Il Bitcoin ha subito il peggior ribasso della sua storia, ma i fondamentali sono solidi

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Il 21 maggio, il Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, ovvero l’organo esecutivo della Cina, ha tenuto un discorso sulla stabilità finanziaria, che includeva anche un giro di vite sul mining e sullo scambio di Bitcoin. Questo ha aggravato la fase ribassista in cui si trova il mercato delle criptovalute a causa dell’aumento dell’incertezza dovuto alle azioni del dragone asiatico, esacerbando anche l’ondata di vendite della scorsa settimana dovuta allo stop di Tesla ai pagamenti in Bitcoin per via delle implicazioni ambientali.

 

 

Nonostante la scarsità di dettagli e informazioni su questa stretta, gli investitori cinesi hanno prezzato ulteriori e più dure ripercussioni sull’adozione e sulla liquidità della criptovaluta, portando il Bitcoin a cedere l’8% del suo valore nell’arco di un’ora. Proprio la paura di una crisi di liquidità ha fatto perdurare la pressione ribassista sul mercato per tutto lo scorso weekend; da notare che l’80% di coloro che hanno liquidato la loro posizione avevano comprato Bitcoin non più di 6 mesi fa. Questo clima di preoccupazione è sicuramente dovuto ai miner sprovvisti di denaro liquido, che cercano di coprire le spese della loro attività cercando costantemente di convertire i loro possedimenti di criptovalute in Yuan (CNY), non appena si presenta un’occasione. Poiché nel finesettimana le banche sono chiuse, il capitale non è comunque uscito fuori dalla blockchain, che invece è operativa 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. Nello specifico, gli investimenti in criptovalute sono stati convertiti in stablecoin ancorate al dollaro (USD), come il Tether e lo USD Coin (USDC), che, infatti, hanno raggiunto nuovi picchi nella capitalizzazione del mercato. Lo USDC, per esempio, ha superato il traguardo dei 20 miliardi di dollari per la prima volta nella sua storia.

Come era prevedibile, la volatilità di tutte le asset class si è impennata. L’indice DVOL, un indicatore molto affidabile sulla volatilità e su quanto sia diffusa la paura sui mercati, è improvvisamente e repentinamente salito. Il DVOL è il corrispettivo dell’indice VIX per il mercato dei bitcoin e misura la volatilità intrinseca o attesa nelle opzioni dei Bitcoin su Deribit, la più grande piattaforma di scambio per le opzioni. L’ondata di panico ha avuto ripercussioni anche sugli investimenti di lungo periodo, che hanno ceduto oltre il 50% del loro valore rispetto al loro massimo storico e quindi hanno bruciato miliardi di dollari.

 

 

Sebbene le notizie provenienti dalla Cina non abbiano comportato nulla di concreto, il mercato del Bitcoin ha vissuto la più imponente ondata di vendite della sua storia, traducibile in 2,56 miliardi di dollari di perdite nette per i trader, superando in negativo tutti gli altri eventi simili, come quello del marzo 2020 (perdite per 1,38 miliardi) e del novembre 2018 (perdite per 0,95 miliardi). Tuttavia, c’è anche una buona notizia, ovvero che quest’anno i volumi scambiati sono molto maggiori rispetto a quelli osservati nel marzo 2020, durante i momenti più critici della pandemia di Covid-19. Ciò significa che il mercato delle criptovalute ha assorbito le vendite degli ultimi 7 giorni molto meglio che in passato.

 

 

Nonostante l’ondata di vendite, nel momento in cui si scrive, il Bitcoin ha riguadagnato il 15% sul suo minimo di 32mila dollari raggiunto durante il weekend e noi di 21Shsre monitoreremo attentamente come si evolverà lo status del mercato nelle prossime settimane. Come abbiamo detto ormai un anno fa, riteniamo che il mining del Bitcoin stia progressivamente abbandonando la Cina per trasferirsi in Nord America. In linea con questa previsione, Elon Musk e Michael Saylor di MicroStrategy hanno avuto un meeting a porte chiuse con i miner del Nord America per creare un consiglio che regolamenti il consumo energetico secondo standard determinati e promuovendo le fonti rinnovabili in tutto il mondo.

A nostro avviso, i fondamentali delle criptovalute non sono cambiati. Gli asset digitali sono una asset class emergente che mira a migliorare il sistema della finanza tradizionale. Dato che solo il 2,5% di chi ha un accesso a internet investe in criptovalute, è evidente che siamo solo nelle fasi iniziali della loro adozione e quindi le correzioni possono verificarsi lungo il cammino.

Il Bitcoin si è dimostrato un asset migliore dell’oro sotto molti aspetti, nonostante l’oro abbia una storia più consolidata. È nativo digitale, accessibile ovunque sia disponibile una connessione a internet, divisibile, verificabile, più trasparente, più semplice da immagazzinare e la sua offerta è programmabile. Da segnalare che Ray Dalio, famosissimo fund manager da sempre scettico sulle criptovalute, ha dichiarato di possedere Bitcoin e di considerarli più convenienti dei titoli di stato. Dall’altro lato, l’Ethereum è stato l’asset con le performance migliori degli ultimi 5 anni e ha avviato la democratizzazione della finanza decentralizzata, eliminando gli intermediari.

Infine, la maggiore parte dei player di mercato sono investitori di lungo periodo, mentre le vendite sono una prerogativa soprattutto di new entry e di trader indebitati. Questi due fattori sono le ragioni che ci spingono a ritenere che attualmente i fondamentali del mercato delle criptovalute non sono cambiati.