Le opportunità d’investimento verranno dagli emergenti

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Quando si sarà superato il lockdown delle economie, i mercati risaliranno ma le prospettive non saranno più le stesse di prima e le borse non costituiscono un’opportunità nel lungo termine. Credo che le prospettive d’investimento migliori si sposteranno nel mondo emergente, dove la redditività del capitale sarà maggiore e gli equilibri economici finanziari meno compromessi, o almeno, con maggiori probabilità di recupero.

Gli interventi monetari delle banche centrali e gli stimoli fiscali avviati di recente dai principali paesi avranno bisogno del dissolversi dell’epidemia per cominciare ad avere qualche effetto. Purtroppo la fase di sviluppo dei contagi in America non lascia spazio all’ottimismo per i prossimi 40/50 giorni. Nel frattempo il contesto economico mondiale è esposto a una caduta senza precedenti che nessuno riuscirà a contrastare nel breve termine. Attualmente la priorità è quella di evitare una catena di default che potrebbe trasformare questa crisi in una depressione globale e quindi è assolutamente indispensabile fornire tutta la liquidità necessaria, sia da parte delle banche centrali che da parte dei governi, per sostenere finanziariamente tutti i principali settori dell’economia. Non tutti potranno essere salvati da questi interventi e credo che il sistema dovrà assistere comunque a una serie di fallimenti che andranno a colpire le aziende più esposte al debito e che avevano già una situazione fragile.

Gli Usa hanno rapidamente erogato interventi di sostegno monetari e fiscali ma si apprestano a essere investiti dalla crisi del credito speculativo che circola in abbondanza nell’economia Usa. Sebbene l’impatto rischia di spazzare via l’intero piano fiscale appena approvato, è politicamente difficile al momento chiedere al Congresso di erogare altri trilioni di dollari. Gli intermediari più esposti a questi rischi sono le banche, i REITs e i fondi d’investimento. Nel frattempo l’Europa si ritrova in una situazione di stallo. Il piano fiscale della Germania è pronto a essere implementato ma questo verrà fatto al bottom della crisi, non subito. Italia e Spagna usciranno con l’economia in ginocchio e un debito pubblico totalmente fuori controllo. Il dibattito sugli Eurobond è appena cominciato e sarà certamente fonte di crescente tensione politica tra i partners europei.

Il virus ha creato le condizioni per decidere se si procederà a una maggiore integrazione Ue o se salterà tutto. Alla Germania non converrà la deflagrazione dell’area Euro e alla fine si dovrà trovare un compromesso verso una revisione del funzionamento dell’Unione, in caso contrario avremo un’altra crisi globale che si sovrapporrà a quella attualmente in corso.

Quando sarà finito il contagio da coronavirus, l’economia occidentale si ritroverà con un sistema economico praticamente nazionalizzato, un debito pubblico di dimensioni giapponesi e le banche centrali che dovranno stampare moneta per un tempo indefinito. Il livello di povertà che affliggerà i principali paesi richiederà costanti supporti fiscali finanziati dalla monetizzazione del debito e il tasso d’inflazione potrebbe ricominciare a salire. La redditività del capitale sarà decisamente penalizzata rispetto al reddito da lavoro a causa di una revisione totale dei sistemi fiscali che hanno privilegiato il settore corporate. In un mondo dove la politica fiscale sarà il principale driver della crescita, dato che quella monetaria è ormai esausta, i regimi fiscali agevolati che hanno consentito a molte aziende multinazionali di non pagare imposte dovranno essere rivisti. La redditività del capitale può aver toccato il suo picco in questo ultimo ciclo e anche i patrimoni verranno sottoposti a imposte mirate per sostenere un sistema più “socialista” che capitalista.

Le borse non costituiscono una opportunità nel lungo termine. Se il costo del lavoro deve salire e le imposte per le società anche, il return on equity è destinato a scendere, così come gli utili per azione, che non potranno più essere manipolati dai buy back. Proprio i buy back sono stati il principale driver del mercato azionario negli ultimi anni. Per quanto riguarda il destino delle obbligazioni corporate e governative, occorre tenere presente che i tassi reali sono destinati a diventare decisamente negativi. Le banche centrali cercheranno di tenere i tassi sul debito vicino allo zero. Il grande bull market dei bond è ora finito ma non sappiamo quando inizierà un bear market, infatti le probabilità che tutto rimanga incollato a tassi vicini allo zero sono decisamente alte.

Per il momento rimaniamo negativi sui recuperi dell’equity. Siamo convinti che la monetizzazione del debito Usa produrrà una svalutazione del dollaro. Rimaniamo al momento rialzisti sui bond governativi a 10/30y di Stati Uniti e Germania almeno fino alla fase finale di questa crisi, tuttavia non ci aspettiamo a breve possibili scenari di rialzo dei tassi. Sull’Oro restiamo rialzisti.