Da multinazionale a multilocale

Jody Jonsson -

In quanto gestori che investono in diverse multinazionali a grande capitalizzazione la domanda più frequente che riceviamo in questo periodo è se siamo o meno preoccupati rispetto all’impatto che le tensioni commerciali possono avere su queste società.

In una fase in cui nuovi e pesanti dazi vengono prima paventati e poi messi in atto in rapida successione in tutto il mondo, non sono forse proprio queste società così legate agli scambi internazionali le più vulnerabili in caso di una guerra commerciale?

La risposta potrebbe sorprendere: sicuramente seguiamo da vicino gli sviluppi di queste tensioni politiche, ma non siamo particolarmente preoccupati del loro impatto su multinazionali ben gestite. Molto semplicemente queste sono le società meglio posizionate per attraversare una fase di incertezza e per trovare soluzioni efficaci. Alcune stanno iniziando ora ad adottare un modello di business agile e multilocale, che permetta di essere più vicini ai consumatori e ai trend di vendita locale. Altre lo fanno da anni, e stanno raccogliendo i frutti di un approccio specifico ai singoli mercati locali.

Perché siamo così ottimisti? C’è un motivo se queste società sono diventate delle multinazionali al centro dell’economia globale e i mercati finanziari. Nella maggior parte dei casi queste società sono guidate da manager preparati ed esperti, che hanno già avuto a che fare con le più disparate condizioni di mercato, sia favorevoli che sfavorevoli. Crediamo quindi che queste multinazionali sono tra le società meglio posizionate per resistere e addirittura prosperare in un contesto difficile.

È importante per gli investitori non prestare troppa attenzione al “rumore” che circonda gli scambi internazionali e il protezionismo. È facile perdersi nella retorica dell’acciaio, della soia o di qualunque altra materia prima finisca sotto i riflettori. Prestare troppa attenzione a questo rumore è tuttavia controproducente per gli investimenti di lungo periodo.

Inoltre, come detto in precedenza, le società migliori sono in grado di prosperare indipendentemente dal contesto. L’approccio multilocale sta prendendo sempre più piede, e gli investitori sono alla ricerca di società che siano in grado di stabilire operazioni efficaci nei diversi mercati locali piuttosto che ritirarsi di fronte alla minaccia di una guerra commerciale. Per le multinazionali sta diventando sempre più importante produrre nello stesso Paese in cui vendono. Devono essere in grado di muoversi rapidamente, di essere agili e di rispondere in maniera efficace alla competizione locale.

Ne è un esempio Nike, gigante dell’abbigliamento e delle calzature sportive, che proprio in estate ha aperto a Los Angeles il primo negozio il cui magazzino è organizzato in base a un algoritmo che analizza i trend delle vendite online dell’area circostante. In Europa Nike ha sviluppato una supply-chain tale da permettere la personalizzazione di colori e materiali in base alle preferenze dei singoli clienti delle diverse città in cui opera.

Visa e Mastercard stanno adottando un approccio simile nel campo dei pagamenti elettronici – che devono adattarsi non solo alle preferenze dei clienti locali ma anche alle stringenti regolamentazioni delle diverse nazioni in cui operano. In virtù di ciò entrambe le società stanno mantenendo tassi di crescita ottimali nonostante la competizione di una serie di giganti del Fintech.

L’approccio multilocale è fondamentale per le multinazionali dei Paesi sviluppati che vogliono espandersi nei mercati emergenti, dove la crescita è molto più sostenuta. Diverse di queste nazioni – Cina, India, Brasile ecc. – hanno già le proprie multinazionali, oltre a una serie di competitor più piccoli focalizzati su un singolo mercato, che sicuramente non resteranno ferme ad aspettare che le società globali tradizionali si mettano in pari.

Diverse multinazionali vengono infatti superate da concorrenti più piccoli e dinamici in grado di operare a più stretto contatto con il mercato locale. Questa è una minaccia molto più concreta di quanto non lo sia un’eventuale guerra commerciale. I consumatori dei mercati emergenti sono alla ricerca di brand affidabili e di realtà che conosco la scena locale, quindi le multinazionali che sono in grado di differenziarsi, pensare in maniera locale, essere dinamiche e lanciare nuovi prodotti più rapidamente dovrebbero avere maggior successo sul lungo periodo.

In ultima analisi, crediamo che alla fine prevarrà il buon senso e la questione dei dazi verrà risolta. La sfida posta dalla competizione locale alle multinazionali, invece, continuerà ad essere – come è sempre stata – uno stimolo importante per l’economia globale.


 Jody Jonsson – gestore di portafogli azionari – Capital Group