BCE: per una volta i falchi sembrano guadagnare maggiore influenza

-

Ieri la BCE ha annunciato una moderata riduzione del ritmo degli acquisti di PEPP, come previsto dal mercato, giustificata a fronte della ripresa in corso e con l’aspettativa che i tassi ridotti continueranno a mantenere condizioni di finanziamento molto favorevoli. In particolare, si è affrettata a chiarire che non si trattava di un tapering, ma di una ricalibratura e l’ha equiparata all’aumento del ritmo visto all’inizio dell’anno. Oltre a questa timida riduzione del ritmo, siamo stati anche avvisati che la futura fine del PEPP sarà probabilmente rivelata in occasione della riunione di dicembre (il PEPP è attualmente previsto fino ad almeno marzo 2022).

Tralasciando le notizie sugli acquisti di asset, c’è stato probabilmente un cambiamento più significativo nella caratterizzazione della ripresa e dei rischi nel discorso introduttivo. Era da un po’ che la BCE non parlava di potenziali rischi al rialzo per l’inflazione, tuttavia le dichiarazioni si riferivano esplicitamente alle persistenti pressioni sui prezzi come un rischio al rialzo e le previsioni dello staff sono state riviste al rialzo su tutta la linea. Mentre la BCE si aspetta che gli attuali tassi di inflazione superiori all’obiettivo siano transitori e prevede un’inflazione all’1,5% per quanto riguarda l’inflazione core e headline nel 2023 (ancora molto al di sotto del loro nuovo obiettivo del 2%), per una volta i falchi del consiglio sembrano guadagnare una maggiore influenza nel calcolo dei rischi.