Generali Investments: Il punto sui mercati e le prospettive di investimenti

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Il punto sui mercati:

Mercati tonici nonostante DeepSeek, guerra sui dazi, inflazione sopra le attese

Forte domanda verso titoli difesa e oro (spinta da domanda banche centrali)

Per la Fed il mercato vede solo 40 punti base di riduzione dei tassi di policy; per la BCE pricing più aggressivo con 76 punti base

Asset allocation:

Preferibile un’esposizione agli asset reali come l’azionario o alcuni assets appartenenti al mondo Private debt (bond infrastrutturali)

Aumentiamo la preferenza relativa per i Bund tedeschi rispetto ai titoli USA, atteggiamento costruttivo sui BTP italiani

Credito: privilegiamo titoli con la migliore combinazione tra spread attraente e duration contenuta

Azionario: esposizione al comparto bancario mondiale (alta profittabilità), ai titoli auriferi (forte aumento della domanda di oro da parte delle banche centrali) e ai titoli difesa in Europa

Dopo il buon avvio d’anno i principali mercati azionari hanno aumentato i guadagni e gli spread del credito hanno continuano a scendere, toccando nuovi minimi. Tutto questo nonostante le sfide del periodo:

La forte correzione del comparto dei Semiconduttori dopo l’annuncio di DeepSeek su un nuovo modello di IA

La volatilità per effetto dei primi dazi commerciali da parte del Presidente Trump. Canada e Messico sono stati i primi ad essere colpiti, con dazi al 25% a partire dal 1° febbraio. Trump ha colpito anche la Cina, con tariffe del 10% su tutti i beni importati. Al contrario di Canada e Messico, la Cina ha risposto con dazi del 15% su carbone e gas liquefatto, e del 10% su petrolio, macchinari agricoli e auto. Nei giorni seguenti, Trump ha annunciato ulteriori misure, in particolare dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio, fornendo però quote di esenzione per Canada, Messico e Brasile. Inoltre, Trump sembra ora concentrarsi sull’Unione Europea, “colpevole” di avere un grande surplus commerciale verso gli Stati Uniti.

L’inflazione americana al rialzo che ha sorpreso al rialzo riducendo così le probabilità di tagli Fed nel corso dell’anno.

Tra le notizie positive la spinta di Trump verso un accordo con la Russia sull’Ucraina che ha rincuorato gli investitori circa una de-escalation del conflitto e una normalizzazione dei rapporti con la Russia. Questo ha contribuito a spingere al ribasso le quotazioni del petrolio mentre ha acceso il dibattito su una maggiore spesa militare in Europa spingendo ulteriormente il settore Difesa sui mercati azionari europei.

Ultimo punto riguarda le elezioni in Germania dove i sondaggi vedono in testa i cristiano-democratici (CDU/CSU), ma con il partito di estrema destra AfD al 20%. Gli attuali partiti di governo, SPD, Verdi e Liberali dovrebbero subire un netto calo di consensi, con i Liberali che rischiano seriamente di non superare la soglia di accesso del 5%. La CDU ha escluso un governo con l’estrema destra, ma su alcuni temi come l’immigrazione le posizioni tra i due partiti sembrano essersi avvicinate. Fondamentale sarà la capacità / volontà del nuovo esecutivo di una riforma costituzionale per la revisione dei vincoli di bilancio, rilassando l’obiettivo di pareggio di bilancio in modo da favorire il superamento della prolungata fase di stagnazione del Paese.

Miglioramento per il settore manifatturiero ma sale l’inflazione spinta dal caro energia.

Il tasso di crescita negli Stati Uniti per il 2025 è stato rivisto al +2,3% dal precedente +2,1%, mentre il tasso di crescita ufficiale del 2024 è stato del +2,8%. Stabili le stime per l’Eurozona con il PIL che dovrebbe espandersi dell’1,0% nel 2025, stima invariata rispetto a un mese fa. Si tratta di una leggera accelerazione dopo il +0,7% segnato nel 2024.

I dati di inflazione negli Stati Uniti hanno sorpreso al rialzo: l’inflazione complessiva è risalita al +3,0% su base annua a gennaio, il tasso più elevato da giugno 2024 e l’inflazione core è salita al +3,3% dal precedente +3,2%, ma soprattutto ben due decimi sopra le attese (+3,1%). Anche in Eurozona i dati mostrano un leggero rialzo: l’inflazione complessiva segna un +2,5% su base annua a gennaio, il livello più alto da luglio scorso, mentre l’inflazione core rimane stabile al +2,7%. In entrambi i casi, l’effetto base meno favorevole sui prezzi dell’energia gioca un ruolo importante su questa riaccelerazione nella crescita dei prezzi. Gli analisti vedono una revisione al rialzo delle stime per l’inflazione USA nel 2025 con un tasso medio del +2,7% quest’anno, due decimi superiore rispetto alle previsioni effettuate un mese fa. Il 2024 si è chiuso con un tasso medio di inflazione del +3,0%.

Nell’Eurozona, non ci sono invece variazioni: il tasso medio di inflazione per il 2025 dovrebbe assestarsi al +2,1%, dopo il +2,4% registrato nel 2024.

Le politiche monetarie: la BCE taglia a gennaio, la Fed rimane ferma

Si allarga la forbice tra Fed e BCE: la prima ha mantenuto i tassi di interesse invariati a gennaio, confermando l’attuale corridoio di politica monetaria tra il 4,25% e 4,50%. Per contro, la BCE ha tagliato i tassi di riferimento di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2,75%. Inoltre, le prospettive enunciate dalle due banche centrali mostrano una traiettoria molto più accomodante per la BCE (pronta a nuovi tagli) rispetto alla Fed (nessuna fretta di tagliare i tassi, dati i rischi sull’inflazione).

Per la Fed il mercato vede solo 40 punti base di riduzione dei tassi di policy, ossia tra uno e due tagli da qui a fine 2025. Il pricing per la BCE è decisamente più aggressivo con 76 punti base, o tre tagli addizionali prezzati da qui a fine anno, di cui il primo già nella riunione di inizio marzo.

Per quanto riguarda la BCE, il focus rimane sui rischi per la crescita che rimane debole ed esposta, al rischio di un impatto negativo su esportazioni e investimenti in caso di dazi da parte dell’amministrazione Trump.

I mercati finanziari e le prospettive

L’azionario europeo ha decisamente sovraperformato quello statunitense da inizio anno (+10% vs +3% considerando l’impatto della valuta), recuperando una parte della sottoperformance avvenuta nel corso del 2024, specie dopo le elezioni europee di giugno.

Buona performance del comparto del credito, sia Investment Grade sia High Yield. Gli spread sono a livelli molto contenuti (Investment Grade sotto i 90 punti base in Europa, High Yield sotto i 300 punti base), ma ciò è giustificato dai fondamentali delle imprese molto solidi a fronte di governi che potrebbero allentare i cordoni della spesa pubblica (specie in Germania). Anche lo spread BTP-Bund rimane a livelli contenuti, poco sopra quota 100 punti base.

I tassi dei bond governativi sono sostanzialmente ai livelli di un mese fa. Il tasso decennale USA oscilla attorno a quota 4,50% (in lieve calo) mentre quello sui Bund tedeschi è invariato in area 2,50%. In entrambi i casi, ricordiamo che questi livelli di tassi implicano tassi reali ampiamente positivi e sostanzialmente in linea con i potenziali di crescita reale. Storicamente questi sono quindi buoni livelli di acquisto in un’ottica di medio termine.

Guardando in avanti, come già detto a gennaio, l’attuale contesto appare ancora costruttivo per gli asset rischiosi, pur in presenza di elementi che possono generare volatilità.

In un mondo con inflazione ancora elevata (nonostante i progressi degli ultimi due anni), è bene mantenere un’esposizione agli asset reali come l’azionario o alcuni assets appartenenti al mondo Private debt (bond infrastrutturali) e approfittare di cali nel pricing sulle aspettative di inflazione (come avvenuto di recente) per costruire o aumentare l’esposizione ai bond inflation-linked, che possono proteggere da fiammate di inflazione non previste.

Al contempo, il livello reale dei tassi reali, come appena ricordato, suggerisce di mantenere un’esposizione al comparto obbligazionario, sfruttando sia strategie di carry sia diversificazione in segmenti che pagano i tassi reali più elevati (come in alcuni paesi emergenti).

La gestione a volte poco prevedibile delle politiche di dazi doganali da parte dell’Amministrazione Trump è sicuramente un altro fatto da tenere in considerazione.

ll nostro posizionamento per le varie classi di attivi è il seguente:

Preferiamo avere un livello ridotto di cassa nei portafogli, così da finanziare un sovrappeso sia in ambito obbligazionario, sia, seppur con maggiore prudenza, in campo azionario.

Tra i bond governativi, dopo la sottoperformance dei tassi europei ad inizio anno, aumentiamo tatticamente la preferenza relativa per i Bund tedeschi rispetto ai titoli statunitensi, a maggior rischio a causa dell’inflazione più elevata, le politiche espansive attese dall’amministrazione Trump e l’elevato deficit pubblico oltreoceano. Manteniamo un atteggiamento costruttivo sui BTP italiani, ormai prossimi al livello di 100 punti base rispetto ai pari titoli tedeschi. Sulla Francia, miglioriamo tatticamente l’atteggiamento dati i progressi in ambito politico ma riteniamo improbabile che lo spread tra OAT e Bund possa scendere sotto i 70 punti base in maniera strutturale in assenza di risultati concreti nella gestione del dell’elevato debito pubblico. Per quanto concerne Bund e Treasury i livelli 2,5% e 4,5-4,6% possono essere considerate aree di accumulo.

Credito: gli spread si sono ulteriormente ridotti nelle ultime settimane, tuttavia, manteniamo un atteggiamento costruttivo. Il credito offre, infatti, diversificazione rispetto ai titoli governativi e i solidi fondamentali aziendali giustificano gli attuali spread ridotti. Ciò detto, visti i livelli ridotti di spread, siamo molto attenti nella selezione dei singoli titoli, privilegiando quelli con la migliore combinazione tra spread attraente e duration contenuta (preferiamo prendere esposizione alla duration sulle curve governative).

Sul comparto azionario, atteggiamento costruttivo su Stati Uniti ed Europa. Gli Stati Uniti continuano a beneficiare di crescita sostenuta degli utili e prospettive di politiche espansive e pro-business da parte dell’amministrazione Trump. L’Europa, pur in un contesto di crescita più debole, offre valutazioni molto più convenienti e potrebbe beneficiare di un accordo di pace tra Russia e Ucraina. Continuiamo a sostenere l’esposizione al comparto bancario mondiale (alta profittabilità), ai titoli auriferi (forte aumento della domanda di oro da parte delle banche centrali) e al settore difesa in Europa.