Elezioni USA, dovremmo licenziare tutti i sondaggisti?

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I sondaggi avevano prospettato una vittoria schiacciante di Biden alle elezioni presidenziali. Invece, siamo dovuti rimanere per giorni con il fiato sospeso in attesa degli ultimi risultati. Considerando anche il disastro nel 2016, è giunto il momento di licenziare i sondaggisti?

Forse, ma solo se riteniamo che un tasso di accuratezza del 90% sia troppo basso. In effetti, è più di quanto io abbia ottenuto in molti dei miei esami…

Voto popolare vs. collegio elettorale

Subito prima delle elezioni, i sondaggi nazionali attribuivano a Biden un solido vantaggio del 7%. Gli investitori hanno sbagliato ad aspettarsi un’‘onda blu’ – vale a dire, una vittoria democratica sia alla Presidenza che al Congresso – sulla base di un ampio vantaggio nei sondaggi nazionali. Infatti, è quasi impossibile ricostruire a partire da questi sondaggi il risultato al collegio elettorale, che è cruciale, come abbiamo visto nel 2016.

In effetti, quattro anni fa Donald Trump aveva perso il voto popolare ma vinto le elezioni. In altre parole, i sondaggi sembrano riflettere più accuratamente il voto popolare che non i complessi meccanismi alla base del collegio elettorale.

I sondaggi hanno azzeccato i risultati di quasi tutti gli ‘swing state’

I sondaggi sono stati abbastanza accurati negli ‘swing state’ – che hanno dimostrato di essere realmente dei ‘campi di battaglia’. In 11 su 12 degli ‘swing state’ che avevamo identificato, le previsioni si sono rivelate corrette. L’unico errore è stato in Florida, dove Biden era visto in vantaggio.

 

In sostanza, i sondaggi hanno previsto correttamente i risultati degli ‘swing state’, ma l’aspetto su cui hanno fallito sono i margini di vantaggio. Ad esempio, Biden avrebbe dovuto vincere in Florida con l’1,4%, mentre ha perso del 3,3%: in questo Stato – il più importante tra quelli ‘swing’ – l’errore è stato del 4,7%.

Anche altri Stati hanno registrato ampi errori nelle previsioni sul vantaggio, come mostrato nel grafico 1, che superano di molto il margine di errore del 3% solitamente considerato per questi dati. In aggiunta, questi errori non sono simmetrici: negli ‘swing state’ i sondaggi hanno attribuito a Biden un vantaggio eccessivo in media del 3,4%.

Abbiamo imparato la lezione?

Con il senno di poi, se avessimo potuto eliminare questo sbilanciamento aggiungendo il 3,4% in favore di Trump in tutti gli Stati, i sondaggi sarebbero stati più accurati? In questo caso, avrebbero previsto correttamente il risultato in Florida, ma dall’altra parte si sarebbero sbagliati sull’Arizona. Tuttavia, dato che la Florida ha un peso maggiore in termini voti al collegio elettorale, questo aggiustamento avrebbe permesso di prevedere correttamente il 3% in più dei voti al collegio elettorale

Inoltre, Michigan e Wisconsin, che rappresentano un ulteriore 5% del collegio, sarebbero stati indicati come ‘testa a testa’, ma soprattutto i sondaggi avrebbero comunque indicato una vittoria netta di Biden.

Facendo un passo indietro, sembra che gli investitori siano stati presi alla sprovvista dall’ampio errore in Florida, che era da molti considerato come la strada diretta per Biden per ottenere una vittoria rapida il giorno delle elezioni. Invece, a causa della combinazione di un ampio numero di voti per posta e dell’ordine con cui sono stati conteggiati, si è creata una situazione di reale incertezza.

È ancora presto per licenziare i sondaggisti

Avendo previsto correttamente il risultato delle presidenziali e ottenuto un tasso di accuratezza del 90% sugli ‘swing state’, è ancora presto per licenziare i sondaggisti. Ma occorre che si mettano al lavoro per eliminare lo sbilanciamento, che inizia a sembrare di natura più sistemica di quanto apparisse a un primo sguardo. Possiamo insomma metterli in prova e riesaminarli tra quattro anni.