Russia, mercati apatici al voto ma occhio all’affluenza

Markus Schneider -

La vittoria di Vladimir Putin al primo turno delle elezioni presidenziali russe è data da molti come scontata. L’opposizione è soffocata e divisa, tanto che gli ultimi sondaggi danno una riconferma della presidenza attuale al 65% e oltre.

D’altronde, gli sfidanti guardano il leader da lontano: i due più forti, Vladimir Zhirinovsky e Pavel Grudinin, raccolgono poco più del 5-7% dei consensi ciascuno.

Inoltre, lo spostamento, voluto, del discorso annuale del presidente Putin da dicembre a marzo, con l’aggiunta di particolari riferimenti alla politica fiscale e a specifici promemoria sulla valenza militare del Paese, potrebbe aver dato un’ulteriore spinta dell’ultimo secondo alla popolarità del numero uno di Mosca.

A prescindere dalla vittoria, l’attenzione di Putin ricadrà comunque sui dati relativi all’affluenza, specialmente considerato l’inasprimento delle critiche verso il trattamento riservato alle opposizioni e l’aumento della disaffezione dei votanti. Una caduta del tasso di partecipazione, che nelle elezioni del 2012 era stato del 65%, farebbe sollevare più di qualche sopracciglio tra gli inquilini del Cremlino.

Da un punto di vista finanziario, l’appuntamento russo, così come le questioni politiche domestiche, non dovrebbe avere alcun impatto nel breve termine. Nel 2018, infatti, a mantenere acceso l’interesse degli investitori continueranno ad essere gli sviluppi geopolitici e le possibili oscillazioni del prezzo del petrolio. In particolare, l’agenda degli eventi ad alto impatto vede le elezioni intermedie americane, le prospettive di una possibile maggioranza democratica al senato e le probabilità di un rafforzamento delle sanzioni internazionali contro la Russia. Anche in questo caso possiamo dire che politica e finanza, in prospettiva russa, non sono positivamente correlate: anche se importanti per i mercati, infatti, è altamente improbabile che ulteriori sanzioni o nuovi tracolli del petrolio intacchino il potere del presidente Putin. Al contrario, le prime alimenterebbero il già popolare sentimento antagonista nei confronti dell’occidente, mentre le riforme fiscali applicate negli ultimi anni permetterebbero alla Russia di gestire piuttosto bene un barile debole.

Guardando al futuro, è più probabile che l’attenzione si focalizzi su chi sarà il successore di Putin, visto il limite dei due mandati. Anche qui, l’opposizione non dovrebbe giocare un ruolo importante a questo punto. La roulette, quindi, sarà tra i membri del circolo più prossimo al presidente, come Igor Sechin. Il numero uno di Rosneft ha tutte le carte per essere il nuovo candidato alle presidenziali del 2024.


Markus Schneider – economista Eastern Europe e Middle East – AllianceBernstein