Commento di Natixis sui risultati delle elezioni italiane

Philippe Waechter -

Tre commenti
1 – Il risultato è chiaramente a favore del populismo con il 34% ottenuto dal Movimento 5 Stelle, il 16% ottenuto dalla Lega e il 4% Fratelli di Italia.
2 – I partiti democratici che generalmente hanno governato in passato sono fuori dal quadro. Ci si aspettava che Forza Italia (Silvio Berlusconi) ottenesse più voti rispetto alla Lega. Invece è sotto con il 14%. Il Partito Democratico di Renzi è sotto il 20%, al 18%.
3 – Spontaneamente non c’è una netta maggioranza.

C’è un sorpasso dei partiti populisti e questo è ciò che dobbiamo tenere a mente. Ciò è riconducibile alle scarse prospettive economiche, all’invecchiamento della popolazione e alla crisi dei rifugiati. Il rischio di conseguenza potrebbe essere un cambiamento delle istituzioni e in particolare le relazioni con l’Europa. Sappiamo, infatti, che alcuni esponenti del M5S e della Lega erano a favore di un’uscita dall’Area Euro.

Cosa potrebbe accadere?

Il primo punto da menzionare è che nessuno dei partiti ha ottenuto la maggioranza di governo. Ci sarà pertanto una coalizione, che potrebbe essere tra M5S e Lega visto i voti ottenuti, anche se potrebbe trattarsi di una coalizione molto complicata in quanto la Lega è rappresentata principalmente al nord, mentre il M5S al sud. Quando guardiamo all’Italia, sappiamo che non potrà essere raggiunto un accordo immediato, il processo in Italia è sempre molto lungo. La coalizione tra Lega e Forza Italia è vicina al 30%. Questo non è sufficiente per ottenere la maggioranza del 40% (il voto diretto è completato dal voto proporzionale). La bilancia tra le forze dovrebbe favorire la Lega e non possiamo essere sicuri che Berlusconi accetterà questa situazione. Nelle proiezioni prima delle elezioni, Forza Italia era avanti rispetto alla Lega e questo potrebbe essere un punto a suo vantaggio per negoziare. La sinistra è appena intorno al 20%, pertanto non ci attendiamo nulla da questo punto di vista.

Le negoziazioni tra le parti sono iniziate ieri sera e vi sarà circa un mese per trovare un accordo, in quanto il Presidente Mattarella non nominerà un Premier prima della fine di marzo, tra il 30 marzo e il 6 aprile.

Non essendoci una netta maggioranza, la tentazione è quella di formare un governo tecnico con un programma di riforma della legge elettorale per raggiungere la stabilità politica. In questo modo possiamo aspettarci che l’arrivo di un governo populista possa essere posticipato di 6-12 mesi e non di più.

In altre parole, il PIL italiano è ancora inferiore del 15% rispetto al livello pre-crisi, il tasso di disoccupazione è dell’11,1% secondo Eurostat a gennaio, rispetto al livello pre-crisi pari al 6,6% (media della prima metà del 2008). Inoltre, l’Italia non è in grado di adeguare la propria economia con un alto tasso di inflazione attraverso la svalutazione valutaria, come faceva in passato. Pertanto, la questione centrale è capire come l’Italia possa recuperare il ritardo rispetto allo slancio dell’eurozona. I partiti tradizionali non hanno dato una soluzione e gli italiani si piegano al populismo, anche se è un non-sense poiché le loro promesse vengono fatte senza vincoli: potrebbero spendere di più e non dipendere da Bruxelles. Ma questa non può essere una soluzione in un paese in cui la crescita della produttività è vicina allo 0% dall’ inizio del 2000.

Nel breve termine, la BCE non cambierà il suo atteggiamento nei confronti dell’Italia, ma le domande arriveranno nel caso che alla guida ci sia un governo populista che non si fida delle istituzioni europee.

La terza economia più grande della zona euro è tentata a prendere una nuova direzione e questo è fonte di preoccupazione per tutti i democratici europei. 


Philippe Waechter – Chief Economist – Natixis Investment Managers