Cala la fiducia in Italia a ottobre

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I dati sulla fiducia diffusi oggi dall’Istat sono peggiorati sia sul fronte delle imprese che su quello dei consumatori, suggerendo che una decelerazione dell’economia nell’ultimo trimestre rimane un’ipotesi molto ragionevole.

La fiducia dei consumatori si attenua ma rimane solida

Sul fronte dei consumatori la fiducia diminuisce in ottobre, pur rimanendo su livelli elevati rispetto alla media di lungo periodo. I consumatori segnalano un deterioramento delle condizioni economiche e mostrano preoccupazione per gli sviluppi economici futuri. Ciò si riflette in un forte aumento delle aspettative sulla disoccupazione futura, che raggiungono il livello più alto dal febbraio 2023. I consumatori sono meno preoccupati per la loro posizione di bilancio, ma si dimostrano prudenti, mostrando una minore disponibilità ad acquistare beni durevoli. Continuiamo a pensare che il miglioramento in corso del reddito disponibile reale, derivante dalla combinazione di un mercato del lavoro resiliente, inflazione in calo e salari in accelerazione, richiederà tempo per tradursi in una forte accelerazione dei consumi. Nel breve periodo, i consumatori delle fasce di reddito più basse potrebbero essere più sensibili agli alti livelli dei prezzi dei beni di consumo più frequenti (energia e cibo) che al calo dell’inflazione complessiva. Tuttavia, ciò sembra ancora compatibile con una performance decente delle vendite al dettaglio, come suggerito dal miglioramento della fiducia dei commercianti.

Il settore manifatturiero si conferma debole, con scarse possibilità di un imminente rimbalzo dell’attività produttiva

Sul fronte delle imprese, il quadro è misto. La fiducia diminuisce nel settore manifatturiero e dei servizi, mentre migliora nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio.

Il calo della fiducia nel settore manifatturiero, il quarto consecutivo, conferma che la fase di debolezza è tutt’altro che finita. Scorrendo le componenti, notiamo un netto peggioramento degli ordini (sia interni che esteri) e piccoli cali nella componente della produzione corrente e delle scorte.  Non proprio il mix migliore per un imminente rimbalzo della produzione manifatturiera. Il comunicato odierno segnala anche che nel terzo trimestre l’utilizzo della capacità produttiva nel settore manifatturiero è sceso ulteriormente al 75,1%, il livello più basso dal secondo trimestre del 2020, in piena epoca pandemica. Aggiunge inoltre che il principale ostacolo alla produzione è di gran lunga la mancanza di domanda, con il ruolo della disponibilità di manodopera che si sta gradualmente ritirando. Ciò limita le possibilità di un’imminente accelerazione degli investimenti in macchinari, altrimenti stimolati dagli incentivi di industria 5.0.

Il che ci porta al settore delle costruzioni, forse l’elemento più positivo fra i dati diffusi oggi. Qui la fiducia è migliorata in tutto il settore, compreso quello degli edifici. L’effetto di coda del superbonus si sta dimostrando più duraturo delle attese e si combina con la buona dinamica della componente infrastrutturale, a sua volta sostenuta dall’attuazione della parte di investimenti del PNRR. Il freno agli investimenti nell’edilizia, che riteniamo non evitabile, potrebbe quindi essere ritardato, a vantaggio della crescita del PIL nella seconda metà del 2024.

I servizi inviano un segnale d’allarme

Il settore dei servizi, invece, si rivela particolarmente deludente. Qui la fiducia diminuisce di ben cinque punti sul mese, raggiungendo 95,3, il livello più basso da novembre 2023. La contrazione interessa in modo più marcato i settori dei trasporti e dell’informazione, ma anche i servizi alle imprese e il turismo.

Aumentano i rischi di un quarto trimestre molto morbido

Nel complesso, il dato odierno rappresenta un’apertura negativa per il quarto trimestre. La spinta del settore dei servizi, che finora ha più che compensato la debolezza del settore manifatturiero, sembra meno scontata nel quarto trimestre. Ciò rende il rallentamento già previsto per il quarto trimestre più soggetto a rischi di ribasso. Attualmente prevediamo una crescita media del PIL dello 0,7% nel 2024, allineata a quella del 2023.