Ripresa più lenta sì, ma meno volatile nel 2022

-

Guardando agli ultimi indici PMI globali emerge una qualche forma di rassicurazione sulla sostenibilità della traiettoria di ripresa in futuro, in quanto hanno registrato un modesto aumento dopo il brusco calo che ha caratterizzato il periodo estivo (giugno-agosto). I miglioramenti si sono concentrati principalmente all’interno del settore dei servizi, lasciando intuire che le dinamiche legate alla riapertura abbiano probabilmente riacquistato forza, dato che la diffusione della variante delta è stata tenuta sotto controllo. Il settore manifatturiero ha mostrato segnali di stabilizzazione, anche se i vincoli presenti sul fronte dell’offerta non sono venuti meno. E sarà proprio l’evoluzione in futuro di tutto quanto riguarda i vincoli lato offerta un elemento fondamentale nel tracciare la traiettoria sia della ripresa che dell’inflazione. Man mano che la pandemia si avvia verso una sorta di equilibrio endemico, la domanda dovrebbe stabilizzarsi e i vincoli dell’offerta dovrebbero smorzarsi. Ne consegue che la ripresa dovrebbe proseguire l’anno prossimo seguendo un ritmo più lento sì, ma meno volatile che nel 2021. E che l’inflazione dovrebbe iniziare una graduale contrazione dopo l’inverno.

Tuttavia non mancano rischi per questo scenario. Il protrarsi dei vincoli lato offerta insieme all’elevata inflazione durante i mesi invernali portano con sè il potenziale di far rallentare la ripresa, aprendo la strada a scenari di vera e propria stagflazione. È anche possibile che la dinamica inflazionistica travasi nell’ambito delle aspettative e sul fronte del mercato del lavoro, diventando così radicata, aspetto che richiederebbe politiche monetarie più rigorose. Inoltre, i rischi di natura politica (ad esempio l’approccio cinese alla crisi del settore immobiliare e quello statunitense per quanto riguarda il segmento delle infrastrutture) rappresentano una fonte di incertezza significativa che rende più eterogeneo l’outlook.