Commento Robeco: Tenere la rotta verso l’obiettivo net zero

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Da dicembre si registra un esodo di banche e asset manager nordamericani dalle alleanze impegnate a promuovere l’azzeramento delle emissioni nette. In risposta, la Net Zero Asset Managers Initiative (NZAM) ha annunciato una temporanea sospensione delle proprie attività, avviando una revisione mirata ad assicurare che l’iniziativa “rimanga adeguata al nuovo contesto globale”. Adesso gli investitori si domandano cos’altro potrà accadere e in quale direzione stiamo andando. Noi crediamo che il settore finanziario sia ancora impegnato a perseguire l’obiettivo net zero, ma con una maggiore incertezza sulle politiche economiche nel breve periodo.

La causa scatenante degli sviluppi delle ultime settimane è stata una lettera inviata il 20 dicembre a 60 asset manager statunitensi dalla Commissione giustizia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, che ha interrogato i destinatari sul loro coinvolgimento nella Net Zero Asset Managers Initiative e nelle attività di engagement collaborativo condotte tramite Climate Action 100+.

La Commissione ravvisa in tale coinvolgimento una potenziale violazione delle leggi antitrust e del dovere fiduciario.[1] Nell’ambito dell’indagine intrapresa dalla Commissione, NZAM e Climate Action100+ sono considerati un “cartello climatico di importanti istituzioni finanziarie e attivisti ambientali di sinistra” che “ha colluso per costringere le imprese statunitensi a decarbonizzarsi e ad azzerare le emissioni nette”.

Analoghe pressioni politiche spiegano la ritirata delle sei maggiori banche di Wall Street da un’iniziativa net zero per gli istituti bancari e la recente decisione della Federal Reserve di uscire dal Network for Greening the Financial System (NGFS), la rete globale di banche centrali impegnata a contrastare il cambiamento climatico.

Il panorama è cambiato

Robeco accoglie con favore la revisione annunciata dalla NZAM, che consentirà al gruppo di migliorare la propria strategia in vista del 2030. Non solo negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo, il panorama politico è cambiato notevolmente rispetto al 2020-21, quando gli investitori, le imprese e i governi si sono impegnati in massa a perseguire l’obiettivo net zero. Questi impegni ammontano al 93% del PIL globale e all’88% delle emissioni prodotte in tutto il mondo.

In generale, i governi non hanno mantenuto gli impegni presi. Nonostante i ragguardevoli passi avanti compiuti da paesi come il Regno Unito, le politiche pubbliche stanno portando il mondo verso un aumento delle temperature di 2,9 °C. Le recenti COP sul clima non hanno prodotto progressi degni di questo nome, le maggiori giurisdizioni (come l’UE) stanno ridimensionando le loro ambizioni ecologiche e la recrudescenza del protezionismo sta frenando l’adozione di tecnologie green.

È quasi incredibile che, nello stesso periodo, gli investitori con impegni net zero abbiano registrato buoni progressi. La maggior parte degli investitori, tra cui Robeco, vanta dati impressionanti sulla decarbonizzazione dei portafogli, nell’ordine del 40% e oltre. Chiaramente, ciò non è andato di pari passo con la riduzione delle emissioni nell’economia reale, né con l’adozione di politiche climatiche più ambiziose.

In questo contesto, è opportuno fare una breve pausa e riflettere sul ruolo degli investitori nel percorso della società verso l’azzeramento delle emissioni nette.

Aspettative esagerate

A nostro avviso le iniziative net zero sono partite con il piede sbagliato. Il lancio della Glasgow Finance Alliance for Net Zero (GFANZ) alla COP26 nell’omologa città scozzese nel 2021 fu salutato come un momento epocale, poiché l’alleanza raccoglieva 130.000 miliardi di dollari di capitali privati in attesa di essere investiti nella transizione net zero. L’aspettativa esagerata era che gli investitori avrebbero spinto la società a contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 °C. In questo lasso di tempo il ruolo cruciale svolto dai governi non ha ricevuto molta attenzione.

In realtà, per mitigare efficacemente il cambiamento climatico servono governi determinati a raccogliere questa sfida. La missione di John F. Kennedy di mandare il primo uomo sulla Luna ha portato alla creazione di tecnologie che hanno sostenuto il vantaggio competitivo delle imprese statunitensi per decenni. La rete Internet e la digitalizzazione – e il successo delle Magnifiche sette – si basano direttamente sulle invenzioni finanziate dal Dipartimento della Difesa USA. In tempi più recenti, la Cina ha utilizzato le imprese statali per sviluppare una posizione dominante a livello globale nelle tecnologie rinnovabili e nei veicoli elettrici.

Con gli opportuni incentivi pubblici, il mercato dimostra un’ingegnosità pressoché illimitata nel creare innovazioni e soluzioni scalabili. La transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette dipende dal mercato; sta agli investitori e alle imprese creare, distribuire e applicare soluzioni in grande scala, ma è il governo che deve spianare la strada. Ad esempio, il Green Deal europeo con regolamenti come l’SFDR e la CSRD costituisce una base essenziale per l’attuazione dei piani net zero di investitori e imprese.

Curva di apprendimento

In prospettiva, riteniamo che le iniziative net zero seguiranno la stessa evoluzione della maggior parte delle curve di apprendimento: un picco iniziale di aspettative esagerate seguito dal disinganno, prima di approdare a un pendio di illuminazione che porta alla produttività.

Possiamo solo sperare che la fase del disinganno non duri troppo a lungo. Il boom delle energie rinnovabili dimostra che l’approccio net zero può funzionare. Sempre più paesi stanno puntando su modelli di crescita economica che non comportino un aumento delle emissioni, avvicinando l’economia mondiale al punto in cui le emissioni assolute totali cominceranno a diminuire. Purtroppo, dopo il superciclo elettorale del 2024, il panorama geopolitico globale è contrassegnato dal nazionalismo e dalla frammentazione, e questo non favorisce certo la mitigazione del cambiamento climatico.

La lotta contro il cambiamento climatico si fa ogni giorno più urgente. Le temperature globali continuano a salire – nel 2024 si è superata la soglia di 1,5 °C – e il numero di persone che risentono degli impatti fisici del cambiamento climatico non fa che aumentare. L’integrazione di questi rischi climatici favorisce decisioni d’investimento più consapevoli.