I mercati finanziari si interrogano sull’effetto “gennaio”

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Si tratta di una delle anomalie di mercato più conosciute, detta anche anomalia di calendario perché riguarda un momento preciso dell’anno, ovvero, il suo inizio: il mese di gennaio.

Ma a cosa ci riferiamo con il termine anomalia, associato al trading azionario? Di fatto, parliamo di performance (di titoli) e/o movimenti (di prezzo) che sono diversi da quelli attesi. Il mercato è in continua evoluzione, ma alcuni comportamenti – più o meno ricorrenti – possono rappresentare delle eccezioni all’interno di quelli che sono gli andamenti soliti osservati.

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L’EFFETTO GENNAIO NEL TRADING AZIONARIO. COSA È?

L’effetto gennaio è considerato una anomalia per via del percepito aumento dei prezzi delle azioni, rispetto agli altri mesi dell’anno.

“Questo si deve generalmente all’aumento del numero di acquirenti che seguono il calo dei prezzi, che di solito si verifica a dicembre, quando gli investitori si impegnano a raccogliere le perdite fiscali per compensare le entrate realizzate, provocando un sell-off, ovvero una vendita immediata. Un’altra possibile
spiegazione potrebbe riguardare il fatto che gli investitori utilizzano i bonus di fine anno per acquistare investimenti il mese successivo” ha dichiarato Francesco Bergamini, Rappresentante in Italia di Freedom Finance Europe, società internazionale di broker online e unico broker europeo quotato al NASDAQ.

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LE ANALISI DEGLI ULTIMI ANNI: COSA CI DICE IL MERCATO

Esistono dati a supporto dell’effetto gennaio. Ad esempio, uno studio della società di investimenti S&P Dow Jones Indices, ha rilevato che dal 1928 il rendimento medio dell’indice S&P 500 (U.S. market) a gennaio è stato del 3,2%. Questo valore spicca rispetto a un rendimento medio dell’1,1% rilevato negli altri 11 mesi dell’anno.

Tuttavia, prosegue Bergamini: “E’ bene sottolineare che l’effetto gennaio non è garantito: ci sono stati molti casi in cui l’indice S&P 500 è sceso a gennaio.

Inoltre, l’effetto gennaio sembra essere più evidente nei titoli a ridotta capitalizzazione rispetto a quelli a grande capitalizzazione”.

D’altronde, sebbene l’effetto gennaio sia un fenomeno di mercato reale e dimostrabile, non vi è alcuna garanzia che si verifichi effettivamente in un determinato anno. Nel corso degli ultimi 30 anni, i profitti di gennaio sono stati osservati nel mercato americano 17 volte (57%), mentre i mesi di gennaio con perdite sono stati 13 (43%).

L’EFFETTO GENNAIO TRA STRATEGIA E RISCHI

Investire in previsione dell’effetto gennaio può essere una tattica valida per alcuni investitori, ma è bene sottolineare che questa strategia comporta alcuni rischi e incertezze. “Infatti, si basa su un’anomalia di mercato che potrebbe non verificarsi ogni anno e, come tutte le strategie di investimento, dovrebbe essere utilizzata come parte di un portafoglio diversificato piuttosto che affidarsi esclusivamente ad essa” ha concluso Francesco Bergamini, Rappresentante di Freedom Finance Europe in Italia.