Prospettive economiche in un quadro di equilibri geopolitici in discussione

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Negli ultimi tre mesi l’incertezza relativa all’impatto delle elezioni statunitensi è stata parzialmente
eliminata ma rimane ancora un elemento centrale per gli investitori. Al momento tra loro c’è sufficiente
ottimismo e i dazi vengono considerati più come uno strumento di negoziazione da parte degli Stati Uniti
che come barriere all’ingresso a lungo termine. Tuttavia, potrebbe essere difficile per l’amministrazione
Trump bilanciare la propria politica fiscale senza entrate aggiuntive, dato che i tagli fiscali proposti dal
governo hanno un costo stimato di 3.500 miliardi di dollari in 10 anni (fonte: PIIE). Pertanto, le attuali
prospettive positive potrebbero essere compromesse nei prossimi mesi a causa della natura contrapposta
dei vari obiettivi della politica statunitense.

Un altro sviluppo degno di nota di quest’anno è la sovraperformance delle azioni europee e cinesi rispetto a
quelle statunitensi. L’emergere di DeepSeek, Qwen 2.5 e Mistral ha effettivamente sollevato dubbi sulla
schiacciante supremazia tecnologica americana, nonostante un’altra solida stagione di utili negli USA.

Tuttavia, alle valutazioni attuali, sembra che non ci sia molto margine di errore nei risultati di alcune
società, il che ci porta a riallocare alcuni dei nostri investimenti in settori come i beni industriali. Nel medio
periodo, il tema dell’AI non è in discussione.

Le tendenze macro rimangono sostanzialmente invariate, con gli Stati Uniti da una parte e il resto del
mondo sviluppato dall’altra. Tuttavia, dopo due anni in cui la crescita è stata trainata dal settore dei servizi
stiamo assistendo a un riequilibrio verso il settore dei beni di consumo, il che dovrebbe sostenere la
rotazione settoriale e potrebbe persino dare una spinta alle piccole e medie imprese. Va inoltre notato che,
a differenza del 2023 o del 2024, le attese di crescita degli Stati Uniti sono ora molto più elevate, il che
rende più difficile una nuova sorpresa al rialzo.

L’Eurozona, invece, è ancora frenata dalla crescita molto bassa delle sue economie principali, Francia e
Germania, ma la tendenza potrebbe invertirsi. In primo luogo, perché gli indicatori anticipatori mostrano un
leggero rimbalzo, soprattutto in Germania, che potrebbe proseguire grazie agli effetti ritardati del
deprezzamento dell’euro. In secondo luogo, perché l’instabilità politica degli ultimi nove mesi potrebbe
parzialmente diradarsi dopo i risultati delle elezioni tedesche, che sono in linea con le attese. Inoltre, la
crescita dovrebbe essere sostenuta dai deficit di bilancio che non ci aspettiamo diminuiscano e che
sembrano necessari in un mondo in cui gli equilibri geopolitici storici sono in discussione. Ad esempio,
molto probabilmente le spese militari dovranno aumentare.

Con prospettive di crescita salariale contenute e quindi con una BCE che potrebbe continuare il suo ciclo di
riduzione dei tassi, almeno fino al 2%, manteniamo il nostro outlook positivo sulle obbligazioni denominate
in euro, sia Investment Grade che High Yield. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli “spread asset”
sembrano meno interessanti a causa dei premi di rischio estremamente ridotti. Infine, nonostante un
rischio di inflazione molto più elevato, prevediamo un calo dei tassi USA entro la fine dell’anno: un tasso
terminale del 4% sembra ottimistico, perché le previsioni di crescita sono già elevate e il ribilanciamento
dell’economia dai servizi ai beni di consumo potrebbe non essere favorevole all’economia a stelle e strisce.

Tutto considerato, questo ci porta a un’asset allocation leggermente più cauta rispetto alla fine del 2024.