La Musa dei Mercati

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Il 2024 è stato un anno molto positivo per l’azionario, nonostante un contesto geopolitico complesso che ha avuto impatti limitati sui mercati. L’obbligazionario ha mostrato una volatilità elevata, con fasi di recupero e correzioni. In questo scenario, il focus si sposta ora sulle prospettive per l’anno prossimo, con opportunità e rischi da valutare per le diverse asset class.

Nel 2024, numerosi eventi geopolitici, tra cui guerre, crisi e tensioni internazionali, hanno dominato la scena globale, ma le loro ripercussioni sui mercati finanziari sono state contenute. Nonostante il contesto complesso, il prezzo del petrolio ha registrato fluttuazioni limitate, segno di una certa resilienza dei mercati. L’azionario americano ha continuato a guidare i listini globali, sostenuto da una crescita economica sorprendentemente forte, con consumi elevati e un mercato del lavoro robusto.

Il rallentamento dell’inflazione ha permesso alla Federal Reserve di adottare una politica monetaria meno restrittiva, mentre gli investimenti nell’intelligenza artificiale hanno contribuito ad alimentare la crescita degli utili, pur in un contesto di valutazioni elevate, che rendono l’azionario americano costoso in termini di prezzi/utili e prezzi/mezzi propri. I

n Europa, la stagnazione economica si è aggravata a causa di crisi politiche in paesi chiave come Germania e Francia. Il mercato obbligazionario è stato caratterizzato da un’elevata volatilità, legata ai cambiamenti nelle aspettative sui tassi di interesse. Le politiche monetarie hanno mostrato segnali di allentamento e l’attuale rigore dovrebbe ridursi specialmente nell’area euro dove il tasso sui depositi potrebbe arrivare al 2% entro la fine del 2025. Per il prossimo anno le prospettive restano positive per l’azionario americano, sebbene gli investitori debbano fare attenzione alle valutazioni.

Gli utili aziendali sono stati rivisti al rialzo, i buyback continueranno a rappresentare un sostegno importante per il mercato e gli indicatori di sentiment sono su livelli elevati ma non ancora estremi, anche se non si esclude la possibilità di correzioni specialmente dopo l’insediamento di Trump. In questo contesto, le small cap potrebbero rappresentare un’opportunità, poiché sono ancora relativamente meno care rispetto alle mega capitalizzazioni.

L’Europa, invece, presenta valutazioni attraenti ma occorre un catalizzatore positivo per rinnovare l’interesse degli investitori, con settori come il turismo, i media e la difesa che potrebbero risultare interessanti perché esposti agli Stati Uniti. Nel frattempo, i fondi monetari statunitensi hanno raggiunto livelli record. Una correzione potrebbe attrarre parte di questi capitali verso i listini azionari, che offrono rendimenti potenzialmente più elevati, contribuendo così a limitarne il drawdown. Infine, la Cina potrebbe rappresentare la sorpresa positiva.

La scarsa presenza nei portafogli dei gestori internazionali, la politica monetaria sempre più accomodante e gli ulteriori stimoli fiscali potrebbero creare le basi per un’inversione di tendenza. Le incognite riguardano il nodo del settore immobiliare e l’aumento dei dazi da parte degli Stati Uniti. Un maggior supporto al mercato real estate e una gestione oculata delle relazioni con Trump che limitino le ripercussioni della guerra commerciale, favorirebbero il progressivo ritorno della fiducia da parte degli investitori.