Focus paesi CE3, rallentamento della dinamica congiunturale

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Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria: Rallentamento modesto della dinamica congiunturale e leggero calo dell’inflazione.

Ultimamente, la Polonia ha registrato una leggera flessione sia a livello di produzione industriale che di vendite al dettaglio. È stato sorprendentemente forte il calo del tasso d’inflazione. A febbraio è sceso all’ 1,4% p.a. dopo l’1,9% p.a. del mese precedente.
Nella Repubblica Ceca si è assistito a un simile andamento dell’inflazione, dove il tasso d’inflazione è sceso di nuovo sotto il 2%. La disoccupazione è calata ancora una volta (al 3,7% a febbraio). L’indicatore di sentiment dell’economia ceca è salito ulteriormente e si trova quasi al massimo degli ultimi 10 anni. La banca centrale ceca intravede segni di surriscaldamento, non vuole, tuttavia, partire con eventuali misure in materia di tassi d’interesse, prima che inizi a muoversi in questa direzione anche la banca centrale europea.

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L’Ungheria offre un quadro economico simile a quello della Repubblica Ceca e della Polonia – congiuntura solida, inflazione in lieve calo e tasso di disoccupazione basso. Diversamente dai due paesi menzionati, la banca centrale in Ungheria ha, tuttavia, un obiettivo di inflazione del 3% invece che del 2%. La banca centrale ungherese ritiene che questa soglia possa essere raggiunta a metà del 2019.

Le elezioni parlamentari in Ungheria sono state attese con interesse. Le speranze dell’opposizione di un possibile successo a sorpresa sono state amaramente deluse. Al contrario, il premier Orban con il suo partito Fidesz ha addirittura ottenuto una stretta maggioranza dei due terzi in parlamento.

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I mercati azionari della regione hanno in gran parte ceduto a marzo. La Polonia è stata ancora una volta la più debole con una flessione di oltre 6%. Le azioni ungheresi hanno perso poco più del 2%, più o meno come la media dei paesi emergenti. Contrariamente al trend globale la borsa di Praga ha addirittura registrato un leggero guadagno.