Le materie prime, un’asset class da aggiungere al mix

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Le materie prime sono un’asset class solitamente molto trascurata ma che, in contesti di rallentamento economico come quello attuale dovuto ai diversi lockdown, offre un enorme potenziale una volta passato il peggio. Se non già superato, abbiamo comunque toccato il punto di minimo il che significa che la domanda globale inizierà a migliorare. Questo vale anche per le materie prime, e in particolare i metalli industriali.

Al contempo, nell’universo delle commodity iniziano a prendere forma anche gli aggiustamenti dal lato dell’offerta. I metalli preziosi offrono una potenziale fase di rialzo in diverse circostanze, soprattutto nel caso di una battuta d’arresto della ripresa economica globale o di un aumento delle aspettative d’inflazione.

Manifattura versus servizi

I dati suggeriscono che il settore manifatturiero uscirà dalla recessione del coronavirus in condizioni più forti rispetto a quello dei servizi. In quanto le misure intraprese, tra cui il distanziamento sociale, avranno effetti più duraturi su determinati settori legati ai servizi anziché sul comparto manifatturiero. Gli indici PMI dei responsabili degli acquisti dei servizi sono scesi in tutto il mondo a livelli molto più bassi rispetto agli omologhi manifatturieri, con anche un andamento inferiore della ripresa.

La manifattura rappresenta la maggior parte della domanda di materie prime.

Oltre al ritorno della domanda, ci aspettiamo anche un aggiustamento dal lato dell’offerta. Sui mercati delle materie prime è iniziato un processo di riequilibrio che continuerà nei mesi e nei trimestri a venire. Un valido esempio è quello del petrolio, con l’OPEC+ che ha ridotto la produzione di quasi 10 milioni di barili al giorno.

Ci aspettiamo che questo riequilibrio si verifichi anche per i metalli industriali, seppur in modo meno centralizzato. Infatti, questi ultimi sono caratterizzati da enormi distanze geografiche tra produttori e consumatori e, di conseguenza, negli ultimi mesi le scorte hanno registrato un’impennata poiché la produzione non poteva essere distribuita a causa delle misure di blocco.

Un efficace elemento di diversificazione

Oltre a rappresentare un valido investimento sulla base della ripresa economica attesa, i metalli preziosi costituiscono un efficace elemento di diversificazione in un portafoglio. Ciò può fungere da copertura (assicurazione) se le cose non vanno secondo i piani.

L’oro, in particolare, offre una copertura appetibile in diversi scenari macroeconomici. Il suo status di bene rifugio è stato ampiamente confermato quando il coronavirus ha colpito l’economia globale. In aprile il prezzo dell’oro ha superato i 1.700 dollari, avvicinandosi ai massimi del 2011 e 2012. Nei mesi di marzo e aprile l’oro ha offerto un rendimento positivo di oltre il 6%.

Non presagiamo un nuovo rallentamento nel nostro scenario di base ma, alla luce delle straordinarie misure di stimolo varate dalle banche centrali e dai governi di tutto il mondo, riteniamo che vi siano margini di un aumento delle aspettative d’inflazione una volta superato lo shock disinflazionistico e iniziata la ripresa.

L’ “asset reale per eccellenza”

Considerato da molti investitori l’asset reale per eccellenza, l’oro ha storicamente registrato solide performance a fronte di un aumento delle aspettative d’inflazione. Al momento, queste ultime sono molto contenute. Un’impennata dell’inflazione potrebbe richiedere qualche tempo, ma non escludiamo che possa accadere in futuro anche perché crediamo che una parte significativa delle misure di stimolo non sarà revocata nell’immediato.

Un aumento costante dell’inflazione (e delle aspettative d’inflazione) probabilmente avrebbe l’effetto di rinviare la discussione in merito alla sostenibilità del debito. Le banche centrali hanno già manifestato la volontà di tollerare un superamento dell’obiettivo d’inflazione nei rispettivi paesi. Un ritorno della crescita e dell’inflazione favorirebbe a nostro avviso un buon andamento dell’oro.

Non dimentichiamo inoltre il fratello minore dell’oro, ossia l’argento. Nell’attuale scenario, ci aspetteremmo anche una sua buona performance. In primo luogo, perché l’argento e l’oro il più delle volte si muovono in tandem; secondo, perché a differenza dell’oro, l’argento è usato a scopi industriali (nelle leghe, nell’elettronica) e beneficerebbe pertanto di una ripresa della domanda globale. Negli ultimi anni il rapporto oro/argento ha raggiunto livelli estremi. Ci aspettiamo un ritorno di questo rapporto verso la media una volta che sarà ripartita la domanda industriale.

Riduzione del rischio connesso ai mercati emergenti

L’aumento dell’esposizione alle materie prime ha comportato la necessità di ridurre il peso delle azioni dei mercati emergenti, un’asset class che storicamente ha evidenziato una stretta correlazione con le materie prime dato che sono estratte in molti paesi in via di sviluppo.

Le azioni dei mercati emergenti scontano una ripresa significativa, se non addirittura ‘a V’, che lascia pochi margini di errore. Non è certo il caso delle materie prime. Ci aspettiamo che la loro performance relativa migliori con l’avvio della ripresa economica e con il riequilibrio di domanda e offerta.

Di tutte le asset class rischiose, le commodity scontano in misura minore la ripresa economica globale che dovrebbe aver luogo nei prossimi trimestri. Il riequilibrio tra domanda e offerta e il netto miglioramento dei numeri del PIL a seguito di questo storico declino economico dovrebbero spingere al rialzo i prezzi dei metalli industriali.