Generali Investments: Mercati emergenti, i passi avanti nella ristrutturazione debito sovrano non frenano la volatilità
Quest’anno sono stati compiuti progressi significativi nella ristrutturazione del debito principalmente attraverso il processo del Quadro Comune del G20. In questo quadro paesi come Zambia e Ghana hanno concluso con successo i negoziati. I progressi sono dovuti in gran parte allo sviluppo di fiducia reciproca e all’esperienza tra le parti interessate, inclusi creditori ufficiali non tradizionali come Cina, India e Arabia Saudita, che hanno accelerato il processo di ristrutturazione. Anche lo Sri Lanka ha concluso con successo i negoziati per la ristrutturazione del debito, con un processo notevolmente più rapido rispetto a quello del Suriname. Ghana e Sri Lanka sono in attesa del voto degli obbligazionisti per ottenere la maggioranza necessaria. L’Ucraina ha annunciato il suo accordo con gli obbligazionisti il 22 luglio, ma non è ancora stato formalmente finalizzato. I paesi che rimangono in default includono Libano, Venezuela ed Etiopia.
Nel 2024 si nota anche un calo dei default sovrani nei mercati emergenti e delle richieste di una riduzione complessiva del debito rispetto al picco registrato nel 2021 e 2022; la richiesta del Ghana nel gennaio 2023 è stata l’ultima istanza significativa (peso dell’indice vicino all’1%), tenendo conto dell’Etiopia è andata in default a dicembre 2023 (peso dell’indice 0,1%).
Le obbligazioni in default nell’indice EMBIGD (Emerging Market Bond Index Global Diversified) hanno causato una notevole volatilità degli spread, ma la ristrutturazione potrebbe non risolvere necessariamente questo problema. Le obbligazioni ristrutturate di Zambia, Ghana, Sri Lanka e Ucraina che entrano nell’EMBIGD a spread più bassi potrebbero infatti continuare a causare volatilità.
Perché investire nel debito sovrano dei mercati emergenti in dollari?
Nonostante gli spread sembrino ristretti nel contesto storico, l’esposizione alla duration dell’EMBIGD (6,59) combinata con il rendimento a scadenza (YTM) dell’indice, escludendo i bond con rating CCC, offre ancora agli investitori un carry positivo rispetto al limite superiore del tasso dei Fed funds degli Stati Uniti. Questo contrasta con l’esposizione alla duration dei titoli di Stato statunitensi a 10 anni (7,88), che attualmente offrono un rendimento intorno al 4,20% (al 26 luglio 2024). Si potrebbe anche considerare che il premio per la durata dei titoli del Tesoro USA a 10 anni sia praticamente inesistente, lasciando gli investitori senza compensazione per i rischi fiscali, inclusa una previsione di aumento del rapporto debito/PIL degli Stati Uniti dal circa 99% attuale al 122% entro il 2034, secondo le proiezioni di un’istituzione non-partigiana degli Stati Uniti.