Ecco perché il cibo da asporto potrebbe diventare un’ossessione salutista

Advisory Board del fondo Pictet-Nutrition di Pictet Asset Management -

In risposta al cambiamento delle abitudini alimentari, le imprese del settore stanno sviluppando nuovi modi per produrre cibo già pronto che sia più sano e più rispettoso per l’ambiente. Questa è una notizia positiva anche per gli investitori.

Ogni comodità porta anche le sue scomodità. Questo accade anche nel caso del cibo. A mano a mano che mangiamo più spesso fuori casa o ordiniamo, o cibo a domicilio, con lo scopo di rendere la nostra vita un pò più semplice, rischiamo di mettere in pericolo la nostra salute e danneggiare l’ambiente. Le statistiche mostrano chiaramente questo cambiamento radicale nelle nostre abitudini alimentari. Per la prima volta nella storia, gli americani stanno spendendo di più per il cibo fuori casa (food away from home – FAFH) – cioè mangiare al ristorante, prendere uno snack in un negozio oppure consegne a domicilio – rispetto a quello che spendono per cucinare a casa. Ogni anno i cittadini statunitensi spendono più di 730 miliardi di dollari per mangiare fuori. Questa è la voce principale di spesa familiare legata al cibo, come mostra il grafico.

Cibo pronto: più di una moda
Spesa annuale per il cibo, per categoria in milioni di dollari; la percentuale di FAFH (cibo pronto, non cucinato a casa) nella spesa per cibo delle famiglie
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Fonte: Ministero americano dell’Agricoltura. Calcolato dal Servizio di Ricerca Economica, USDA, utilizzando varie serie storiche dell’ufficio di statistica nazionale (US Census Bureau) e dal ministero del lavoro (Bureau of Labor Statistic). Il totale delle spese “FAHF” include il costo delle materie prime per prepararlo; la spesa delle famiglie per i FAFH (scala di destra) non lo include.

Questo fenomeno non è confinato solo agli Stati Uniti. Accade anche in altri paesi sviluppati, così come in alcuni emergenti, che sono la culla di una popolazione urbana in crescita che ha sempre più potere d’acquisto.

Ma c’è anche il lato “scomodo”. Mangiare fuori casa non è sano e incrementa l’inquinamento.

Dieta fuori casa: velocità verso qualità

Studi accademici hanno scoperto che mangiare fuori riduce la qualità della nostra alimentazione. Incrementa il contenuto di grassi saturi e solidi sul totale delle calorie che assumiamo, così come l’ammontare di zucchero che consumiamo per 1.000 calorie al giorno – sostanze che causano obesità e malattie croniche. Per l’adulto medio, un pasto fuori casa alla settimana incrementa la quantità di calorie assunta giornalmente di 134 unità, aggiungendo circa 1 chilogrammo al nostro peso ogni anno.

Questo ha anche un costo economico. Si stima che curare le malattie legate a una alimentazione errata costi circa 2.000 miliardi di dollari l’anno, il 2,8% del PIL globale.

C’è anche un costo ambientale da pagare. La ricerca mostra che mangiare fuori casa contribuisce allo spreco alimentare, un azzardo ecologico che implica emissioni di anidride carbonica maggiori di quelle dell’India intera, il terzo paese al mondo per emissioni di gas serra.

Il costo di “delegare” la nostra alimentazione
Apporto medio calorico e nutrizionale per individui americani con età oltre i 2 anni 
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Fonte: USDA, Nutritional Quality of Food Prepared at Home and Away From Home, 1977-2008, Dicembre 2012 

Se prendiamo in considerazione il cambiamento in atto nelle strutture familiari e nello stile di vita, la domanda per il cibo pronto può solo incrementare ulteriormente.

Dato che il costo di questo trend sta diventando sempre più chiaro, il settore dovrà fronteggiare pressioni per fornire cibo più sano e più sostenibile dal punto di vista ambientale.

E questo, a detta dell’Advisory Board del nostro fondo Pictet-Nutrition, potrebbe creare molte opportunità di investimento nel settore delle tecnologie legate all’industria alimentare. Queste comprendono quelle società che sviluppano nuove tecnologie e processi che incrementano l’apporto nutrizionale del cibo e migliorano il confezionamento.

Una ricetta per il successore

Il cibo fuori casa solitamente è ricco dal punto di vista energetico e povero di nutrienti, dato che ha bisogno di passare attraverso processi lavorativi che lo rendano meno deperibile – tradizionalmente attraverso il congelamento o l’aggiunta di zuccheri, sali, amidi, grassi saturi o altri conservanti.

Di recente, invece, i produttori hanno iniziato a sviluppare un ampio numero di nuove tecnologie che prendono spunto da metodi tradizionali di conservazione del cibo – come utilizzare le alte o basse temperature – per migliorare sia il sapore che i tempi di scadenza, senza l’aiuto di ingredienti dannosi per la salute.Ad esempio, alcune società stanno sviluppando sistemi basati sulla luce ultravioletta, le frequenze radio o i fasci di elettroni per migliorare il metodo conosciuto come “pastorizzazione lampo”, che utilizza le alte temperature per uccidere i micro-organismi come le muffe e i batteri. Altri stanno sviluppando una versione “a freddo” della pastorizzazione a caldo, conosciuta col nome di “pressione fredda”, che utilizza le basse temperature e l’alta pressione per eliminare i micro-organismi.

In altri passaggi della catena alimentare, alcuni fornitori stanno introducendo la prossima generazione di soluzioni per il confezionamento del cibo, con lo scopo di garantirne sicurezza, freschezza e valori nutrizionali, senza comprometterne la convenienza. Queste tecnologie includono sensori avanzati, codici QR, etichette intelligenti, così come imballaggi ad atmosfera modificata (o con quantità di ossigeno ridotta).

Le società che offrono prodotti e servizi come i magazzini refrigerati o i sistemi di distribuzione con temperatura controllata sono essenziali per garantire il funzionamento della “catena del freddo”, che aiuta a estendere la durata dei prodotti confezionati o di quelli freschi.
Tutti questi servizi e tecnologie, la cui adozione sta accelerando grazie alla crescente consapevolezza dei consumatori dell’importanza della corretta alimentazione per la propria salute e il proprio benessere, offrono la possibilità di avere cibo più velocemente e di qualità superiore. Sembra che questo stia già accadendo: una ricerca del Dipartimento Americano dell’Agricoltura mostra che alcuni effetti negativi del mangiare fuori casa sulla qualità dell’alimentazione sono diminuiti negli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda il consumo di grano integrale, sodio e verdure.

Semi di chia per tutti?

Rendere più sano il cibo non preparato a casa, coinvolgerà anche la ricerca di una soluzione a un altro problema: le ineguaglianze sul cibo.

Come ci fanno notare i membri del nostro Advisory Board, il cibo sano da asporto – confettura di mirtilli, quinoa, succhi pressati a freddo – tende a escludere le famiglie a basso reddito, che non possono permettersi ingredienti esotici e non hanno praticamente accesso a negozi che li abbiano. Questi gruppi socio economici tendono quindi a optare per cibi che hanno subito pesanti processi per la conservazione, pieni di calorie e a basso prezzo, in vendita nei negozi locali.

Quello che osservò George Orwell nel 1930 vale ancora – i poveri spendono di più per pane bianco, margarina, carne in scatola, zucchero, tè e patate, rispetto a quanto spendono per verdura, latte e frutta. “Meno soldi si hanno e meno siamo disposti a spenderli in cibo salutare. Pane bianco assieme alla margarina, tè zuccherato non sono nutrienti, ma hanno un sapore migliore (così pensano la maggior parte delle persone), del pane integrale e dell’acqua” scriveva.

Le ineguaglianze a livello alimentare possono essere affrontate in diversi modi. Secondo il nostro Advisory Board ci sono ottime opportunità per le società alimentari specializzate di costruire marchi di consumo globali, forti ed inclusivi, che producono cibo di qualità e salutare, per il mercato di massa. Questo, assieme a programmi sviluppati a livello locale per offrire educazione alimentare e piani di controllo del proprio peso, avrà un ruolo fondamentale nel miglioramento delle nostre abitudini alimentari.

Il cibo già preparato del futuro potrebbe essere molto più conveniente e più salutare, più accessibile ed anche a buon mercato.


 Advisory Board del fondo Pictet-Nutrition di Pictet Asset Management