GAM: Equilibrio fragile
Le scelte sui dazi e le politiche di Trump alimentano tensioni e malumori su entrambe le sponde dell’Atlantico, influenzando i mercati finanziari e portando gli analisti a rivedere le previsioni macro e micro al ribasso.
In Cina, questo mercoledì si terrà il Congresso Nazionale del Popolo, durante il quale saranno definiti i target economici per l’anno. Nel frattempo, il Politburo si dichiara pronto a sostenere l’economia e i mercati finanziari, anche alla luce dei nuovi dazi imposti da Trump.
La BCE si prepara a tagliare i tassi di 25 pb questa settimana, ma una pausa ad aprile resta lo scenario base, con divergenze crescenti tra i policymaker.
Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che il Messico ha proposto di allinearsi alle tariffe statunitensi sulla Cina e ha esortato il Canada a fare lo stesso.
Come scritto nella Musa dei mercati della scorsa settimana, un elemento da non sottovalutare è la “put di Trump”. Il Presidente ha sempre visto il mercato azionario come un indicatore del suo successo politico e potrebbe intervenire in caso di cali significativi. Questo scenario implica un supporto potenziale, ma resta da vedere fino a che punto l’amministrazione tollererà eventuali correzioni prima di agire.
Il Politburo cinese ha ribadito l’importanza di stabilizzare i mercati immobiliari e azionari e di promuovere l’innovazione tecnologica. Tuttavia, il Congresso Nazionale del Popolo del 5 marzo sarà il vero banco di prova, con il governo atteso a delineare politiche di stimolo più strutturate. Si prevede un obiettivo di crescita del 5% per il 2025, sostenuto da un deficit fiscale dell’8,5% del PIL, con misure per stimolare i consumi e il settore privato. Potrebbe esserci un cambio di approccio sull’inflazione, fissando un obiettivo al 2% e non più al 3% riconoscendo che un’inflazione bassa è il riflesso di una domanda debole. Il governo punterà anche su investimenti infrastrutturali e sostegni al credito bancario. Il contesto esterno rimane complesso, con i nuovi dazi americane che potrebbero richiedere ulteriori interventi.
L’inflazione tedesca è rimasta invariata a febbraio, contrariamente alle attese. I prezzi al consumo sono aumentati del 2,8% su base annua, mentre le previsioni indicavano un lieve rallentamento al 2,7%. Questo dato, deludente per il mercato, è probabilmente legato a un’impennata temporanea dei prezzi alimentari, attesi in attenuazione nei prossimi mesi. In precedenza, l’inflazione francese era scesa ai minimi degli ultimi quattro anni, mentre in Italia i prezzi sono rimasti sorprendentemente stabili, così come in Spagna, fermi al 2,9%. Un elemento comune a Germania, Francia e Italia è stata la moderazione nella crescita dei prezzi dei servizi, un aspetto sotto attenta osservazione da parte della BCE. Nel complesso, l’inflazione nell’area dell’euro ha rallentato, al 2,4%, rispetto al 2,5% di gennaio, ma meno del 2,3% atteso. Così come la core al 2,6% rispetto al 2,5% previsto.
L’economia USA ha chiuso il 2024 con una crescita del PIL del 2,3% nel quarto trimestre, sostenuta dai consumi (+4,2%), ma con segnali di rallentamento. L’inflazione core PCE, l’indice dei prezzi delle spese per i consumi personali, è stata rivista al rialzo al 2,7%, spinto dai costi dei servizi. Dopo un’espansione del 2,8% nel 2024, la crescita si prospetta più debole quest’anno, con un PIL atteso al 2,3% per i consumi in frenata. Trump accelerando sui dazi, aggiunge incertezza allo scenario economico.
Negli Stati Uniti a gennaio, il reddito personale è salito ben oltre le attese +0,9% rispetto allo 0,4% stimato, ma la spesa per consumi personali ha deluso (-0,5% reale e -0,2% effettivo contro lo -0,1% e +0,2% attesi). Dopo una stagione festiva vivace, i consumatori sembrano diventare più cauti, riflettendo un calo della fiducia. Il PCE core scende al 2,6%, minimo da giugno, mentre il supercore PCE si attesta al 3,1%, il livello più basso da marzo 2021. Il mix di crescita debole e inflazione ancora elevata rafforza lo scenario di “stagflazione leggera”, con la Fed che difficilmente accelererà i tagli ai tassi.
L’incertezza della politica economica americana evidenzia un’impennata legata a fattori geopolitici e alle scelte dell’amministrazione Trump. Da un lato, la politica dei dazi ha acuito le tensioni commerciali. Dall’altro, i tagli alla spesa pubblica del Dipartimento guidato da Musk (DOGE) hanno creato incertezza senza risparmi significativi.
L’incertezza si è riflessa anche sul mercato azionario americano. In questa fase i titoli difensivi hanno sovraperformato quelli ciclici, penalizzati da aspettative macroeconomiche meno rosee.
Un segnale forte arriva dagli analisti azionari. Secondo uno studio di FactSet, le preoccupazioni evidenziate in precedenza hanno portato a un taglio più marcato del solito nelle stime sugli EPS dell’S&P 500 per il primo trimestre. Nei primi due mesi dell’anno, le previsioni sono state ridotte del 3,5%, rispetto a un calo medio del 2,4% negli ultimi dieci anni. Anche le stime sugli utili per l’intero 2025 sono state riviste al ribasso dell’1%. Goldman Sachs, nel frattempo, ha abbassato la previsione di crescita degli EPS per il 2025 dall’11% al 9%, mantenendo invariata quella per il 2026 al 7%, citando una crescita più robusta del previsto nel 2024 ma segnali macro più deboli per quest’anno.
Nvidia ha chiuso il quarto trimestre con risultati solidi ma non esplosivi. Il fatturato di 39,3 miliardi di dollari è in linea con le attese. La crescita rimane impressionante, le vendite trimestrali superano ora l’intero fatturato annuale di due anni fa, ma la reazione del mercato riflette un cambiamento di aspettative: la guidance è stata leggermente sottotono, con una reddittività meno brillante rispetto al passato. Il margine lordo, che nel trimestre in corso sarà intorno al 71%, dovrebbe tornare sopra il 75% entro fine anno grazie all’ottimizzazione della catena di fornitura. La domanda per i chip Blackwell si conferma solida, con vendite già a 11 miliardi di dollari, ma il mercato inizia a interrogarsi sulla sostenibilità del ritmo di crescita di Nvidia. Il settore dei data center, principale fonte di ricavi, potrebbe vedere un rallentamento degli investimenti, mentre emergono preoccupazioni sulla concorrenza, in particolare dalla startup cinese DeepSeek. Inoltre, il rischio di nuovi dazi USA potrebbe rappresentare un ulteriore freno. Il CEO Jensen Huang ha rassicurato sulla domanda futura ma il mercato sembra meno incline a premiarla con gli stessi multipli elevati del passato.