Le 5 fasi del lutto, un modello per capire la crisi da Covid-19

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Il modello Kübler‑Ross, più conosciuto come ‘le 5 fasi del lutto’, delinea la sequenza di emozioni sperimentate dai malati terminali o dalle persone che hanno perso uno dei propri cari. Partendo dalla ‘negazione’, il modello descrive il percorso attraverso ciascuna delle fasi successive: ‘rabbia’, ‘contrattazione’, ‘depressione’ e ‘accettazione’. Un simile processo, con qualche aggiustamento, può essere osservato anche nelle crisi di mercato – compresa quella attuale, nella quale a mio avviso ci troviamo alla quarta fase. Eccole spiegate una per una.

Negazione

Con il senno di poi, la fase di negazione è durata piuttosto a lungo. Già nell’estate del 2019 la curva dei tassi USA si era invertita, prevedendo una recessione a febbraio 2020 con il 30% della probabilità in base al metodo della Fed di New York.

Sebbene il mercato obbligazionario non potesse anticipare una pandemia, di fatto ci aveva avvertito di un possibile pericolo. In ogni caso, l’aspetto più importante è che mentre il virus dilagava in Cina, l’Occidente ha continuato a ‘negare’: la provincia di Hubei è stata messa in quarantena, è stato costruito un ospedale in una settimana, l’economia nazionale cinese è stata bloccata, ma abbiamo continuato a pensare che il coronavirus fosse poco più che un’influenza. Per renderci conto della portata della crisi abbiamo dovuto toccarla con mano in Europa e negli USA e solo allora abbiamo superato la fase di negazione.

Rabbia

I mercati ribassisti solitamente iniziano con un vertiginoso calo dei prezzi degli asset rischiosi – in questo senso, ‘paura’ o ‘panico’ sarebbero termini più appropriati di ‘rabbia’ per descrivere questa seconda fase. Quando i mercati perdono fiducia, il sentiment si deteriora e gli investitori scaricano gli asset rischiosi in favore di quelli difensivi, mentre la liquidità evapora, peggiorando la situazione. In questa crisi, il ribasso è iniziato il 20 febbraio. L’indice MSCI All Country World Index (ACWI) ha perso il 33% in poco più di un mese, mentre i rendimenti dei bond di qualità hanno toccato i minimi storici e le valute ‘rifugio’ si sono apprezzate. In ogni caso, anche la fase della rabbia è stata superata.

Contrattazione

‘Contrattazione’ può avere due significati nell’ambito delle crisi di mercato. Innanzitutto, si può riferire ai primi tentativi di affrontare e fare i conti con la crisi in corso. Nel caso del coronavirus, le banche centrali hanno reagito velocemente adottando misure di stimolo monetario senza precedenti, a cui sono seguite misure fiscali altrettanto straordinarie da parte dei governi. L’operato delle autorità ha fatto sì che i mercati, invece di prezzare in modo irrazionale sviluppi catastrofici, abbiano iniziato a cercare di valutare gli sviluppi possibili.

L’altra forma di ‘contrattazione’ è la situazione che si verifica quando gli asset sono stati venduti in modo eccessivo e qualcuno inizia a ricomprarli a prezzi ridotti. Il 20 aprile l’indice MSCI ACWI aveva recuperato il 25% rispetto ai minimi del 23 marzo, un recupero brusco tanto quanto lo era stato il crollo immediatamente precedente. Non è ancora chiaro se i mercati abbiano effettivamente raggiunto il punto minimo il 23 marzo o se vi saranno ulteriori cali. Nei mercati ribassisti precedenti, dopo il crollo iniziale c’è stato spesso un ribalzo in seguito al quale sono stati toccati punti di minimo ancora più bassi e questa dinamica talvolta si è ripetuta diverse volte nel corso della stessa crisi. La fase di contrattazione potrebbe essere finita, o potrebbe essere ancora in corso e assumere una forma a ‘W’, con rally e crolli alternati.

Depressione

‘Depressione’ è un termine che per i mercati finanziari ha un’accezione terribile. Tuttavia, è improbabile che il coronavirus provochi una depressione in senso economico. La fase di ‘depressione’ piuttosto si riferisce all’aggiustamento dei prezzi degli asset per rispecchiare la nuova realtà via via che il contesto si chiarisce. A mio avviso, questa è la fase in cui ci troviamo adesso, con i prezzi che riflettono già una recessione brusca e senza precedenti nella prima metà del 2020 seguita da una ripresa rapida o graduale nella seconda metà dell’anno spinta dalle misure di stimolo.

La domanda su cui si stanno arrovellando i mercati ora è la seguente: qual è la probabilità che si verifichino ulteriori sorprese positive o negative? È difficile rispondere data la quantità di incognite. Gli stimoli sembrano sufficienti per superare la crisi e alimentare la prossima fase di espansione, ma servirà una strategia sanitaria credibile prima che lavoratori e consumatori possano riprendere in sicurezza le normali attività. Fino ad allora, un ulteriore ribasso resterà possibile.

Accettazione

La fase di accettazione corrisponde alla ripresa, vale a dire il momento in cui i mercati prezzano la fine della crisi. Non è necessario che l’emergenza sia realmente terminata, ma gli indicatori devono suggerire una fine imminente. Quando i tassi di contagio crolleranno e la fine del lockdown e delle restrizioni sarà in vista, i mercati accetteranno la nuova realtà e – come è avvenuto dopo ogni singola crisi nella storia – inizieranno a salire verso nuovi massimi.

È possibile che i mercati siano già nella fase di accettazione? Sì, ma è improbabile. Per risolvere la crisi economica è prima necessario che appaia all’orizzonte una risoluzione della crisi sanitaria. Potrebbero volerci poche settimane nello scenario più ottimistico o diversi mesi in quello più pessimistico. Una cosa però è certa: la fase di accettazione arriverà di sicuro.