Il futuro del traffico aereo deve sposare i criteri ESG

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In questo momento il settore dell’aviazione sta lottando contro le turbolenze post COVID-19 ma già prima della pandemia le cose non andavano bene, soprattutto in Europa. Tanti sono stati i fallimenti negli ultimi anni, tra le ultime vittime il tour operator britannico Thomas Cook. Uno dei motivi è la grande concorrenza e la conseguente pressione sui prezzi. Tuttavia, il settore non è solo in difficoltà economiche, ma è anche sempre più criticato per il suo contributo negativo al cambiamento climatico. Prevalentemente grazie alle community sui social media, l’espressione “flight-shaming”, cioè vergogna del volo, è diventata rapidamente un modo di dire comune.

Le strategie post virus potrebbero cambiare e la strada verso una gestione più sostenibile del trasporto aereo potrebbe essere la chiave per uscire dalla crisi. Cosa ne pensano le aziende? Di seguito le risposte alle domande poste dal team SRI di Raiffeisen Capital Management in tema di trasporto aereo comprendono il dialogo con alcune delle società quotate in borsa più importanti del settore.

  1. La reputazione delle compagnie aeree per quanto riguarda il loro impatto ambientale continua a peggiorare. Qual è la vostra opinione su questo tema? Seguite una strategia sul clima particolare?
    Con una quota del 3,5 % sull’effetto serra globale, il traffico aereo contribuisce in modo notevole al cambiamento climatico, o meglio, alla crisi climatica in cui ci troviamo attualmente. Anche le compagnie aeree si rendono conto di questo fatto e sentono quindi la propria responsabilità di dover ridurre l’impronta ecologica dei viaggi aerei. I principali approcci per raggiungere questo obiettivo sono, da un lato, la gestione efficiente delle risorse e, dall’altro, l’impiego di tecnologie moderne. Le rispettive strategie delle aziende vengono sviluppate di conseguenza. La tedesca Lufthansa, per esempio, investe continuamente nel rinnovamento della flotta con aerei eco-efficienti. Nel concreto, la società prevede di mettere in funzione un nuovo aereo ogni due settimane nei prossimi 10 anni. I nuovi aerei promettono una riduzione delle emissioni del 25 % rispetto ai modelli più vecchi. L’americana Delta Air Lines, una delle più grandi compagnie aeree del mondo, suddivide la sua strategia climatica in obiettivi a breve, medio e lungo termine. Nel breve termine, Delta punta a migliorare l’efficienza del combustibile dell’1,5 % all’anno. Nel medio termine, l’acquisto di compensazioni mira a mantenere il livello delle emissioni a quello del 2019/2020 e nel lungo termine, entro il 2050, la società vuole ridurre le proprie emissioni di CO2 del 50 % rispetto al 2005. Anche la società britannica EasyJet sta lavorando per ridurre la sua impronta. La compagnia aerea, la cui affiliata EasyJet Europe opera dall’aeroporto di Vienna-Schwechat, è riuscita a ridurre di un terzo le emissioni di CO2 per passeggeri-km tra il 2000 e il 2019. A novembre dello scorso anno, EasyJet ha inoltre annunciato di voler essere la prima compagnia aerea che compensa tutte le sue emissioni di CO2. L’irlandese Ryanair sostiene di avere le emissioni più basse di tutte le grandi compagnie aeree. Secondo l’azienda questo è principalmente dovuto alla flotta aerea giovane (età media sei anni), il più alto tasso di riempimento dei voli (97 %) e i motori più efficienti, perché i più nuovi.
  2. Come valutate le considerazioni dei governi e delle istituzioni sovranazionali sull’introduzione di una tassa sul carbonio o una tassa sul cherosene?
    Non solo in Austria, ma in tutto il mondo, negli ultimi anni si è discusso, e lo si sta facendo anche adesso, sull’introduzione di una tassa sul carbonio. Si parla spesso anche di una tassa sul carburante per l’aviazione, il cherosene. Le compagnie aeree sono consapevoli dei potenziali effetti dell’introduzione di tali tasse e pertanto osservano e valutano costantemente gli sviluppi in questo senso. Dal punto di vista di Lufthansa, le tasse nazionali causerebbero danni enormi, soprattutto per quanto riguarda la posizione competitiva della società. Una tassa dovrebbe quindi essere introdotta almeno a livello europeo per non avere un impatto negativo sulle singole aziende.
    Lufthansa ritiene inoltre che le tasse non tutelino automaticamente il clima, in quanto di solito non vengono utilizzate in modo mirato per lo sviluppo di nuove tecnologie, come il combustibile per l‘aviazione da fonti rinnovabili, ma confluiscono nel bilancio complessivo del rispettivo governo. Finnair, la compagnia aerea di bandiera finlandese, è della stessa opinione. Ritiene che il problema non siano i viaggi aerei in sé, ma le emissioni.
    Comprendere questa distinzione è importante per far sì che vengano adottate le misure giuste per affrontare il problema delle emissioni.
  3. Come vedete l’andamento futuro dei prezzi dei voli? Le tasse potrebbero avere un impatto sul volume del trasporto merci e sul numero di passeggeri?
    Anche se le compagnie contattate non dicono molto sull’andamento futuro dei prezzi, una cosa dovrebbe essere chiara: è poco probabile che i voli diventino meno cari. La più grande compagnia aerea sudamericana, LATAM Airlines, cerca di metterla in termini neutrali, osservando che i risparmi o i costi aggiuntivi di solito vengono ribaltati rapidamente sulle tariffe, influenzando così la domanda sensibile ai prezzi dei passeggeri. Lufthansa adotta una linea simile e parte dal presupposto che i prezzi dei biglietti aumenteranno in caso di ulteriori tasse, perché queste vengono trasferite direttamente al cliente. Per Ryanair sarebbe ipotizzabile un leggero calo dei voli nazionali, ma allo stesso tempo la società ritiene che la domanda internazionale di voli aumenterà, trainata dai paesi in via di sviluppo con una crescente ricchezza.
  4. Vi aspettate che altre tecnologie, come le soluzioni ibride o addirittura gli aerei completamente elettrici, prenderanno il sopravvento nel medio e lungo termine?
    A breve termine, le compagnie aeree considerano l’uso di carburante per aerei sostenibile come l’unica soluzione praticabile per volare a zero emissioni – a parte il pagamento di compensazioni che a loro volta non rendono volare di per sé neutrale dal punto di vista climatico, ma nel migliore dei casi neutralizzano l’intero impatto delle attività di un’azienda. A medio e lungo termine sarebbero del tutto ipotizzabili soluzioni alternative come gli ibridi o gli aerei completamente elettrici.
    Con questo obiettivo in mente, EasyJet sostiene la start-up americana Wright Electric, che sta lavorando allo sviluppo di un aereo elettrico per voli a corto raggio. Inoltre, EasyJet ha recentemente stretto una partnership con Airbus per analizzare insieme le opportunità e le sfide dell‘introduzione di aerei ibridi ed elettrici per i voli a corto raggio in Europa. Sia Ryanair che Finnair reputano che probabilmente ci vorranno almeno 20 anni prima di arrivare all’uso diffuso degli aerei a propulsione elettrica.