La ripresa della Turchia è messa a rischio dalla sua incursione siriana?

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Fino a solo una settimana fa, la Turchia (contro ogni probabilità) sembrava andare nuovamente bene. L’inflazione si era abbassata dal 25% dell’anno scorso al 9%. La banca centrale era riuscita a tagliare i tassi di 750 punti base, il che aveva riavviato il motore della crescita alimentato dal debito, mentre il governo aveva fatto dei passi avanti per il miglioramento del sistema sanitario e di quello bancario. Il risultato era stato un ritorno degli investimenti e un rendimento del debito corporate locale intorno al 13% da inizio anno.

Poi la situazione è nuovamente cambiata. Vi è un rapporto complicato tra Turchia, USA e Curdi. Gli Stati Uniti sono alleati con la Turchia e hanno usato i Curdi per combattere lo Stato Islamico. La Turchia considera sia i Curdi che lo Stato Islamico nemici ma, ora che quest’ultimo è quasi scomparso, è entrata in Siria per combattere i Curdi.

Questo mette gli Stati Uniti in una posizione ambigua. Hanno cercato di ritirarsi dalla Siria, dato che lo stanziamento delle truppe nel Paese è una scelta politica molto impopolare, il che ha aperto uno spazio alla Turchia per entrare in Siria. La difficoltà sta nel fatto che gli USA devono schierarsi dalla parte di un importante alleato strategico in un conflitto contro un altro. Non esiste un’opzione semplice per gli Stati Uniti e lo stesso governo USA sembra combattuto sul da farsi, minacciando sanzioni ingenti che in realtà si sono rivelate piuttosto ridotte.

La valuta turca è stata abbastanza stabile, considerando la confusa politica estera degli USA. Da nove anni analizzo il debito turco e, in questo periodo, ci sono stati timori significativi su un possibile default. Questi timori sono supportati dal debito esterno della Turchia di 450 miliardi di dollari, da un debito di breve termine di 126 miliardi di dollari e da una passività esterna netta di 340 miliardi di dollari. Si tratta di cifre molto elevate per un paese che presenta per lo più un disavanzo delle partite correnti. La Turchia ha bisogno di un afflusso costante di dollari statunitensi per continuare a rifinanziare il proprio debito. Quindi, naturalmente, sia la valuta che l’economia in generale sono vulnerabili.

Il problema è che, nonostante tali numeri, la Turchia occupa una posizione strategica molto importante. Si tratta di un vero e proprio accesso all’Europa, quindi il collegamento con le banche europee è forte. E nonostante la retorica USA spesso avversa al Paese, solitamente essa viene ridimensionata poiché gli USA stessi non vogliono che si crei un’alleanza fra la Turchia e la Russia. Molte grandi potenze hanno investito in Turchia e quindi hanno bisogno che il paese non fallisca.