Proiezioni demografiche e spesa per le pensioni_1 luglio
In una recente audizione parlamentare il Presidente del Comitato di indirizzo e Vigilanza dell’Inps ha sviluppato una serie di riflessioni sugli impatti demografici sul sistema pensionistico italiano. In termini prospettici la popolazione residente nel nostro Paese è stimata in 58,9 milioni nel 2023 e si prevede che scenderà a 53,8 milioni nel 2052 con una perdita di circa 5,1 milioni di individui.
Gli squilibri evidenti nella struttura della popolazione derivano dalla combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età. Il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale. Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le coorti interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva.
L’INPS attualmente vede una situazione di sostanziale equilibrio di bilancio, nella sua componente finanziaria ed economico-patrimoniale. Per quanto concerne le componenti del bilancio, in entrata e in uscita, il trend di questi anni ha evidenziato una sostanziale stabilità, in termini reali, delle uscite per le prestazioni previdenziali e delle entrate contributive, e una contestuale crescita delle uscite per prestazioni assistenziali o di sostegno alle famiglie e dei conseguenti trasferimenti dalla fiscalità generale.
Una tendenza che potrebbe non essere irreversibile, registrandosi già dal preventivo 2024 una parziale inversione di tendenza nei trasferimenti, derivante da alcune misure di contenimento delle spese assistenziali e, probabilmente in prospettiva, del valore degli sgravi contributivi.
Questa situazione di sostanziale stabilità tenderà a peggiorare nei prossimi anni ed è importante che gli attori delle policy scelgano una coerente strategia per farvi fronte e garantire una prospettiva di stabilità e sostenibilità del sistema, da un punto di vista economico e sociale.
Prioritarie, in questa prospettiva, sono senz’altro le politiche strutturali di sostegno allo sviluppo di qualità del Paese che possano incidere positivamente sui principali fattori di stabilità del sistema, ad iniziare dalla crescita della massa salariale e reddituale e del conseguente gettito contributivo.
Politiche di sostegno mirate, selettive e stabili, orientate a sostenere la qualità delle attività economiche e del lavoro. Necessitano pertanto politiche orientate a sostenere l’infrastrutturazione e la trasformazione digitale del Paese, la ricerca, la formazione, i servizi alle imprese, la semplificazione amministrativa, l’accesso al credito.
Vanno inoltre rafforzate le politiche del lavoro mirate a mettere in gioco i bacini occupazionali ancora ampiamente inutilizzati: le donne, i giovani, il meridione, oltre ad una attenta politica di gestione dei flussi migratori.
Sono necessarie politiche previdenziali che salvaguardino la centralità del pilastro pubblico, pur integrato con quello complementare, che va esteso soprattutto alle persone che possono averne più bisogno.
Le incertezze poi sull’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche nel regime contributivo, con gli attuali livelli contributivi e anagrafici previsti per il pensionamento, non sono tanto legate al sistema di calcolo, bensì alla diffusa frammentarietà e povertà delle carriere lavorative, in particolare in alcuni settori, che fanno prefigurare una prospettiva pensionistica con trattamenti bassi, corrispondente ad una carriera lavorativa altrettanto incerta. A maggior ragione in assenza di un sistema solidaristico di protezione come era l’integrazione al minimo delle pensioni.
Il sistema contributivo, seppur collocato all’interno di un sistema a ripartizione, risponde ad una logica sostanzialmente assicurativa, con meccanismi di autoregolazione, in particolare attraverso i coefficienti di trasformazione, l’adeguamento dei requisiti anagrafici e contributivo alla speranza di vita, il sistema di rivalutazione del montante contributivo collegato alla dinamica del Pil.
Un sistema che per sua natura tende pertanto all’equilibrio attuariale che, in quanto tale, renderebbe anche sostenibili ulteriori forme di flessibilità in uscita. Un sistema pensionistico pubblico così caratterizzato dovrà, ancor più in prospettiva, introdurre maggiori elementi solidaristici e di equità a favore delle persone più deboli nel mercato del lavoro, chi ha svolto attività gravose o di cura in ambito familiare. I principali elementi di criticità rispetto alla sostenibilità prospettica del sistema previdenziale, almeno per il prossimo decennio, stanno quindi soprattutto in due fattori: la dinamica demografica, che dovrà anche nel medio periodo garantire un adeguato livello di forze attive impiegate nel mercato del lavoro, e l’adeguatezza dei trattamenti retributivi e delle condizioni reddituali