Italia, migliora la fiducia di consumatori e imprese

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Gli indici, rileva l’Istat, in settembre sono saliti rispettivamente da 109,3 a 112,7 e da 103,9 a 106,2. In entrambi i casi si tratta dei livelli più alti degli ultimi due anni

Deciso miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese italiani. Nel mese di settembre, rileva l’Istat, l’indice di fiducia dei consumatori (base 2010=100) è salito a 112,7, contro i 109,3 punti di agosto. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator, anch’esso base 2010=100) è passato a 106,2 da 103,9 di agosto. Entrambi gli indici permangono ai livelli massimi osservati negli ultimi due anni.

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Per quanto riguarda i consumatori, il clima di fiducia migliora in tutte le componenti ma in particolare per quella economica (a 143,2 da 133,1), ma anche per quella personale (a 103,6 da 101,4), quella corrente (a 108,0 da 104,0) e quella futura (a 122,0 da 117,7).

Migliorano le stime sia dei giudizi sia delle attese dei consumatori sull’attuale situazione economica italiana (a -47 da -61 e a 14 da 6, i rispettivi saldi). Gli intervistati vedono un rallentamento della crescita dei prezzi sia nei 12 mesi passati sia nei prossimi 12 mesi (a -19 da -14 e a -18 da -14 i saldi). Diminuiscono significativamente le attese di disoccupazione (a 7 da 25).

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Anche per le imprese, crescono tutti i climi di fiducia: quello del settore manifatturiero (a 104,2 da 102,7), quello delle costruzioni (a 123,3 da 119,5), quello dei servizi di mercato (a 112,2 da 110,0) e quello del commercio al dettaglio (a 108,8 da 107,8).

Nelle imprese manifatturiere migliorano sia i giudizi sugli ordini (a -11 da -15 il saldo) sia le attese sulla produzione (a 12 da 11), mentre i giudizi sulle scorte rimangono stabili (a 3). Nelle costruzioni migliorano sia i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione sia le attese sull’occupazione (a -30 da -32 e a -7 da -10, i rispettivi saldi).

Nelle imprese dei servizi migliorano i giudizi e le attese sugli ordini (a 9 da 4 e a 10 da 6, rispettivamente) ma non le attese sull’andamento generale dell’economia (a 16 da 19). Nel commercio al dettaglio migliorano i giudizi sulle vendite correnti (a 16 da 14), mentre peggiorano le attese sulle vendite future (a 28 da 29) e in diminuzione sono giudicate le giacenze di magazzino (a 10 da 12).