito leggermente in seguito al taglio di 50 punti percentuali del tasso della BNS (Banca Nazionale Svizzera), che ha portato il tasso di deposito allo 0,50%. Prevediamo che nel breve termine l’USD/CHF verrà negoziato nella parte alta dei suoi recenti intervalli, mentre l’EUR/CHF faticherà ad apprezzarsi al di sopra di 0,94.
L’oro ha registrato una modesta flessione, fino a raggiungere livelli di circa 2.600 dollari per oncia nel mese di dicembre. Questo calo ha rispecchiato l’apprezzamento del dollaro statunitense e l’aumento del rendimento dei TIPS decennali statunitensi, che rappresentano il nostro proxy per le aspettative sui tassi reali. Anche l’argento è sceso verso livelli di circa 30 dollari per oncia, ma a nostro avviso è improbabile che questi cali durino. Notiamo che gli acquisti di oro da parte delle banche centrali sono aumentati nuovamente negli ultimi mesi, con la Cina che ha effettuato acquisti per il secondo mese consecutivo. Anche il forte aumento dei rendimenti obbligazionari trentennali è costruttivo sia per l’oro che per l’argento, in quanto riflette i timori per l’inflazione e la sostenibilità del debito.