Quando l’e-commerce allunga la vita

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Una pioggia di meno nelle principali voci di investimento in arte fotografa l’andamento di un settore che ha sofferto tanto ma che lancia la ripresa modificando i canali di vendita.

Nel 2020 il volume d’affari degli investimenti in arte su scala globale ha perso il 22% – attestandosi a 50,1 miliardi di dollari a fronte dei 64,4 del 2019 – e il 27% nel raffronto con il 2018, segnando di fatto il punto più basso dalla crisi del 2009. Le ragioni che hanno fiaccato un mercato che rappresenta la quintessenza dei consumi discrezionali sono da rintracciare nelle limitazioni agli spostamenti e nella riduzione dei contatti che hanno moltiplicato le difficoltà logistiche. Ma anche in un tessuto commerciale che ruota intorno alla centralità delle gallerie d’arte offrendo una chiave di lettura sui generis: in quasi tutti i settori sono state le imprese più grandi (le case d’asta in questo ambito) a reagire meglio. In questo caso, però, il trend è stato opposto, con i numeri che hanno premiato le gallerie (le PMI del settore) che hanno contenuto le perdite al  20% delle vendite complessive rispetto al -30% registrato dalle case d’asta – che hanno totalizzato meno di 21 miliardi nel 2020, il livello più basso dal 2008. E battendo i player più grandi anche in termini di quota di mercato: il 58% del mercato si è infatti indirizzato sulle gallerie.

Altro dato su cui riflettere: il confronto tra fiere e web. Nel 2020 erano state organizzate 365 fiere di cui più della metà (61%) è stato cancellato ed il 37% si è svolto online. Il dato trova corrispondenza nel boom dell’e-commerce: +28% nelle vendite al dettaglio nel complesso, triplicate le vendite annuali effettuate online per i galleristi e raddoppiato il volume dei lotti venduti all’asta.

Lo sguardo ad est che premia la capacità di gestione pandemica di Pechino non ha frenato l’emorragia: la Cina, con vendite complessive intorno ai 10 miliardi, contiene le perdite (solo -12% nel raffronto 2020 su 2019) e si colloca al secondo posto su base mondiale, dietro agli Stati Uniti e davanti al Regno Unito, ma porta a casa il terzo anno di consecutivo di contrazione del settore.