Packaging e Made in Italy? Il binomio è vincente

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Le soluzioni, di produzione e di consulenza, del gruppo ILPRA e gli effetti (positivi) del cambiamento delle nostre abitudini

L’italianità vince. E continuerà a farlo. In effetti potrebbe sembrare uno di quei ritornelli che stiamo un po’ tutti noi ripetendo in questa singolarissima fase di lockdown che stiamo attraversando, ma, per quanto ci riguarda, è uno dei cardini alla base del business model di ILPRA, PMI innovativa attiva nel settore del packaging con un’ampia gamma di macchine e soluzioni tecnologiche per il confezionamento di prodotti alimentari, cosmetici e medicali. Un’azienda dalla lunga storia, nata nel 1955, e in continua evoluzione sia sul fronte dell’offerta commerciale che su quello dell’espansione finanziaria – risale a febbraio del 2019 la quotazione in Borsa.

Che significa, dunque, il richiamo all’italianità o, come si è soliti dire in occasioni di questo tipo, all’italian style in un settore di competenza come quello del packaging. Ce lo ha spiegato Maurizio Bertocco, Presidente e Amministratore Delegato di ILPRA, partendo dai numeri di settore. “Il volume d’affari del nostro Paese copre, ad occhio e croce, il 25% del fatturato mondiale legato al segmento del packaging, mentre un’altra quota, sempre del 25%, è di matrice tedesca”. Vale a dire che Italia e Germania, da sole, coprono la metà del business globale del packaging. Ma lo fanno ognuna a suo modo e con le dovute differenze, e quindi ognuna con quei tratti distintivi, tanto tipicamente italiani da un lato quanto tedeschi dall’altro lato. “Il prodotto tedesco ha dalla sua proprietà riconducibili alla solidità e alla qualità tecnica, ma, dal nostro punto di vista, non ha quel plus tutto italiano fatto di creatività e di moda” continua Maurizio Bertocco. L’errore d’interpretazione, in questo caso, sta a monte, vale a dire nell’immaginare che un segmento come quello del packaging non debba fare i conti con l’aspetto estetico; perché, nei fatti, è proprio il contrario dato che “il packaging è l’abito che veste il prodotto ed attira il consumatore” fa capire l’ad del gruppo ILPRA. E, senza dubbio, il prodotto italiano esercita un appeal indiscutibile. Facciamo qualche esempio: “Abbiamo un mercato orientato all’Italia per il 30%-35% del nostro fatturato, mentre la quota restante deriva dalla nostra presenza all’estero: Nord Europa, Stati Uniti e mercato asiatico in espansione”.

La spinta degli ultimi anni deriva da una domanda in lenta ma continua crescita di prodotto fresco confezionato. Confezionato, per inciso, con un apporto di natura tecnologica non trascurabile che prevede l’inserimento di una quota superiore di azoto e l’eliminazione dell’ossigeno dalla confezione, con lo scopo di azzerare la carica batterica aerobica. Il risultato? “Un prodotto organoletticamente fresco con zero batteri” chiosa Bertocco. Ovviamente non possiamo non fare i conti con l’impatto di Covid-19: ma, attenzione, ci sono due differenti orizzonti da prendere in considerazione per quanto concerne la diffusione dell’epidemia e il suo impatto dal punto di vista economico. Da un lato, infatti, ILPRA risiede nella catena dell’alimentare e, di conseguenza, si tratta di un settore che non registra mai enormi oscillazioni ma che vede cali o crescite di pochi punti percentuale. Dall’altro lato, invece, c’è da prendere in considerazione un impatto più a breve termine, impatto questo che sta generando un effetto assolutamente positivo. Un effetto positivo che, ad onor del vero, potrebbe travasare anche nel medio-lungo periodo. Spieghiamoci meglio: “In questa fase stiamo registrando un evidente incremento della domanda di prodotto fresco confezionato sia per il più elevato standard di sicurezza che per le mutate abitudini di approvvigionamento/spesa alimentare – il prodotto fresco confezionato ci permette di avere il frigo pieno per un mese” – spiega Maurizio Bertocco. Ma non è solo questo, perché, le nuove abitudini possono anche superare il periodo di limitazione strettamente connesso alla pandemia, per diventare l’ossatura del nuovo modus operandi a livello generale, rappresentando a questo punto un innegabile driver di performance anche a più lunga gittata. In altre parole, quelle dell’ad di ILPRA: “Ci muoviamo in un settore che, già in crescita, potrebbe sfruttare il cambiamento legato a Covid-19 che sta indirizzando il mercato sempre più nella direzione del prodotto fresco confezionato”.

Guardando infine al 2019, anno in cui dal punto di vista finanziario, lo spartiacque è stato rappresentato dalla quotazione avvenuta a febbraio, i risultati del gruppo hanno riportato tutti il segno positivo, con una crescita dei ricavi che ha registrato un incremento del 12,8%, un Ebidta margin che si è attestato al 14%, con un net profit margin al 6,6% e un Pfn in miglioramento.

Alla base delle prossime sfide, per un’azienda che non solo produce macchine ma che investe continuamente in termini di ricerca e sviluppo e che è in grado di offrire una serie di servizi di consulenza ausiliari molto rilevanti per la clientela, vi è essenzialmente una sempre maggiore attenzione nei confronti del bacino di clienti su scala internazionale. In che modo? “Continueremo a produrre in Italia, ma avremo filiali di distribuzione e di assistenza in giro per il mondo per sostenere, sempre più da vicino, le esigenze della nostra clientela internazionale” conclude Maurizio Bertocco.