Welfare aziendale e contributo al potere d’acquisto

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Tra le diverse funzioni che il welfare aziendale interpreta e che si è rafforzata in particolare nel periodo di forte rialzo dell’inflazione vi è quella di un sostegno fornito al potere d’acquisto delle famiglie.  Da quanto emerge dall’ultimo Employment Outlook dell’Ocse sembra che tale ruolo potrebbe essere oggetto di ulteriori margini di sviluppo.

L’Italia è infatti il Paese che ha registrato il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie dell’OCSE. Nel primo trimestre del 2024, i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia. Grazie ai rinnovi di importanti contratti collettivi, soprattutto nel settore dei servizi, il numero di dipendenti del settore privato coperti da un contratto collettivo scaduto è sceso nel primo trimestre del 2024 al 16,7% dal 41,9% dell’anno precedente. Ciò ha contribuito a spingere la crescita dei salari negoziati al 2,8% rispetto all’anno precedente. Nel complesso, la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta nei prossimi due anni. Si prevede che i salari nominali (retribuzione per dipendente) in Italia aumenteranno del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025. Sebbene questi aumenti siano significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi OCSE, consentiranno comunque un recupero di parte del potere d’acquisto perduto, dato che l’inflazione è prevista all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2024.

Da evidenziare ancora la combinazione sinergica in cui si pone il welfare aziendale nei confronti del welfare pubblico considerando, così come sottolineato nel Welfare Index PMI di Generali, come una quota significativa della spesa di welfare nel nostro paese è a carico delle famiglie. Esse sostengono in modo diretto il 22% della spesa sanitaria italiana, il 71% di quella assistenziale per la cura dei figli e degli anziani, il 16% della spesa per l’istruzione.

L’importo totale della spesa sociale a carico diretto delle famiglie è stato nel 2023 di 140 miliardi, pari mediamente a 5.600 euro l’anno per nucleo familiare3 . Il carattere individuale di questa spesa la rende inefficiente, provoca costi elevati e difficoltà di accesso ai servizi per gli utenti.
Il welfare aziendale, trasferendo parte di questa spesa dalle famiglie alle imprese, e trasformandola da individuale a collettiva, agisce quindi come fattore di efficienza e di equità.