Immuni?

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Da quasi tre settimane sembra che i mercati finanziari reagiscano con un misto di sollievo ed euforia agli incoraggianti progressi nei test di potenziali vaccini contro la Covid-19 e al contempo non siano preoccupati per lockdown, nuovi casi di infezione e rallentamento dell’attività economica. I mercati si aggrappano alle speranze di sviluppo di un vaccino e appaiono immuni alle cattive notizie. Lo stesso vale per le azioni, in particolare in Europa, Giappone e alcuni Paesi emergenti, nonché per le obbligazioni high-yield e svariate commodity cicliche come metalli di base e petrolio.

I fattori in gioco sono molteplici, a partire dall’orientamento al futuro di molti mercati finanziari. Nel modello di valutazione delle società di un analista azionario i prossimi sei mesi hanno molta meno rilevanza rispetto alle previsioni di lungo periodo. Di conseguenza, è probabile che la prospettiva di riuscire a controllare meglio o addirittura a contenere la pandemia globale tramite vaccinazioni su larga scala abbia spinto nettamente al rialzo le attese a medio/lungo termine.

L’anno prossimo la ripresa dovrebbe proseguire, sostenuta da politiche monetarie e fiscali accomodanti. Nessun governo o banca centrale al mondo intende correre il rischio di ridurre gli stimoli prematuramente. A tal proposito, la proposta di Joe Biden di nominare Segretario del Tesoro USA l’ex presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, appare quantomai adeguata. Sotto la sua guida, nelle fasi di incertezza, la Federal Reserve ha adottato una linea espansiva, e si prevede inoltre che Yellen attribuirà particolare importanza alla lotta alla disoccupazione.

Non possiamo poi trascurare le considerevoli differenze di valutazione tra i vari segmenti del mercato azionario: alcuni settori particolarmente colpiti dalla pandemia presentano valutazioni molto convenienti, mentre i titoli dei beneficiari della crisi, nello specifico i giganti tecnologici, si sono significativamente apprezzati. Il ritorno a una situazione di equilibrio (“mean reversion”) potrebbe richiedere qualche tempo. Banche e compagnie assicurative, in particolare, trarranno vantaggio da una nuova valutazione del rischio di credito: più velocemente si riuscirà a tenere sotto controllo la pandemia, meno gravi saranno i danni per i mutuatari.

La settimana prossima

La prossima settimana la resilienza di numerosi mercati alla debolezza degli indicatori economici a breve potrebbe essere messa alla prova. Verosimilmente l’attenzione globale sarà catalizzata dai PMI definitivi per novembre. Come previsto, in Europa i dati preliminari hanno evidenziato un deterioramento del sentiment nel settore dei servizi, mentre negli Stati Uniti il clima è migliorato, sia in ambito manifatturiero che nei servizi. Inoltre, vale sempre la pena di dare un’occhiata alle statistiche sul mercato del lavoro USA alla luce del rallentamento nella creazione di nuovi posti di lavoro negli ultimi mesi.

È attesa anche la pubblicazione dei dati preliminari sulla produzione industriale e le vendite al dettaglio di ottobre in Giappone. Nell’Area Euro sarà la volta di dati provvisori sull’inflazione dei prezzi al consumo per novembre, nonché del tasso di disoccupazione aggiornato. I dati sui nuovi ordinativi di Germania e Stati Uniti dovrebbero avere carattere prospettico.

Sul fronte politico siamo alle soglie dell’ultimo fondamentale capitolo della saga sulla Brexit. Crescono le speculazioni circa la possibilità di un accordo dell’ultimo minuto. Tale eventualità potrebbe comportare il rinvio della discussione su alcune questioni spinose. Ad esempio si potrebbe rimandare al futuro il confronto su punti controversi quali i diritti di sfruttamento delle acque, oppure concordare una graduale riduzione delle quote di pesca per i pescherecci dei Paesi UE.

Offensiva controllata

Il miglioramento delle prospettive a medio termine, ascrivibile alle speranze di un’imminente approvazione del vaccino contro la Covid-19 e alla riduzione dei rischi politici dopo la vittoria elettorale di Joe Biden, rischiara l’orizzonte per le asset class più rischiose come azioni e commodity. Tuttavia, resta da vedere se i recenti rapidi guadagni saranno immuni a eventuali ostacoli quali lockdown prolungati, pressioni eccessive sui sistemi sanitari o impossibilità di trovare un accordo sulla Brexit. Da un punto di vista tecnico, sembra che i mercati azionari sensibili al ciclo economico di Europa e Giappone si siano finalmente lasciati alle spalle l’andamento laterale evidenziato da fine maggio e abbiano iniziato a salire.