Powell protagonista della settimana

-

L’attenzione in settimana si è focalizzata sulla tanto attesa riunione della Fed nel corso della quale Powell, onnipresente sui media di tutto il mondo, ha confermato l’atteggiamento ancora accomodante, giustificato dal fatto di essere ancora lontani dagli obiettivi di piena occupazione e inflazione. Il Presidente della Fed ha ancora una volta ribadito che la Banca Centrale non rialzerà i tassi finché l’economia americana non mostrerà tangibile evidenza di aver pienamente superato la crisi. La maggioranza dei membri della Fed continuano infatti a prevedere tassi prossimi a zero per tutto il 2023 nonostante la crescita sia stata rivista a rialzo al 6,5% nel 2021. La Fed si aspetta inoltre che l’impennata dell’inflazione di quest’anno avrà vita breve.

Questo atteggiamento attendista della Fed ha avuto come principale effetto un movimento di rialzo del rendimento decennale americano sopra l’1,7%, con ulteriore irripidimento della curva. Gli acquisti potenziali mensili di attività da parte della Banca Centrale sono rimasti invariati a 120 miliardi di dollari e verranno mantenuti fino a sostanziali ulteriori progressi nell’occupazione e obiettivi di inflazione.

Appare evidente dalle ultime riunioni di FED e BCE che la velocità di uscita dalla crisi avrà velocità differenti fra Stati Uniti e Europa. Nel frattempo, dopo l’approvazione del pacchetto fiscale da 1.900 miliardi di dollari negli Stati Uniti, l’attenzione si è spostata al piano infrastrutturale, promesso da Biden, e sulle modalità con cui lo stesso verrà finanziato.

La scorsa settimana ha visto i mercati azionari chiudere sostanzialmente invariati; da segnalare la particolare forza del settore auto in Europa, già il migliore da inizio anno, sostenuto dal susseguirsi di target ambiziosi di elettrificazione comunicati dalle diverse case automobilistiche, mentre la maglia nera va al settore dell’energia e delle materie di base riconducibile alla correzione del prezzo del petrolio avvenuta in settimana.