Mercati emergenti: la storia si ripeterà, o è ora di acquistare?

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In uno scenario di innalzamento dei tassi USA e di apprezzamento del dollaro, molti commentatori hanno espresso pessimismo verso i mercati emergenti nel prossimo futuro. Alcuni si sono spinti a fare un parallelismo con lo shock del 2013 che mise in difficoltà i “Cinque Fragili”. In ogni caso, siamo del parere che l’asset class abbia ancora il potenziale per offrire rendimenti agli investitori, e in particolare che le valute emergenti siano pronte per un anno di rimbalzo. Come mai?

Il ritorno delle Banche Centrali dei mercati emergenti a politiche monetarie ortodosse

Nel tentativo di limitare i danni del Covid sulle loro economie, la maggior parte delle Banche Centrali dei mercati emergenti hanno replicato il taglio dei tassi a zero (o quasi) effettuato nei mercati sviluppati, arrivando a livelli inaspettati per questi Paesi.

Per la maggior parte di essi, la preoccupazione era che in seguito sarebbero stati lenti nel ridurre questi tagli, perché – onestamente – quale Paese non vorrebbe un’alta crescita a tassi più bassi?

Tuttavia, questi timori sono stati messi largamente a tacere, in quanto diverse Banche centrali emergenti hanno preso atto dell’aumento dell’inflazione. Inoltre – a differenza della Federal Reserve (Fed) – non possono permettersi il lusso di chiedersi se questi livelli di inflazione siano momentanei o permanenti. Al contrario, hanno imparato dalla loro storia di alta inflazione e sono tornate ai loro programmi tradizionali, alzando i tassi.

Sebbene permangano delle eccezioni, ci sono molti leader in questo senso, come Russia, Brasile, Cile, Messico, Ungheria e Repubblica Ceca. E quelli che ancora non hanno cominciato ad alzare i tassi, hanno adottato atteggiamenti decisamente da falco e hanno annunciato rialzi imminenti, come Corea del Sud e Colombia.

Ciò significa che nel momento in cui la Fed alzerà i tassi, la maggior parte dei mercati emergenti dovrebbe avere già effettuato un intero ciclo di rialzo.Questo è un aspetto chiave, poiché la differenza tra il taper tantrum del 2013 e oggi è che il primo avvenne in un momento in cui i tassi reali erano al minimo da 15-20 anni, mentre oggi prevediamo di entrare nel primo rialzo con tassi reali sui livelli massimi degli ultimi 15-20 anni.

I miglioramenti nei saldi delle partite correnti dei mercati emergenti

Un altro motivo di ottimismo è che a differenza del 2013, quando i tassi reali erano molto bassi e le partite correnti erano in deficit, otto anni dopo la situazione è diametralmente opposta. I tassi reali stanno crescendo e le partite correnti sono in gran forma, la migliore degli ultimi 15 anni.

Ciò deriva dalla combinazione di due fattori: export e import. Mentre i prezzi delle materie prime sono stati di grande supporto per l’export, altri fattori (meno volatili), come la tecnologia, hanno contribuito in modo significativo, portando quei mercati emergenti le cui economie fanno affidamento su metalli, petrolio e/o tecnologia a risultare piuttosto solidi.

Per quanto riguarda le importazioni, poiché i mercati emergenti devono ancora essere completamente (o quasi) vaccinati, non sono pronti a riaprire del tutto. Seppur questo sia un freno alla crescita, ha aiutato a ridurre l’import.

L’esempio più eclatante è il Sudafrica, dove le esportazioni sono state trainate dai prezzi dei metalli, mentre le importazioni sono state relativamente ridotte a causa dei continui ricorsi al lockdown, il che ha portato le partite correnti di quest’anno al 3-4% del PIL, quando invece ai tempi del tapering del 2013 erano al -4% del PIL.

Questa dinamica non è limitata al Sudafrica, ma è comune a molti Paesi emergenti: altri esempi, seppur meno estremi, sono India, Indonesia e Russia.

La finestra di opportunità per il forex emergente

Perché la combinazione di tassi reali nella giusta direzione (e probabilmente in uno stato migliore nel momento in cui la Fed alzerà) e bilance commerciali migliori rende il momento particolarmente propizio per prendere in considerazione le valute dei mercati emergenti? La nostra view costruttiva è stata innescata dalla massiccia distensione delle posizioni short sul dollaro che si è verificata a partire dal meeting della Fed di giugno, e che ha reso le valutazioni delle valute emergenti particolarmente interessanti.

In sostanza, dove sono le opportunità?

Guardando avanti, vediamo opportunità nei mercati di quei Paesi emergenti che hanno Banche centrali falco, ma che recentemente non hanno performato positivamente.

Un esempio è l’Ungheria: la Banca centrale ha effettuato una brusca sterzata verso una retorica da falco, spiazzando le aspettative dei mercati durante l’ultimo meeting. Tuttavia, la valuta ha sottoperformato per anni, essenzialmente a causa di una politica monetaria inappropriatamente accomodante. Pensiamo che essa spunti diverse caselle in termini di valutazione d’investimento.

Un altro Paese che riteniamo interessante è la Corea del Sud. Per quanto stia attraversando un’altra ondata di Covid, ha implementato restrizioni che stanno appiattendo la curva del contagio, e – cosa più importante – la Banca centrale è rimasta falco.

L’aspetto chiave che sottolineiamo è che con il giusto approccio attivo, gli investitori hanno il potenziale per capitalizzare sul forex emergente, che riteniamo essere un’asset class in procinto di un rimbalzo negli ultimi quattro mesi dell’anno.