Nel 2019 puntare su strategie a capitale protetto e hedge funds

Michaël Lok, Norman Villamin, Patrice Gautry -

Storicamente, il mese di ottobre ha visto alcuni dei cali più drammatici nel mercato azionario statunitense e globale. Alla luce di ciò, non sorprende che il calo del 5% circa delle azioni globali nel corso del mese fino ad oggi abbia suscitato notevoli preoccupazioni tra gli investitori.

La tendenza di fondo per gran parte del 2018 è stata la compressione dei rapporti prezzo/rendimento (P/E) dei mercati azionari, aggravato dall’aumento dei tassi di interesse e dalle preoccupazioni geopolitiche. Infatti, l’espansione dei multipli P/E, che hanno contribuito fino al 40% del rendimento complessivo dell’S&P500 dal 2011, è diventata un freno ai total return nel 2018, compensando quasi la metà dei benefici della crescita degli utili aziendali da inizio anno. Con il declino del mese fino ad oggi, i multipli dell’S&P500 stanno quasi per prezzare un rallentamento economico simile a quello che ha avuto luogo nel 2015-16. Tuttavia, se il mercato dovesse guardare al prezzo e dovesse verificarsi un movimento dei rendimenti simile a quello avvenuto a inizio 2018, ciò equivarrebbe ad un’ulteriore compressione del 5% dei P/E da qui in poi.

Inoltre, sebbene gli indicatori economici rimangano solidi, gli investitori dovrebbero tenere presente che lo slancio economico e reddituale positivo del 2018 potrebbe essere alle nostre spalle. Quindi, guardando al 2019, gli investitori si troveranno ad affrontare mercati azionari dove i multipli sembrano continuare a presentare un vento contrario ai rendimenti complessivi e, a differenza del +20% visto nel 2018, la crescita degli utili non solo sarà più modesta (8-10%), ma il potenziale di sorprese al rialzo sembra essere piuttosto limitato.

Considerando il rapporto storicamente esistente tra i rendimenti delle obbligazioni statunitensi e il rendimento degli utili dell’S&P500 (l’inverso del P/E), i tassi di inflazione elevati, come quelli della fine degli anni ’70, rappresentano il rischio maggiore per i rendimenti azionari. Al contrario, i rendimenti moderatamente crescenti in un contesto di inflazione modesta come quello verificatosi negli anni ’60 consentono un profilo di rendimento azionario interessante sebbene più moderato rispetto ai periodi di calo dei rendimenti obbligazionari. In questo contesto, riteniamo che le azioni statunitensi possano continuare a fornire rendimenti guidati dagli utili se i rendimenti obbligazionari dovessero rimanere al di sotto del livello atteso del 3,5% nel 2019. Un passaggio al 3,5-4%, tuttavia, metterebbe più significativamente in discussione la capacità dei mercati azionari statunitensi di superare il crescente contesto dei rendimenti obbligazionari.

Poiché l’economia e gli utili sono destinati a continuare a crescere nel prossimo anno, il rischio azionario rimane la nostra esposizione preferita rispetto alle sfide evidenziate nei mercati del reddito fisso nel 2018. Tuttavia, incoraggiamo gli investitori a puntare su strategie a capitale protetto, ove possibile. Infatti, la nostra esposizione a capitale protetto nel Regno Unito, in Giappone e nei mercati emergenti ha contribuito a proteggere gli investitori dalla recente volatilità. Inoltre, ci aspettiamo che la nostra recente introduzione dell’esposizione a capitale protetto sull’azionario statunitense ed europeo fornisca un rifugio simile per gli investitori che guardano alla fine dell’anno. Inoltre, con i rendimenti guidati dagli utili nel 2019, che dovrebbero essere mitigati dalla compressione del P/E attualmente in corso, gli hedge fund orientati all’alpha dovrebbero fornire agli investitori rendimenti non correlati sempre più preziosi in vista del prossimo anno.


Michaël Lok – Group CIO and Co-CEO Asset Management – Union Bancaire Privée (UBP)
Norman Villamin – CIO Private Banking and Head of Asset Allocation – Union Bancaire Privée (UBP)
Yves Cortellini – Deputy Head of Asset Allocation – Union Bancaire Privée (UBP)
Patrice Gautry – Chief Economist – Union Bancaire Privée (UBP)