Clima e Biodiversità, è il momento di agire

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Ben prima della COP26 che si è tenuta recentemente a Glasgow, ci fu la COP1. La prima edizione della Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico si tenne a Berlino nel 1995, sotto la presidenza dell’allora ministro tedesco dell’Ambiente, Angela Merkel. Ma la comunità scientifica aveva lanciato l’allarme molto tempo prima. Gli scienziati avevano messo in guardia, ancora prima del Covid-19, sul legame tra cambiamento climatico e impoverimento della biodiversità e sul rischio di un aumento esponenziale delle epidemie. Nonostante tutto, le emissioni di CO2 e il degrado del suolo e degli oceani, l’inquinamento e il cambiamento climatico accelerano a ritmi senza precedenti.

Siamo tutti responsabili e tutti possiamo agire. Essendo investitori impegnati da oltre 30 anni, siamo convinti che la finanza abbia un ruolo cruciale da svolgere per preservare la biodiversità e il clima. Per questo motivo abbiamo adottato una politica rigorosa sul carbone e un’ambiziosa strategia climatica. Sottoscrivendo il Finance for Biodiversity Pledge, ci siamo impegnati a integrare entro il 2024 i criteri della biodiversità nelle nostre analisi, a misurare l’impatto dei nostri investimenti e a pubblicare i dati in maniera trasparente. Queste iniziative sottolineano la nostra volontà di rafforzare l’impegno verso le società nelle quali investiamo, artefici imprescindibili della salvaguardia della biodiversità e della lotta contro il cambiamento climatico.

Investiamo in aziende che propongono soluzioni, come ad esempio la norvegese Aker Carbon Capture, che sviluppa una soluzione integrata sull’intera catena – cattura, trasporto e stoccaggio della CO2 – con l’obiettivo di risparmiare (entro il 2025) 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari all’equivalente delle emissioni prodotte in un anno da una città come Marsiglia. Oppure Svenska Cellulosa, primo proprietario di foreste d’Europa, i cui prodotti hanno un forte impatto ambientale: con le loro 7400 specie di cui 982 protette, le foreste sono pozzi di assorbimento del carbonio e fonte di biodiversità; inoltre i prodotti fabbricati a partire dal legno (costruzione o imballaggi) possono rimpiazzare materiali nocivi per l’ambiente come la plastica.

Per rispondere al rischio multidimensionale di queste sfide che determinano gravi problemi sociali, la nostra strategia Climate Impact Europe, privilegia un approccio pragmatico investendo in tutti i settori dell’economia europea, compresi petrolio e trasporti, responsabili rispettivamente del 40% e del 25% delle emissioni mondiali di CO2.

Siamo infatti convinti che investire in questi settori sia indispensabile se si vuole esercitare un impatto reale sull’ambiente e la società, perciò ci impegniamo al fianco degli attori che hanno avviato una transizione effettiva fissandosi obiettivi di progresso ambientale, sociale e di governance. È il caso della società di raffinazione finlandese Neste, che ha messo in atto una profonda e rapida transizione verso il biodiesel. Prodotto a partire da materie prime 100% rinnovabili come gli oli di cottura usati, questo diesel rinnovabile riduce le emissioni di gas serra fino al 90% rispetto al diesel classico utilizzato per il trasporto stradale e quello per il trasporto aereo dell’80%. Neste punta a ridurre le emissioni dei suoi clienti di 20 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030.

Queste sfide creano opportunità, in particolare dietro la spinta dei piani di investimenti sostenibili come ilGreen Deal europeo, che favoriscono il flusso di capitali verso alcuni settori specifici e aprono prospettive per una crescita ecosostenibile, senza per questo rinunciare alla performance. Le sfide sul clima e la biodiversità non sono negoziabili e riguardano tutti noi.