Ruolo degli ETP a seguito dell’aumento delle ritenute sulle plusvalenze da criptovalute

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Quando fu fondata, nel 2018, 21Shares decise di offrire ai suoi clienti effettivi e potenziali l’opportunità di esporsi al mercato degli asset digitali tramite Exchange Trade Pructs. Il fine era quello di proteggere gli investitori dai rischi non direttamente legati alla performance delle criptovalute, ma correlati al loro possesso diretto, come quelli, per fare degli esempi, connessi alla sicurezza informatica o semplicemente alla conservazione delle credenziali di accesso alla rete. Per avere un’idea chiara, basta pensare che è possibile perdere l’investimento a seguito della perdita delle password o di un attacco hacker. Essendo collateralizzati al 100%, gli ETP eliminano questi rischi, dato che gli asset sottostanti sono detenuti presso parti terze e non dal cliente o dalla società che li emette. Questo punto è molto importante perché tutela anche dal rischio di controparte: se l’emittente dovesse dichiarare bancarotta, l’investimento resterebbe valido.

Altri ulteriori vantaggi sono connessi alla natura intrinseca dello strumento: è sicuro, trasparente, liquido e permette agli investitori di investire nell’asset class attraverso una struttura nota e regolamentata.

Tutte queste caratteristiche sono ciò che spinsero 21Shares a scegliere gli ETP come tramite tra la finanza tradizionale e quella decentralizzata e la decisione che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato oggi non fa altro che rafforzare questa convinzione. Infatti, se le plusvalenze generate dagli investimenti diretti in criptovalute saranno tassate al 42%, e non più al 26%, quelle da ETP saranno ancora tassate al 26%. Pertanto, gli ETP, che già prima erano una soluzione efficiente nei costi, se questa norma dovesse entrare in vigore lo saranno ancora di più, diventando uno strumento ancora più importante per l’adozione degli asset digitali.