La convenienza del tasso fisso fa crescere le richieste di surroga nel mercato dei mutui

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Dopo le decisioni della Banca centrale europea, che per la prima volta dal 2019 ha ridotto di un quarto di punto percentuale il tasso sui depositi dal 4% al 3,75% crescono le richieste di surroga nel mercato dei mutui.

— di Francesco Megna

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La convenienza del tasso fisso rispetto al variabile si manifesta nei propositi dei mutuatari, che optano per  il fisso per la quasi la totalità delle richieste di mutuo  (99%), e richiedono surroghe per passare dal tasso variabile al fisso. Ad oggi le surroghe esprimono il 35% delle richieste, in crescita del 55% sul totale rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e del 65% rispetto al 2022, anno in cui la BCE ha deciso, per la prima volta da oltre dieci anni, di aumentare i tassi di interesse di riferimento della politica monetaria per contrastare l’aumento dell’inflazione e i suoi effetti negativi sull’economia.

Questo fenomeno si riflette inevitabilmente  sulle erogazioni, in crescita del 28% rispetto al 2023. La sforbiciata della BCE ai tassi di interesse non ha comunque  ancora avuto impatti rilevanti  sui mutui anche se il tasso variabile è in calo (attualmente intorno al 4,50%). Viceversa sale leggermente il tasso fisso, in un range che va dal 2,85% al 3,25% (a ottobre dello scorso anno aveva raggiunto il massimo al 3,90%). Mentre la durata media si assesta intorno ai 24 anni, mantenendo una certa stabilità rispetto agli ultimi tre anni, l’importo medio richiesto sale a 141.000 euro circa, il valore  più alto dell’ultimo decennio, indicatore di aumentata fiducia nel mercato da parte degli utenti e di percezione favorevole sulle prospettive economiche future.

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Aumenta il Loan-to-Value medio, ovvero  l’ indicatore che definisce il rapporto tra l’importo del mutuo richiesto per procedere all’acquisto e il valore dell’immobile che si ipoteca in garanzia alla banca, che passa dal 70% al 72% circa. La riduzione dei tassi fissi ha stimolato i richiedenti a prediligere i mutui con anticipi maggiormente ridotti, favorendo l’accesso al credito e incoraggiando ulteriormente la domanda di mutui.

I mutui green

Un’altra opportunità di risparmio è riferibile ai cosiddetti ‘mutui green’ che stanno riscuotendo un notevole successo: rispetto a un finanziamento standard, consentono di risparmiare tra i venti e i trenta punti base, con punte fino a 60. Rientrano in questa categoria i finanziamenti agganciati ad un immobile con classe energetica A e B: in alcuni casi gli istituti di credito vi fanno rientrare anche la C. Attualmente oltre l’80% degli immobili è in una classe energetica inferiore alla C e più di una compravendita su due riguarda ancora immobili in classe F o G, mentre l’85% degli immobili oggetto di compravendita necessitano di un adeguamento energetico. Le domande di mutui green sono cresciute in maniera rilevante passando dal 12 % dello scorso anno a oltre il 18% nei primi sei mesi di quest’anno.  Questa scelta è agevolata dalla direttiva sulle Case Green approvata dall’UE e presto diventerà legge anche in Italia. L’obiettivo è arrivare a un parco residenziale a zero emissioni entro il 2050. Il finanziamento per la riqualificazione di un immobile è finalizzato al miglioramento di almeno due classi energetiche. Questo focus sulla sostenibilità energetica offre inoltre la possibilità ai mutuatari di usufruire di benefici economici tangibili.