Artificial intelligence, cybersecurity e sostenibilità? Il legame c’è, spiega Reti

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Una società di System integration che, accanto al bilancio tradizionale, decide di produrre, quest’anno, il suo primo vero e proprio report di sostenibilità. Può sembrare un caso sporadico, se non proprio un’eccezione, ma esiste. E’ una società fondata nel 1994, che si trova a Busto Arsizio e che è ormai diventata uno dei principali player del mercato nazionale che opera nel settore dell’IT Consulting, con una specializzazione dedicata al segmento della System Integration offrendo figure professionali di notevole esperienza in grado di sviluppare soluzioni innovative che permettono di far “dialogare” sistemi informativi eterogenei. Si chiama Reti, è stata fondata da Bruno Paneghini che ne è oggi presidente e amministratore delegato. Con i suoi oltre 300 professionisti, Supporta le Mid & Large Corporate nella trasformazione digitale, elemento indispensabile per competere in scenari sempre più globali. L’offerta di Reti è composta da tre linee di business : IT Solutions (60% del business complessivo), Business Consulting (20%) e Managed Service Provider (20%), che si realizzano attraverso le principali Key Enabling Technologies (KET).

Abbiamo voluto fare il punto della situazione sullo stato attuale e sul processo di evoluzione di Reti in occasione della presentazione del Report di Sostenibilità 2019 e lo abbiamo fatto raggiungendo l’ad Bruno Paneghini. Ci siamo chiesti come mai un’azienda del settore IT abbia scelto proprio questo singolare momento storico, con altrettante particolari condizioni di mercato, per presentare per la prima volta un report di sostenibilità oltre al consueto bilancio tradizionale. E, a conti fatti, abbiamo capito che non si è trattato di certo di una scelta condizionata dal momento, ma che siamo di fronte ad uno step di evoluzione naturale di un percorso iniziato tanti anni fa.

“Il primo report di sostenibilità – redatto sulla base delle metodologie e dei principi previsti dai Global Reporting Initiative (GRI) Sustainability Standards – è una fotografia dell’azienda” spiega Paneghini. E continua: “E’ un’istantanea scattata dall’interno, in grado di fornirci una serie di informazioni estremamente ricche e diversificate, che determinano l’indirizzo delle prossime scelte”. Anche in seno ad alcuni ambiti che a prima vista potrebbero non essere facilmente ricollegabili, in maniera diretta, ad un report di sostenibilità. Un esempio? “In base alle informazioni raccolte riguardo a sesso ed età media del personale (l’età media in Reti è molto bassa e si attesta intorno ai 30 anni), indirizzeremo soprattutto alla componente femminile la nostra prossima campagna di recruiting” anticipa Bruno Paneghini.

In effetti ci siamo anche resi conto di come la decisione di arrivare alla realizzazione di un report di sostenibilità sia nata come evoluzione logica di un percorso che mette al centro il concetto di sviluppo sostenibile. Con le parole dell’ad: “la redazione del primo Report di sostenibilità è parte del percorso e costituisce un’importante opportunità per la rappresentazione non soltanto dei risultati economici, sociali e ambientali, ma anche per evidenziare le linee strategiche di medio-lungo periodo e la loro coerenza con uno sviluppo sostenibile”. Un percorso ricco e articolato supera il concetto di ESG come etichetta o come moda degli ultimi anni perché, di fatto, poggia su 4 pilastri. Nello specifico si tratta di: “interdipendenza” rafforzando il legame con il territorio e sostenendo la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro delle nuove generazioni e di categorie svantaggiate, “persone” attraverso la realizzazione di un sistema di welfare ad-hoc che risponda alle esigenze dei dipendenti nonché favorendo lo sviluppo delle competenze e l’attrazione di talenti, “soluzioni di business” attraverso la creazione di soluzioni e servizi innovativi e sostenibili, con impatto positivo di carattere sociale ed ambientale, senza tralasciare la trasmissione di valori alla clientela e, infine, tutto quanto ruota intorno al concetto di “ambiente” attraverso l’adozione di politiche di utilizzo responsabile delle risorse naturali e che riducano l’impatto ambientale. Il tutto grazie allo sviluppo del Campus, il Centro di Innovazione dove vengono pensati e sviluppati i progetti, che rappresenta un vero e proprio asset strategico di Reti, oltre ad essere a tutti gli effetti un laboratorio interno di innovazione tecnologica e ricerca suddiviso in 6 Centri di Competenza: Cloud, Business & Artificial Intelligence, Cybersecurity, Project Management & Business Analysis, ERP e IoT.

Un altro esempio dell’attenzione di Reti al percorso di sviluppo sostenibile? L’impegno dell’azienda passa anche attraverso il consolidamento delle relazioni con i clienti per la creazione di prodotti e servizi innovativi che possano contribuire alla realizzazione di obiettivi ambientali e sociali, facendo leva su progettualità imprenditoriali aperte in termini di scambio di idee e competenze. Reti punta inoltre sull’adozione di politiche e modelli operativi che possano ottimizzare l’utilizzo di risorse energetiche, contribuendo all’affermazione di modelli di “Green IT”.

Uno sguardo al prossimo futuro, infine. Nelle parole di Bruno Paneghini le opportunità più interessanti potranno consistere:  “nell’indirizzare una quota maggiore di investimenti ai filoni dell’Artificial Intellingence, Business Intelligence  e la Cybersecurity oltre al più “tradizionale” segmento dell’IoT”.