ETF, premia più l’innovazione che il track record

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È quanto emerge con chiarezza dall’ultimo report di Bloomberg Intelligence relativo al mercato europeo degli strumenti passivi, “2020 New Launches Remain Strong” (23.07.2020). L’analisi mette in evidenza che circa il 40% dei 25 miliardi di euro di flussi confluiti verso gli ETP europei nel corso del 2020 sia stata indirizzata verso strumenti lanciati nel 2019. Secondo Bloomberg Intelligence, questa predisposizione degli investitori a selezionare ETP (Exchange Traded Products) senza un lungo track-record stimolerà gli emittenti ad essere sempre più innovativi nell’ampliare la propria gamma di strumenti.

Non è un caso che, nonostante Covid-19, i lanci di nuovi prodotti quotati sulle Borse europee sono rimasti elevati in questa prima parte dell’anno in quanto – sempre secondo Bloomberg Intelligence – gli emittenti colmano le lacune del mercato, nonostante l’aumento della volatilità.  Come si può vedere dalla tabella seguente, UBS Asset Management è stato l’emittente più attivo.

Ma dove risiedono i margini di innovazione in un mercato degli ETF sempre più affollato e competitivo? Secondo UBS Asset Management ci sono ancora grandi opportunità in due aree, quella degli ETF a reddito fisso e quella delle soluzioni d’investimento sostenibili. Sul primo fronte, nel prossimo futuro l’offerta di ETF obbligazionari sarà notevolmente più raffinata e varia; rivivremo, insomma, l’innovazione vista sugli ETF azionari. Nel complesso ci aspettiamo più soluzioni, diverse da indici core, strategie più innovative e disegnate per rispondere anche ad esigenze guidate dalle autorità di regolamentazione, come ad esempio quelle legate a requisiti di liquidità per alcune tipologie di investitori istituzionali secondo i criteri previsti da Basilea 3. L’attenzione alla sfera obbligazionaria passiva è già evidente guardando ai numeri: basti pensare che nei primi sei mesi del 2020, gli ETF obbligazionari hanno rappresentato più del 62% della raccolta complessiva in Europa (fonte: ETFGI).

Relativamente alla sfera ESG – e premesso che l’attenzione verso gli strumenti ESG è un trend e non una semplice moda – la spinta verso il lancio di sempre nuove soluzioni proseguirà, sostenuta anche dall’attenzione del regolatore, che ha definito in modo chiaro che in tutti i settori, incluso quello del risparmio gestito, il tema rischi ESG sarà normato in maniera sempre più stringente. In questo senso, nel definire la struttura dell’offerta è importante capire anche le più semplici indicazioni che arrivano dai regolatori, in modo tale da costruire prodotti innovativi e coprire esigenze che un domani possono diventare obbligatorie per gli investitori. Per fare un esempio concreto, UBS Asset Management a settembre 2019 ha provveduto a lanciare un ETF sul debito emergente solo ad alto merito creditizio con inglobato un filtro di sostenibilità, per venire incontro alle necessità in termini di rating di alcune tipologie specifiche di investitori istituzionali.

La difficoltà di essere innovatori nel mercato europeo degli ETF risiede, oltre che nel citato crescente affollamento in termini di strumenti ed emittenti, anche nella non scontata capacità di mettere in campo tutte quelle dispendiose ma fondamentali attività di ricerca e selezione degli index provider a cui affidarsi per lo sviluppo di nuovi prodotti. Perché innovazione deve sempre fare rima con qualità e in tal senso entra in gioco anche il tema dei costi. Sul fronte della scelta degli indici, ad esempio, se invece di selezionare un indice MSCI, S&P o JP Morgan, ci si orientasse su indici meno conosciuti e diffusi, certamente si potrebbero proporre strumenti più convenienti, ma con il rischio concreto di una qualità del prodotto inferiore. Perché l’indice da replicare, per quanto innovativo, deve essere costruito in modo efficiente.

Per quanto riguarda nello specifico UBS AM, la società ha sempre avuto a cuore l’innovazione, intesa proprio come la capacità di andare incontro e, perché no, anticipare le esigenze degli investitori, di qualsiasi natura essi siano. Il nostro ruolo di pionieri sul fronte degli ETF sostenibili, ad esempio, ci ha consentito di comprendere a fondo e per tempo tutte le dinamiche che si sono poi verificate in questa specifica dimensione dell’universo passivo, con un grande vantaggio competitivo e di visione. Si tratta di una peculiarità che puntiamo a mantenere anche perché, come i dati di Bloomberg dimostrano chiaramente, la capacità di innovare è sempre più premiata dagli investitori.