È iniziata “La Grande Inflazione 2.0”?

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La ‘Grande Inflazione’ è stato un periodo della storia economica degli Stati Uniti durato dal 1965 e il 1982 durante il quale la più grande economia del mondo ha conosciuto alti livelli di inflazione che hanno raggiunto anche la doppia cifra.

Senza dubbio, oggi viviamo in un mondo estremamente diverso, ma alcuni parallelismi possono ancora esistere. Secondo l’attuale posizione della Fed, l’inflazione sarà probabilmente transitoria. La banca centrale non ha quindi alcuna fretta di diminuire l’accomodamento monetario senza precedenti che ha introdotto durante la crisi del Covid.

I mercati, a quanto pare, sono di diverso avviso, dato che le aspettative di inflazione continuano a salire.

Vi sono quattro potenziali ragioni che potrebbero portare i mercati a non condividere l’opinione della Fed. Innanzitutto, la fiducia che i mercati hanno sulla capacità della Fed di controllare l’inflazione senza creare spostamenti sismici potrebbe diminuire. Questo è evidente dai brevi e forti picchi del CBOE Volatility Index (VIX) che si sono verificati in prossimità delle riunioni del Federal Open Market Committee (FOMC) quest’anno. Anche se sostenere i mercati finanziari non fa parte del mandato della Fed, negli ultimi tempi la banca centrale è diventata sempre più sensibile ai movimenti del mercato.

In secondo luogo, i livelli reali di inflazione hanno iniziato a salire in modo più ampio. Più recentemente, il tasso di inflazione annuale dell’Eurozona ha accelerato arrivando dall’1,6% di aprile al 2% a maggio, e superando le previsioni di consenso dell’1,9%. Mentre tali valori sono influenzati dai cosiddetti effetti di base, cioè l’aumento dei prezzi di fattori produttivi come il petrolio, se i prezzi delle materie prime continueranno salire e un superciclo delle commodity è davvero in corso,  l’inflazione potrebbe mantenere un tasso più alto.

In terzo luogo, la pandemia ha indotto una rinnovata attenzione allo stimolo fiscale da parte dei governi di tutto il mondo per indurre la crescita futura. Dall’impegno da 2.000 miliardi di dollari del presidente Biden per le infrastrutture ai 2.000 miliardi di euro di stimolo dell’Unione Europea, gli obiettivi dei governi sono chiari: il mondo ha bisogno di infrastrutture migliori. Se l’accomodamento monetario da solo non si dimostra inflazionistico, gli stimoli fiscali finiranno per essere l’ago della bilancia.

Il quarto fattore è la domanda repressa dei consumatori e delle imprese. Da 13,0 trilioni di dollari nel quarto trimestre del 2020, la spesa dei consumatori negli Stati Uniti è aumentata nel primo trimestre del 2021 sino ai livelli pre-pandemici arrivando a circa 13,4 trilioni di dollari. Crediamo che la domanda repressa potrebbe rapidamente far sì che la spesa dei consumatori superi il trend degli ultimi anni.

Quindi, cosa possono fare gli investitori? Esistono numerosi modi per proteggersi dal rischio d’inflazione, ma le materie prime sembrano essere molto popolari tra gli investitori in questo momento. I flussi in ETP sulle materie prime hanno superato gli 11 miliardi di dollari quest’anno, con la reflazione ha giocato un ruolo chiave in tal senso. Allo stesso modo, l’oro è stato rinvigorito dall’inizio del secondo trimestre di quest’anno, rimanendo fedele alla sua natura di strumento di risposta più all’aumento effettivo dell’inflazione che alle aspettative di inflazione. E se l’inflazione dovesse salire a livelli che ricordano la “Grande Inflazione”, l’importanza dell’oro potrebbe persistere.

La persistenza dell’inflazione rimarrà probabilmente ad essere oggetto di dibattito mentre continuerà ad essere importante anche osservare il modo in cui gli investitori sceglieranno di affrontare il rischio nei loro portafogli.