Candriam. Elezioni in Turchia: conseguenze per i mercati

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A cura di Richard Briggs, Senior Fund Manager, Emerging Market Debt, Candriam

A spoglio ormai concluso, i risultati del primo turno delle elezioni turche non hanno visto alcun candidato ottenere il 50% e quindi le elezioni presidenziali andranno al secondo turno. Il margine è stato particolarmente ristretto, tuttavia, con il Presidente Erdoğan che ha superato i sondaggi pre-elezioni con oltre il 49% dei voti al primo turno.. Anche Sinan Oğan e l’MHP hanno ottenuto risultati migliori rispetto ai sondaggi pre-elezioni e non è chiaro se i suoi voti siano destinati confluire su Kılıçdaroğlu in un secondo turno.

Nelle elezioni parlamentari, l’Alleanza Cumhur guidata dall’AKP probabilmente otterrà la maggioranza in parlamento, mettendo Erdoğan in una posizione di vantaggio al secondo turno, e anche se Kılıçdaroğlu dovesse registrare un significativo miglioramento nei voti al secondo turno, dovrebbe poi governare con un parlamento guidato dall’AKP.

I risultati sono quasi certamente negativi per i mercati come si è visto già nelle prime mosse di questa mattina, con gli spread creditizi che si sono allargati in modo significativo e le aspettative sui tassi di riferimento che sono tornati a un livello insostenibile. La valuta si è mossa a malapena grazie agli interventi locali e, se il presidente Erdoğan resterà al potere, è probabile che la situazione rimarrà invariata nel breve termine, ma a costo di ingenti interventi da parte della banca centrale e delle banche locali, che creeranno maggiori squilibri che la Turchia dovrà risolvere quando sarà il momento.

La Turchia ha sempre avuto delle vulnerabilità, ma negli ultimi tre anni il Paese ha sempre più preso tempo, finanziato dai depositi di altre banche centrali, in particolare degli Stati del Golfo, e dai depositi della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Se la Turchia continua a registrare ampi disavanzi delle partite correnti, una volta che questi flussi si interromperanno o si invertiranno, la pressione sulla valuta e sull’economia potrebbe essere forte in assenza di un quadro politico credibile, cosa meno probabile sotto l’attuale amministrazione.