Donne e lavoro, tra necessità di indipendenza economica e gender gap in azienda

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Il 25 novembre si celebrerà la Giornata Internazionale per l’eliminazione della
violenza sulle donne, un problema molto serio che riguarda molti aspetti della vita
delle persone e che si deve risolvere anche in ufficio.

L’Italia purtroppo ha due tristi primati: il tasso di occupazione nel nostro paese è il più basso
d’Europa (38% contro il 49% della media europea) e abbiamo il più grande divario
retributivo di genere tra 35 Paesi dell’area Ocse; le giovani laureate, che lavorano a tempo
pieno e senza interruzioni, guadagnano in media il 58% dello stipendio dei colleghi uomini e,
in più, le donne che lavorano sono scarsamente rappresentate nelle posizioni apicali e
decisamente più concentrate nelle categorie meno qualificate.

“Questi datiafferma Silvia Movio, director di Hunters Group, società di ricerca e selezione di
personale altamente qualificata – dimostrano che c’è un grosso problema che dobbiamo
necessariamente affrontare in maniera decisa. Da cosa dipende questa enorme differenza? La
prima motivazione è da ricercare nella mancanza di opportunità di carriera per le donne
poiché, nonostante la crescita nel numero di lavoratrici che hanno accesso all’istruzione
universitaria, le neolaureate continuano a essere sottorappresentate nelle occupazioni meglio
retribuite e nelle posizioni di vertice. E questo ha un impatto molto concreto nella vita delle
donne: guadagnano meno e hanno, di conseguenza, meno libertà finanziaria. Una forma di
violenza indiretta di cui si parla poco, ma non meno pericolosa”.

Donne e denaro, un binomio spesso non vincente. Secondo l’indagine “Le donne e la
gestione del risparmio”, realizzata dal Museo del Risparmio (con Episteme), il 60% delle
donne delega, volontariamente, la gestione economica al partner e il 40% gestisce da sola
unicamente le spese quotidiane. Non solo: soltanto il 58% ha un conto corrente intestato
personalmente, l’11,6% ne ha solo uno cointestato con il partner o un altro famigliare, mentre
il4,8% non ne ha neanche uno. Sebbene si siano fatti passi in avanti innegabili, è ancora
diffusa la credenza che sia l’uomo a doversi occupare delle questioni economiche. Alle donne,
invece, spetta il compito di gestire le questioni quotidiane e familiare. Una convinzione da
sradicare assolutamente e al più presto.

“La partecipazione delle donne al mercato del lavoroaggiunge Silvia Movioè decisamente
bassa, soprattutto se rapportata agli altri paesi in Europa e nel mondo. C’è poi un altro
problema: il lavoro femminile, nella maggior parte dei casi, si concentra in alcuni settori che,
in certi casi, sono decisamente meno remunerativi di altri. Nonostante alcune azioni molto
importanti, come la legge Golfo-Mosca, la strada è ancora lunga ed è davvero arrivato il
momento di cambiare.

I consigli di Hunters Group per parlare di soldi e chiedere un aumento senza stress.

Chiedere un aumento di stipendio: i consigli di Hunters Group per non
sbagliare. Parlare di denaro con il proprio capo non è mai semplice, anzi può rivelarsialtamente stressante.

Per questo motivo, è importante arrivare all’incontro ben preparati sui
risultati raggiunti e sul valore che si può portare all’azienda grazie al proprio lavoro. Non sono
da sottovalutare, inoltre, benefit di altra natura che possano essere una valida alternativa (o
integrazione) alla parte economica.

Essere consapevoli. Per prima cosa, è molto utile conoscere la retribuzione per ruoli simili
all’interno di altre aziende in modo tale che sia più semplice avere un’idea della situazione del
mercato del lavoro. Una volta compreso cosa accade “fuori dal proprio ufficio” è fondamentale
ragionare sui risultati concreti ottenuti nell’ultimo periodo e su quanto il proprio lavoro possa
aiutare ad aumentare il business.

Fare richieste specifiche e mai vaghe. Quando si chiede un aumento nel tentativo di
superare il gender gap è sempre meglio fare riferimento a una cifra specifica per dimostrare di
essere consapevoli della situazione. Dire semplicemente “vorrei più soldi perché ho lavorato
molto negli ultimi mesi” non è la strada migliore per non farsi bocciare la richiesta.

Sostenere la richiesta con solide argomentazioni. Prima dell’incontro è importante
raccogliere esempi concreti che possano supportare la richiesta economica. Raccontare, a
grandi linee, i successi lavorativi, gli obiettivi raggiunti o il miglioramento delle performance
del team può contribuire a farsi dire sì.
Mantenere un atteggiamento positivo. Se, da un lato, è fondamentale dimostrarsi sicuri di
sé e del proprio valore, è altrettanto importante mantenere un atteggiamento positivo,
rispettoso e professionale anche in una situazione potenzialmente estremamente stressante.

Lo scontro non è mai la soluzione.

Scegliere il momento e il mezzo migliore per la richiesta. Scegliere il momento giusto è
fondamentale: se l’azienda sta attraversando una serie di difficoltà economiche è inutile –
oltre che controproducente – andare a chiedere un aumento di stipendio. Allo stesso modo, se
per policy questi argomenti si affrontano, ad esempio, a gennaio non ha alcun senso farlo a
giugno. Il risultato sarà solo uno, in entrambi i casi: il rifiuto.

Anche la scelta del mezzo può fare la differenza. Normalmente è preferibile negoziare
l’offerta di persona o eventualmente al telefono se non c’è proprio modo di recarsi in ufficio.
In rarissimi casi, è possibile farlo via mail dando però estrema importanza allo stile e al tono
per trasmettere, anche in forma scritta, empatia e soprattutto apertura al dialogo.

Considerare il pacchetto retributivo nella sua interezza. L’aspetto economico è
certamente fondamentale, ma ci sono una serie di benefit integrativi che possono comunque
essere interessanti. Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di lavorare da casa, agli orari
flessibili, o all’assicurazione sanitaria. Non si tratta di denaro in senso stretto, ma sono aspetti
che, comunque, possono contribuire al miglioramento della propria condizione.