DWS: Analisi mensile del mercato e posizionamento

DWS Asset Management -

Il mese di maggio è stato più duro che buono. Dopo che molte borse hanno toccato nuovi record, la politica commerciale USA ha fatto scendere i rendimenti azionari e obbligazionari. E l’estate potrebbe essere rovente.

Market overview

“In caso di emergenza, rompere il vetro” – c’è qualcosa di simile nell’ultimo colpo di scena internazionale del Presidente Trump, questa volta in Messico, dove sembra che si stia aprendo un altro fronte nella guerra commerciale. Quando una casa bianca belligerante in questo stato d’animo incontra una borsa valori che è abbastanza pronta a “sell in May and go away”, non ci si può certo stupire dei risultati. E sono chiari.

Dopo un rally di quattro mesi che ha portato alcuni indici a nuovi massimi storici, la maggior parte dei mercati azionari ha chiuso maggio in territorio fortemente negativo. L’indice MSCI All Country World Index (ACWI) (total return) ha perso il 5,8%, un terzo del terreno che aveva guadagnato fino ad oggi. Il petrolio, nel frattempo è scivolato, il prezzo del WTI (West-Texas-Intermediate) è sceso del 16,2%. Anche i mercati obbligazionari hanno preso male dopo le ultime analisi balistiche di Trump. Il rendimento dei titoli di Stato americani a 10 anni a maggio è crollato da poco più del 2,5% al 2,12%, al di sotto del tasso di interesse di riferimento della Federal Reserve. I mercati ora stanno includendo nei prezzi i due prossimi tagli dei tassi della Fed entro la fine dell’anno. In Europa, i rendimenti dei bund a 10 anni sono nuovamente scesi sotto la linea dello zero e hanno persino registrato un nuovo minimo storico di -0,21% il 31 maggio.

Tuttavia, questa correzione è ancora modesta, vista nel contesto più ampio dell’ottimo inizio d’anno, che probabilmente includeva nei prezzi una ripresa economica più robusta. Dopo tutto, gli indicatori macroeconomici hard e soft dell’ultimo mese sono stati complessivamente smorzati: un po’ meglio qui –(consumi in Europa e negli Stati Uniti), un po’ peggio là (composizione del PIL USA, il malessere della produzione manifatturiera globale [vedi DWS U.S. Economic Outlook al 5/20/19]). Nel complesso, non hanno continuato a mostrare la crescita di marzo e aprile, ma piuttosto un fiacco movimento laterale. E infine, l’MSCI ACWI è ancora scambiato “solo” intorno al 7%, al di sotto del suo precedente massimo storico.

La grande questione che si pone è se tutti i rischi derivanti dai recenti conflitti commerciali siano già stati inclusi nei prezzi. L’attenzione rimane concentrata sul conflitto tra Cina e Stati Uniti, che è passato da una controversia sui dazi a una guerra per la supremazia tecnologica. Ma anche i conflitti con il Giappone e l’Europa rimangono irrisolti. E la ratifica del nuovo NAFTA (North America Free Trade Agreement), il United States-Mexico-Canada Agreement (Usmca), è assolutamente fuori discussione dopo il tweet di Trump contro il Messico del 31 maggio. Ha minacciato dazi punitivi sulle importazioni messicane, che saliranno da un iniziale 5% fino al 25% in ottobre con incrementi del 5% alla volta, se il Messico se il Messico non agirà per risolvere bloccare il flusso di immigrati illegali.
Già l’escalation con la Cina aveva accresciuto le nostre preoccupazioni che le controversie commerciali potessero durare più a lungo del previsto. Il tweet contro il Messico lo rende più probabile. Riduce la nostra speranza di soluzioni razionali e aumenta il pericolo che i conflitti sviluppino una spinta incontrollabile.

ùLe imprese e i consumatori statunitensi risentiranno probabilmente dei dazi messicani ancora più velocemente e più chiaramente che per i prodotti cinesi – non da ultimo a causa dei maggiori volumi commerciali e delle catene di approvvigionamento interessate. È probabile che le aziende sentano una maggiore incertezza visto che né il Congresso né il Partito Repubblicano sono stati in grado di convincere il Presidente degli Stati Uniti, ora che le sue azioni tendono a danneggiare le imprese statunitensi. I partner commerciali internazionali potrebbero provare lo stesso disagio dopo l’inaspettato tweet contro il Messico. Con il trattato USMCA che sta per essere ratificato dai tre organi legislativi, mina l’impegno degli Stati Uniti nelle questioni diplomatiche.

Il sentiment, le condizioni di finanziamento e i mercati dei capitali potrebbero tutti risentire in modo significativo dell’escalation dei conflitti commerciali di quest’anno. Se queste controversie dovessero continuare riteniamo che il maggiore impatto sulla crescita economica globale arriverà nel 2020.

Nuove previsioni

Questo ci porta a nuove previsioni a 12 mesi per giugno 2020, rispetto a quanto esposto durante la nostra investment conference dello scorso 23 maggio. Il nostro scenario di base per l’economia globale rimane complessivamente ottimistico in quanto non ci aspettiamo ancora un’altra escalation della guerra commerciale. Siamo solo un po’ più cauti e abbiamo ridotto le nostre previsioni di crescita globale per l’anno in corso dello 0,1%, al 3,4%. Non ci aspettiamo che la Fed aumenti ulteriormente i tassi d’interesse e la pressione inflazionistica dovrebbe rimanere moderata. Questo ci riporta quasi all’optimum per i mercati dei capitali: la “Goldilocks economy” con bassa inflazione e tassi bassi. Ma ci sono molti problemi globali che ci impediscono di essere euforici. In Europa, Brexit, Italia e il populismo dominano la scena e i risultati di questi drammi rimangono molto incerti. In Cina, poi, i segnali economici sono preoccupanti. Il governo è stato di nuovo costretto a sostenere l’economia con programmi di stimolo e il suo livello di indebitamento continua a sembrare vulnerabile alla crisi, così come quello delle imprese USA. Il nuovo stallo di Trump con il Messico peggiora le cose. Riteniamo quindi che il nostro caso di base abbastanza positivo sia più a rischio che in passato. Ci aspettiamo mercati nervosi nei prossimi mesi e di conseguenza stiamo concentrando la nostra strategia di investimento sulla componente reddituale piuttosto che sull’aumento dei prezzi.

Bonds

Per quanto riguarda le singole asset class, ciò significa che non si registrano aumenti dei rendimenti dei titoli di Stato negli Stati Uniti e solo lievi aumenti dei rendimenti in Europa, dato che negli ultimi mesi le banche centrali hanno optato per una linea meno aggressiva. I buoni del Tesoro USA continuano quindi ad offrire un buon profilo rischio/rendimento. Questo non avviene per i titoli di stato europei, i cui rendimenti sono bassi o addirittura negativi, ma dovrebbero offrire una certa protezione se i mercati azionari dovessero peggiorare. Continuiamo ad apprezzare le obbligazioni societarie, ma siamo molto selettivi nell’area USA high yield. Continuiamo a vedere positivamente anche le obbligazioni dei mercati emergenti, ma nel breve termine i conflitti commerciali potrebbero anche avere un impatto negativo su di esse.

Currecies

Sui mercati valutari vediamo l’andamento del dollaro USA in controtendenza nei prossimi dodici mesi. Lo yuan, tuttavia, potrebbe dirigersi verso sud se l’eccedenza mensile delle esportazioni dovesse diminuire. Ma riteniamo che Pechino non sarà desiderosa di lasciare che la valuta si deprezzi troppo.
Le azioni globali, da parte loro, sono destinate a beneficiare di un ambiente a basso tasso d’interesse. Ma crediamo che la maggior parte degli indici si siano avvicinati ai loro livelli giusti dal rally di primavera. I nostri obiettivi di rendimento sono i più bassi che abbiamo previsto dalla crisi finanziaria. Le nostre preferenze geografiche, dal punto di vista strategico, sono per gli Stati Uniti e i mercati emergenti.

Equity

Da un punto di vista tattico, abbiamo apportato due modifiche sull’azionario. Abbiamo declassato a neutrale i mercati emergenti e l’Asia ex Giappone perché l’escalation della guerra commerciale potrebbe avere un impatto negativo non solo sulla Cina ma anche sui paesi vicini. Per lo stesso motivo, abbiamo anche tatticamente declassato a neutrali le obbligazioni asiatiche. La nostra visione positiva sui titoli di Stato statunitensi ha dato i suoi frutti e per il momento rimaniamo investiti. Nel caso dei gilts UK invece, we move to the sidelines: né la politica dominata da Brexit né l’economia danno chiari segnali sul futuro.

La prospettiva multi-asset

Nei nostri portafogli multi-asset siamo attualmente difensivi e corriamo un rischio inferiore alla media. Nei prossimi mesi, per le ragioni sopra esposte, consideriamo elevato il pericolo di continue notizie negative e non vediamo grandi possibilità di ripresa dell’economia globale. Se le controversie commerciali dovessero perdurare a lungo, considereremo una struttura dei portafogli ancora più difensiva. D’altra parte, con il sostegno delle banche centrali, quest’anno non vediamo alcun pericolo di ricessione. Sfrutteremmo quindi qualunque calo di mercato come un’opportunità per assumerci maggiori rischi – favorendo l’azionario americano e asiatico e le obbligazioni corporate europee – a condizione che non ci sia un ulteriore deterioramento dell’economia. A livello obbligazionario, ora ci stiamo concentrando su durate residue più brevi, visti i livelli di rendimento attualmente bassi.