Cina, si ferma il manifatturiero

di redazione -

L’indice Pmi, sceso sotto quota 50, conferma il rallentamento dell’economia. Bene invece il Giappone. Giù le borse

Il settore manifatturiero cinese è in difficoltà. Secondo i dati ufficiali diffusi dall’Ufficio di statistica, l’indice Pmi (Purchasing manager index, calcolato sulle opinioni dei direttori degli acquisti delle imprese) è sceso in agosto sotto quota 50, a 49,7 punti. Il calo è particolarmente significativo perché il valore di 50 è quello che separa l’espansione economica dalla contrazione.

Rallenta anche il settore dei servizi, sceso, secondo le autorità cinesi, a 53,4 da 53,9 di luglio.

Ancora più pesanti i dati calcolati dall’istituto di analisi indipendente Markit, secondo il quale il Pmi manifatturiero cinese è sceso in agosto a 47,3 da 47,8 di luglio, toccando il livello più basso dal marzo 2009. Secondo Marikit, l’indice Pmi relativo ai servizi è sceso a 51,5 punti dai 53,8 di luglio.

I dati hanno avuto un effetto immediato sui mercati azionari; la borsa di Shanghai è arrivata a perdere il 4%, per chiudere a meno 1%. Peggio è andata a Tokyo che ha perso il 3,84%. Non hanno potuto evitare il crollo della borsa giapponese i dati, comunicati successiviamente, relativi al Pmi Markit del paese, che è salito in agosto a 51,7 punti dai 51,2 di luglio. Un valore, va detto, leggermente inferiore alle attese che erano per 51,9 punti.

Sono partite in negativo anche le borse europee. A un’ora dall’avvio degli scambi, Milano, Francoforte e Parigi cedono circa due punti percentuali, mentre Londra è in calo dell’1,7%.