Vendere volatilità alla lunga paga

Stan Verhoeven -

Il rafforzamento delle condizioni economiche e delle politiche accomodanti ha fatto del 2017 l’anno meno volatile degli ultimi decenni. L’esistenza del premio per il rischio di volatilità, abbinato alla caduta dell’indice VIX a un minimo storico, ha reso la vendita della volatilità una strategia premiante.

Tuttavia, nel 2018 la volatilità è tornata. Il 5 febbraio, le aspettative di un aumento dell’inflazione e lo spettro di un aumento dei tassi della Federal Reserve hanno fatto sì che il VIX subisse il movimento più importante dell’ultimo anno. Le ricadute che ne sono derivate hanno portato alla chiusura del XIV (un ETN che era corto di volatilità) e di un ETF equivalente (SVXY) che ha perso quasi il 90% del suo valore.

Tuttavia, è dimostrabile che gli investitori possono ancora fare profitto vendendo sistematicamente la volatilità. Tale strategia si basa sulla cattura del Volatility Risk Premium, ovvero della differenza tra la volatilità implicita (prezzata nelle opzioni) e la successiva volatilità realizzata. Gli acquirenti di volatilità implicita sono disposti a pagare un premio in quanto ciò consente loro di trasferire il rischio fuori bilancio, in modo paragonabile all’acquisto di un’assicurazione, mentre si aspettano, e spesso anche sperano, che generi una perdita.

NN IP ha valutato la differenza storica tra volatilità implicita e volatilità realizzata per il periodo 1990-2018, includendo sia periodi di bassa volatilità che turbolenze di mercato come la crisi finanziaria globale e il recente tracollo del 5 febbraio. I risultati hanno mostrato che la differenza – e quindi il pay-off generato dalla vendita della volatilità implicita – è stata positiva per l’86% del tempo e mediamente del 4% nel periodo nel suo complesso. I risultati dimostrano che gli acquirenti di volatilità sovracompensano sistematicamente, offrendo un’opportunità interessante per i venditori e che il livello prevalente di volatilità non è indicativo dei rendimenti attesi in futuro.

Vendere volatilità comporta notevoli rischi a breve termine, tuttavia i guadagni a lungo termine dovrebbero compensare in misura sufficiente i futuri rischi di coda. È quindi meglio non tentare di prevedere le tempistiche del prossimo evento foriero di un aumento della volatilità, ma piuttosto adottare un approccio a lungo termine e gestire i rischi insiti investendo in una serie più ampia di fattori di diversificazione.


 Stan Verhoeven – Senior Portfolio Manager Factor Investing and Solutions – NN Investment Partners