Quanto è stato utilizzato l’Ape sociale
Nel recente Rapporto annuale dell’Inps sono riportati i dati di utilizzo dell’Ape sociale. Va ricordato come tale prestazione consiste in un assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia, interamente a carico dell’INPS, erogato per 12 mesi all’anno, corrisposto in quote mensili e il cui ammontare è pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione, con un tetto massimo mensile di 1.500 euro lordi, fissato al momento dell’istituzione della prestazione e non rivalutabile annualmente. Il sussidio non è compatibile con i trattamenti di sostegno al reddito connessi allo stato di disoccupazione involontaria (per esempio la NASpI) né con l’indennizzo per la cessazione definitiva dell’attività commerciale. Possono fruirne i lavoratori (dipendenti, sia del settore pubblico che di quello privato, parasubordinati e autonomi, ad esclusione dei liberi professionisti iscritti ad ordini e collegi)8 che si trovano in situazione di svantaggio, a condizione di avere raggiunto 63 anni e 5 mesi di età (soglia, quest’ultima, aumentata dalla legge di bilancio 20249 rispetto alla previgente di 63 anni) unitamente ad almeno 30 o 36 anni di contributi. Per le lavoratrici è prevista una riduzione dei requisiti contributivi pari a 12 mesi per ciascun figlio nel limite massimo di 2 anni
Analizzando i dati a disposizione, sottolinea l’Inps, emerge che i richiedenti di APE sociale hanno sfiorato quota 39.000 nel primo anno di applicazione (il 2017)e, con un numero medio di domande liquidate pari a 16.000 all’anno tra il 2017 e il 2023.
I tassi di respingimento delle domande non sono trascurabili, ma sono scesi dal 50% medio del primo biennio al 22% del 2022, un valore comunque piuttosto elevato
Con riferimento alla durata media della prestazione essa varia negli anni, tra i 38 e i 42 mesi. L’onere mensile pro-capite varia tra i 1.000 e i 1.100 euro in media. Le domande nel complesso sono distribuite in modo geograficamente omogeneo, con una leggera preminenza del meridione con il 31% dei beneficiari residenti al Sud.
Per quanto riguarda le domande accolte, la categoria preponderante è quella per disoccupazione, che assorbe intorno al 64% delle domande, seguita dai caregiver, il 17% circa, dai richiedenti per invalidità civile (11%) e dai lavoratori in mansioni gravose (8%). Quest’ultima categoria è lievemente cresciuta negli anni, per effetto dell’aumento delle tipologie di soggetti assistiti nel 2018 e poi, ulteriormente, dopo il COVID-19. La categoria per cui si registra la variazione più significativa nel tempo è però quella per mansioni gravose che nel 2022 e 2023 ha assorbito il 14% delle domande, il doppio rispetto al 2017, in conseguenza dell’allargamento della lista dei lavori gravosi. Infine, le domande da parte di lavoratori invalidi hanno fluttuato intorno al 10%